Cosa fare se, a soli cinque anni, scopri di avere un potere molto più grande di te che non riesci a controllare? Risulta fatale per chi ti sta intorno, quindi ti estranei, allontanando chiunque si avvicini. Pensi di essere l'unica al mondo, ma dopo...
Come avevamo programmato, siamo partiti di prima mattina, prendendo un volo per Montreal. Il viaggio dura quasi nove ore, perciò abbiamo la possibilità di parlare sulle ultime scoperte. "Come stai?" domando a Remy, vedendolo turbato. Le braccia immobili sui braccioli, la schiena dritta. Non si è comportato così durante il volo per Westchester. "Sei ansioso?" annuisce, voltandosi piano verso di me. "Sono sicura che andrà tutto bene. Ritroverai tuo fratello, come io ho ritrovato Raven". "Sì, ma tua sorella non è rimasta con te. È sparita di nuovo, chissà dove. Può trasformarsi in chiunque...". "Sono sicura che la rivedrò presto. Henri non ti vede da trentadue anni. Sarà felice". Remy mi afferra la mano, baciandola. "Grazie per essere qui con me. Non ce l'avrei mai fatta da solo". Gli dico che lo amo, tranquillizzandolo per il resto del viaggio. Non appena atterriamo, non temporeggiamo e ci dirigiamo subito nel posto in cui lavora Henri. Fuori alla vetrata del ristorante, guardiamo il locale soffermandoci sui camerieri. Uno di loro è biondo cenere, alto, di bell'aspetto. È sicuramente lui. Mi preparo ad indicarlo a Remy, ma sembra che lui lo abbia già notato. La somiglianza è evidente. "Entriamo?" Remy tira un grosso respiro, infine annuisce facendomi strada. Apre la porta, per poi chiuderla dietro di sé. È proprio Henri ad avvicinarsi a noi. Ci chiede qualcosa in francese. "No, non abbiamo prenotato" risponde il mio ragazzo. Si guardano a vicenda. "Siete americani. Che piacere avervi qui. Non importa per la prenotazione. Abbiamo un tavolo libero. Venite". Anche lui ha un accento americano, quindi comprendiamo che non è nato da queste parti. "Lei non è di Montreal, dico bene?" gli domanda Remy. Henri ci porta al tavolo.
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"No, infatti. Sono di New Orleans". Io e Remy ci guardiamo, accomodandoci. Il cameriere ci lascia i due menù, andando via. "È lui" dichiaro sottovoce. Il mio ragazzo si limita ad annuire, leggendo il menù al contrario. Glielo giro, facendolo cadere dalle nuvole. "Se sarà lui il nostro cameriere stasera, potremo indagare bene..." faccio una pausa, vedendolo tornare. "...Avete preferenze sulle bevande? Vi posso consigliare un Cabernet Sauvignon? Ottimo sulle portate di carne". "Io preferirei un bianco, magari un Vidal Blanc, se lo avete". Henri annuisce, prendendo un taccuino. "Ma certo, signorina. Abbiamo tutto quello che desidera". Remy è inerme, gli occhi fissi sul menù. "Per il signore, invece?". "Io vorrei sapere come si chiama". Il cameriere aggrotta la fronte. "Mi chiamo Henri, al vostro servizio". "Hai una famiglia, Henri?". Inizia a fargli il terzo grado, ed esito dal tirargli un calcio sotto al tavolo. "Non più. Sono rimasto solo io". "Cos'è successo ai tuoi?". "Incidente d'auto..." fa una pausa, la mano che trema sul taccuino. "Henri, io vorrei un primo. Cosa mi consigli?" continuo a dire, fuorviando il discorso. "Sì, beh..." lo vedo turbato, mentre richiama uno dei suoi colleghi affinché prenda il suo posto. "Sostituisco io Henri, stasera. Cosa ordinate?". Scuoto la testa, leggendo dal menù e ordinando due primi e due calici di Vidal Blanc. Appena restiamo da soli, mi sporgo sul tavolo, irritata. "Cos'hai fatto? Dovevi chiederglielo proprio adesso?". "Dovevo sapere cosa fosse successo ai miei genitori".
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