Resto nella cella per qualche ora, notando dei lividi sul braccio di Remy. "Che ti hanno fatto?". "Nulla di irreparabile. Stai tranquilla". Per un attimo penso si sia dimenticato che io posso intuire se mente, infatti comprendo che mi ha detto una bugia. È preoccupato e molto. "Cos'è questo posto?". "Non lo so" scuote la testa, guardandosi intorno. "Mi hanno attaccato nel mio locale, dopodiché mi sono ritrovato in questa cella. Circondato da queste persone. Sono tutti mutanti" spiega a voce bassa, le sopracciglia inarcate verso il basso. "Hanno delle piastrine appese al collo, ci servirebbe qualcuno che riesca a controllare i metalli". "Purtroppo non lo abbiamo. Forza, tirati su!" lo aiuto a mettersi in piedi, posando il suo braccio sulla mia spalla. "Dovrei essere io a sorreggerti, piccola". "Tornerai a farlo non appena saremo fuori di qui". "Hai un'idea?". "Forse".
Aspetto che quel Viktor o il suo collega Stryker tornino da noi. Passano dei minuti prima di poter vedere qualcuno. Remy mi tiene per mano. "Lauren, devo dirti una cosa prima che...". Aggrotto la fronte, scuotendo la testa. "No, non osare farmi discorsi di addio. Usciremo presto di qui e soprattutto incolumi". Raggiungo le sbarre, urlando. "Allora? Che cosa avete intenzione di fare? Tenerci in gabbia come animali?". Nelle due celle difronte alla nostra, vedo una ragazza con la pelle di diamante, nell'altra un bambino che riesce a far diventare il suo corpo completamente di fuoco, dalla testa ai piedi. Questo potere mi ricorda mia madre, ed ho un improvviso senso di nausea. Odo dei passi, ma sono ancora lontani e l'uomo è davanti a me in qualche minuto. "Mi stavi chiamando?". È ancora Viktor.
Quando i suoi occhi incrociano i miei, mi ribolle il sangue. Lo odio e questa sensazione mi viene naturale. "Cosa intendete farci?". "Nulla, sei già stanca di convivere con il tuo uomo?". Riesco ad afferrare il suo braccio, quindi lo guardo dritto negli occhi, cercando di farlo addormentare. Intanto le sue unghie mi si conficcano nella carne. "Sono già stanco di te, ragazzina". Infila la chiave nella serratura, prendendomi di peso per potermi trascinare via. Nel contempo guardo Remy, sconvolto. "Lauren!" butta un urlo colmo di disperazione e, dopo un lieve pizzico al collo, mi sento scivolare via, svenendo sul pavimento.
[...]
Quando riapro gli occhi, la luce del sole mi abbaglia. Istintivamente mi metto a sedere, scoprendo di essere in camera mia. Non ricordo nemmeno come ci sono arrivata. Le ante dell'armadio sono spalancate, i miei vestiti sparsi sul parquet. Metto i piedi per terra, controllando l'appartamento. È tutto al suo posto, mancano solo le cose di Remy. Remy. Ma lui dov'è? Mi vesto in fretta, andando al suo locale. Non appena incontro Dave, lo riempio di domande ma non ricevo risposte che mi possano servire. "Non so dov'è. È sparito due giorni fa. Non dovevate tornare per chiudere cassa?". Aggrotto la fronte, cercando di ricordare cosa è successo. Per quanto mi sforzi, la mia mente è annebbiata e non mi è mai capitato. Continuo a cercarlo ovunque, per giorni, settimane. Nel giro di due mesi non ho riscontri, quindi Dave mi richiama. "Senti, ho trovato dei documenti in magazzino. Forse ti potrebbero ritornare utili".
Leggo attentamente i fogli uno per volta. Sul contratto d'acquisto c'è il mio nome. "Nel caso di mia morte prematura o qualsivoglia motivo di scomparsa, cedo l'amministrazione del Rue Orleans alla presente Lauren Orwell". Strabuzzo più volte gli occhi, prima di chiamare Dave. Lui viene da me. "Che significa questo?". Fa spallucce. "Non lo so, era lì da un po'...". "Lo hai letto?" gli indico il documento, quindi lo vedo annuire. "Vuol dire che stava programmando di scappare da tempo? Lasciandomi qui senza una spiegazione?". "Non lo so, Lauren. Remy è sempre stato così. Impulsivo, giramondo, difficile da incatenare". "No, ti sbagli..." soffoco una risata isterica "...non stai descrivendo il Remy che conosco io. Non hai mai compreso la sua reale natura". Strappo il documento in due, tornando al mio appartamento. Remy non può avermi fatto questo, non è da lui lasciarmi senza dire nulla. Lui mi ama e so che tornerà. Sconvolta per quello che mi ha fatto, decido di consegnare l'atto di proprietà del Rue Orleans a Dave. Faccio le valigie, scegliendo di allontanarmi per un po'. Ho bisogno di staccare, vedere il mondo. Non ho potuto farlo negli ultimi anni, perché ero legata a New Orleans. Adesso non ho più niente che mi tiene incatenata, perciò posso fare finalmente di testa mia. Torno nella grande mela, decidendo di far visita a mia madre. Superata la porta, non la trovo nello stesso posto in cui l'ho lasciata. Chiedo di lei, seguendo l'infermiera nel reparto di lungodegenza. Dopo qualche secondo sono davanti al suo letto, inerme. "Mamma?" i suoi piccoli occhi si alzano lentamente, incontrando i miei.
"Laurie?". Mi avvicino, prendendole la mano. "Scusa se non sono venuta finora, ma..." scuote la testa, invitandomi a sedermi accanto a lei. L'infermiera ci lascia sole. È qui da quasi otto anni, dopo aver riportato ustioni gravi di terzo grado. Non ero presente quel giorno, ma ho ascoltato fino allo sfinimento il suo racconto. È successo i primi giorni di marzo del 1970. Le cose non andavano molto bene a casa, poiché mamma dovette tenere il mio segreto e il suo, con papà. Dopo una crisi di nervi, ha mostrato i suoi poteri non intenzionalmente, venendo definita un mostro dall'uomo che credeva di amare. Ha appiccato un incendio con il pensiero, dove mio padre è rimasto ucciso e lei ne è uscita con gravi lesioni, che la costringono a letto. Le ustioni sono sottocutanee e spasmodiche, mentre il dolore è perenne. "Mamma, c'è una cosa che ho scoperto di poter fare, dopo che la nostra casa è andata in fiamme". Non aspetto una sua risposta, quindi le poso una mano sul viso, chiudendo gli occhi. Quando li riapro, siamo entrambe a casa nostra. Giovani, belle e spensierate. Lei indossa quel suo grembiule colorato, i capelli raccolti in una crocchia e gli occhi azzurri più luminosi del solito.
"Amore, come hai fatto?". "Posso alterare la percezione della realtà". Mi butta le braccia al collo, scoppiando in lacrime. "Sono fiera di te, Laurie. E sei diventata una donna bellissima..." le sorrido, tirando su con il naso. "Allora, non hai un fidanzato?". "Non più" ammetto, sentendomi ancora triste per la partenza senza preavviso di Remy. Mi chiede di raccontarle tutto, quindi inizio dal principio, parlandole dei suoi poteri, di quello che riusciva a fare con le carte da gioco, di quanto mi faceva sentire bene e speciale stare insieme a lui. "Sei ancora innamorata. Sei sicura di voler rinunciare?". "L'ha fatto prima lui..." prima di annullare il mio incantesimo, ho un'ultima domanda per lei. Qualcosa a cui non mi ha ancora dato una risposta. "Mamma, non mi hai più parlato di mia sorella". Mi prende per mano, portandomi in camera sua. La vedo piegarsi sul suo comodino, aprire il cassetto e spostare i suoi maglioni per poter prendere qualcosa. Mi porge una foto che ritrae una neonata. Sopra alla polaroid, una data scritta a penna. Aprile, 1934. "Questa è mia sorella?" lei si limita ad annuire, gli occhi lucidi. "Adesso dovrebbe avere almeno quaranta anni. Non hai mai pensato di cercarla?". Mia madre scuote la testa, nascondendosi il viso tra le mani. "Tu puoi farlo per me? La vorrei conoscere prima di..." il suo sguardo si fa serio. Comprendo immediatamente dove vuole arrivare. "No, tu non morirai. Sei ancora giovane e...". "Lauren, c'è una cosa che non sai. Il mio potere non comprende solo la mia mente e le mie mani. Ho diversi organi interni bruciati, perciò il mio potere mi sta uccidendo lentamente. Non mi rimane molto tempo...". Scoppio in lacrime, prendendo le sue mani nelle mie. "Ti salverò, troverò qualcuno che può aiutarti". "Non si può, è irreversibile. Devi fare solo questa cosa per me. Trova tua sorella". Mi rigiro la foto tra le dita, leggendo un nome scritto sul retro. Raven Darkholme.
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𝐁𝐞𝐜𝐨𝐦𝐢𝐧𝐠 𝐚𝐧 𝐗-𝐌𝐞𝐧 | 𝐋𝐮𝐜𝐲 𝐁𝐨𝐲𝐧𝐭𝐨𝐧
FanfictionCosa fare se, a soli cinque anni, scopri di avere un potere molto più grande di te che non riesci a controllare? Risulta fatale per chi ti sta intorno, quindi ti estranei, allontanando chiunque si avvicini. Pensi di essere l'unica al mondo, ma dopo...