1 |Due liceali, una casa e due chiavi|

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Non era una ripicca, solamente volevo frequentare la scuola che avevo scelto io e poi volevo essere più indipendente. Non che non volessi bene a Yuugo o che mi stesse antipatico, però sentivo che mancava qualcosa nella mia vita.
Non avevo mai avuto una famiglia, ero sempre stata sola, almeno fino a quando non incontrai Yuugo. Non ho mai conosciuto i miei genitori e non mi è mai interessato incontrarli, poi a dodici anni conobbi Yuugo. All'epoca veniva spesso in orfanotrofio per lavoro, lo incontrai lì e dopo poco, come dal nulla abitavo con lui. Legalmente ero sua figlia, mi aveva adottata. All'inizio lo odiavo, non imparò neanche il mio nome, ma poco dopo capì che era tutta una farsa; infatti, non appena dissi che volevo invitare a casa un ragazzo per studiare, bhe fu proprio una mamma chioccia.

Era diventato davvero protettivo, potevo invitare solo amiche, nessun ragazzo, a casa per le dieci e voleva sempre sapere dove fossi; gli volevo bene e lo capivo, si preoccupava per me, però volevo più spazio, così scelsi una scuola superiore lontano da casa.

<Emma sei sicura?, puoi ancora cambiare idea se non te la senti.> Balbettò Yuugo impacciato, mentre trascinava dietro di se i bagagli della figlioletta facendo slalom tra i passanti.
<No, te l'ho detto. Voglio andare in quella scuola.> Esclamò voltandosi in direzione del padre, vantando un gran sorriso.
<P-però è così lontana, come farai da sola in quella grande casa, e se un ladro...>
<Non è così lontana, non ti preoccupare, starò bene!.>
<Ma...>
<Dai Yuugo, devo andare, il treno sta per partire!.> Urlò la ragazza in preda all'euforia.
<Ahhhh...si, hai ragione.> L'uomo si abbassò fino ad arrivare alla sua altezza e le porse la valigia. <Stai attenta e chiamami per ogni evenienza.> Disse l'uomo mentre le aggiustava la treccia di lato. <Non andare alle feste e non accettare nulla dagli estranei, inoltre...>
<Si lo so, non invitare ragazzi a casa, studia sodo, mangia sano e chiama tutte le sere, lo so ahaha, sta tranquillo.>
<Ahahah, va bene tesoro, vieni qui.> Emma lasciò cadere a terra il borsone che teneva tra le mani e si fiondò tra le braccia dell'uomo. <Non farmi preoccupare più del dovuto antennina.> Disse l'uomo accarezzandole i capelli.
<Lo sai che non accadrà ahahah>

Mi sarebbe mancato da morire, era la persona che si era presa cura di me più di chiunque altro al mondo, ovvio che mi sarebbe mancato, ma era una cosa di cui sentivo la necessità.

Con l'aiuto di Yuugo, trovai un'appartamento in affitto ad un buonissimo prezzo, proprio vicino a scuola; era grande, luminoso e nuovo, era stata una vera fortuna.
Non ero spaventata di vivere da sola e di cambiare scuola, perché con me c'era Norman; il mio migliore amico. Era più grande di me, frequentava il secondo anno di liceo, aveva diciassette anni io invece solo sedici ma andavamo molto d'accordo.

Per tutto il viaggio avevo avuto sotto il naso l'odore di benzina e del fumo nero che proveniva dallo scarico, probabilmente quel vecchio treno aveva visto giorni migliori; a molti quegli odori sarebbero piaciuti, come quello dell'inchiostro dei pennarelli indelebili o ancora, l'odore della vernice fresca, io li ho sempre odiati. Ma dopo un'ora di treno e qualche minuto di autobus passato a maledire le persone che continuavano ad entrare nonostante fosse pieno, finalmente ero più vicina che mai alla mia destinazione; Iwami, graziosa cittadina portuale nella prefettura di Tottori, a Tokyo.
Un piccolo paesino pieno di tradizione e Toori ovunque, gatti in ogni angolo e l'odore di salmastro del mare nell'aria.

<Eppure era qui!.> Balbettò Emma in confusione, trascinando dietro di se la valigia. <Ne sono certa!, quando sono venuta a vederla con Yuugo siamo passati per di qua.> La giovane era evidentemente in difficoltà, girovagava qua e la dando non poco nell'occhio, sperando che Google Maps potesse aiutarla. <Assurdo, non sono neanche entrata in casa e già devo chiamare Yuugo...> Delusa, aprì la rubrica e cercò il nome dell'uomo. <Oh ma...è questa> Disse con il cellulare all'orecchio, osservando meglio il complesso residenziale di fronte a lei. Fortunatamente la chiamata non era ancora partita e Emma tirò un sospiro di sollievo.

- 𝕋𝕙𝕖 𝕜𝕖𝕪 𝕥𝕠 𝕗𝕒𝕥𝕖 - RayEmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora