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In tre anni che ci conosciamo, non credo di averla mai vista in questo stato. "Parlami, Cassie". "Non posso" fa sussultare le spalle, parlando concitatamente come se avesse paura di qualcosa. "Sono la tua migliore amica, puoi dirmi tutto". "Questo no, è troppo imbarazzante". "Non può essere più imbarazzante di quando ho vomitato nel mio ufficio". La faccio ridere e improvvisamente mi sento meglio. "Lo è, invece. Ma grazie per avermi ricordato quel momento". Cassandra alza lo sguardo su di me, facendo di sì con la testa. "Va bene, te lo dico..." prende tempo, assicurandosi che la porta sia chiusa a chiave "...io e Alex non abbiamo mai..." non termina la frase, ma comprendo dove vuole arrivare. "Siete stati insieme per un anno. Vuoi dirmi che non è mai successo?". Scuote il capo. "Mai. E, come ti ho detto, non mi sono mai fidata di un ragazzo in vita mia perciò sono ancora, come dire...". La afferro per le braccia, rassicurandola. "Non importa. Hai ventitré anni, hai tutta la vita davanti. Non puoi pensare di dover perdere per forza la verginità entro un limite di tempo. Io l'ho fatto a diciotto anni ma me ne sono pentita, credimi". La vedo tirare un grosso respiro. "È questo il motivo per cui vi siete lasciati?". "Non lo so, è probabile. Credevo non fosse un problema per lui aspettare. Io lo avrei fatto volentieri, ma siamo in una scuola. Mi sento come se fossi sotto alla lente di ingrandimento, osservata, esaminata". 

"Hai perfettamente ragione

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"Hai perfettamente ragione. Vuoi che gli parli?". "No, gli lascerò un po' di spazio. C'è anche suo fratello nella scuola adesso. Forse si è fatto influenzare da lui. Ho sentito dire che è uno stronzo". Soffoco una risata, dandole una pacca sulla spalla. "È un imbecille, come tutti gli uomini". "Tranne il tuo Remy. Hai trovato l'uomo perfetto". Alzo gli occhi al cielo. "Non è perfetto, nessuno è perfetto. Però è perfetto per me". Aspettiamo qualche minuto prima di poter tornare al piano di sotto. Mentre scendo le scale, vedo Hank e Alex attendere fuori dalla porta dell'ufficio di Charles. Mi volto verso Cassandra, cogliendola sul fatto. Lei e Alex si stanno guardando. Si amano ancora, proprio come Raven ed Hank. "È tornato?" domando, arrivando davanti ad Alex. Evito di guardarlo negli occhi. Al momento lo odio. Charles e Raven escono dall'ufficio, osservandoci. 

"Dobbiamo andare di sopra

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"Dobbiamo andare di sopra. Devo cercare Erik". Tutti insieme andiamo nella stanza di Cerebro. Quando il professore si infila il casco, veniamo catapultati in una nuova atmosfera, percependo lamenti e urla. Charles ascolta i pensieri di tutti gli esseri umani e di tutti i mutanti, soffermandosi su quello di Magneto. Lo vediamo stringersi nelle spalle mentre dice: "L'ho trovato". Parlano tra di loro come se fossero al telefono. "Non è da solo" dice poco dopo, richiamando Hank. Cerebro va in corto circuito. Hank non riesce a spegnerlo, quindi richiama Cassandra che posa la mano sullo schermo per poter scollegare la macchina. "Non ci riesco, io non..." scuote il capo, digrignando i denti. Charles chiede ad Alex di distruggere tutto. Come potrebbe mai farlo? Mi domando, vedendolo mettersi davanti alle macchine e puntare il petto verso il muro. "Devasta, Havok!" urla Charles prima che Alex distrugga la stanza con un raggio potentissimo e violento che proviene dal suo corpo. Prima che Cerebro esploda, torniamo nel corridoio, chiudendo la porta dietro di noi. "Charles, stai bene?" domanda Raven, inginocchiandosi davanti a lui. Il professore ha perso conoscenza e tiene il capo chino in avanti, le braccia penzoloni sulle gambe. Dietro Raven si apre un varco dove appaiono Magneto, due donne, un essere insolito con il mantello ed un ragazzo con le ali, lo stesso che era a Berlino. "Erik?" Raven guarda il suo vecchio amico con occhi lucidi. 

"Abbiamo bisogno di lui" commenta, indicando Charles

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"Abbiamo bisogno di lui" commenta, indicando Charles. "Non lo avrai mai". Magneto lo attira a sé grazie al suo potere di controllare i metalli. Si preparano ad andare via, ma Alex li raggiunge per provare ancora una volta a colpirli. Istintivamente lo raggiungo senza indugiare, mettendomi davanti a lui con le braccia alzate in segno di difesa. "Lauren, no!" urla Remy da dietro di me. Prima che possa fare qualcosa, Alex colpisce il radiatore nella stanza difronte, facendo esplodere tutto. Faccio in tempo a mettermi in mezzo, impedendogli di polverizzarsi. Quando riapro gli occhi mi accorgo che l'esplosione non mi ha sfiorata, poiché ho creato un campo di forza che ha protetto me, Alex e gli altri. Il tempo rallenta, resto immobile, inerme, chiedendomi come sono riuscita a creare la barriera. 

𝐁𝐞𝐜𝐨𝐦𝐢𝐧𝐠 𝐚𝐧 𝐗-𝐌𝐞𝐧 | 𝐋𝐮𝐜𝐲 𝐁𝐨𝐲𝐧𝐭𝐨𝐧Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora