20 |Il suono delle onde|

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A volte mi capitava di immaginare Ray da piccolo, purtroppo non mi aveva mai fatto vedere nessuna foto, ma non era colpa sua, il fatto è non ne aveva, all'orfanotrofio nessuno aveva interesse a fargliene, perciò me lo potevo solo immaginare.

Probabilmente era un bimbo molto solitario, non credo amasse giocare con gli altri, me lo immagino li a lamentarsi di tutto e tutti e a guardare dall'alto in basso tutti gli altri bambini. E quando si arrabbiava i capelli gli si gonfiavano facendolo assomigliare a un porcospino, proprio come ora.

<Ahhh, certo che in Giappone ci sono migliaia di orfanotrofi...non lo troverò mai...> Disse Emma scoraggiata, seduta scomposta al tavolo. <Mh...questo no, no, no...no...>
<...Che stai facendo?.> Domandò Ray sorprendendola alle spalle mentre cercava qualcosa al computer.
<Eh!?, Ray?!.> Sbraitò chiudendo immediatamente il PC.
<Che stavi guardando di tanto segreto che a quanto pare non vuoi che io veda??, un porno?, perché se è così ti do una mano io.> Disse iniziando a togliersi la felpa.
<EH?!, MA CHE DICI?. Non era niente davvero...>
<Mhh...va bene. Che vuoi per colazione?.>
<...Un'omelette...per favore.>

Si è vero, stavo facendo delle ricerche, e si, non volevo che Ray lo scoprisse, ma c'era un buon motivo.

Quando sono andata con lui a Tokyo, a trovare Yuugo, raccontai a Ray di quando ero in orfanotrofio e anche lui mi parlò di quando lui viveva nel suo istituto. Mi disse che era stato abbandonato lì alla nascita e che l'orfanotrofio si trovava a Nagoya, capoluogo della prefettura giapponese di Aichi, un centro marittimo nell'isola di Honshu. Le tutrici gli raccontarono che a lasciarlo li era stata una donna dai capelli lunghi e neri, ma nessuno gli aveva mai detto il suo nome, perciò arrivai alla conclusione che forse, il suo nome era ancora negli archivi, a Nagoya nell'orfanotrofio.

<Ray...ma tu sei nato a Nagoya allora giusto?.>
<...Non lo so, non ho idea dove sia nato, ma probabilmente è così dato che mi hanno lasciato nella struttura del paese.> Disse mentre era intento a tagliare le verdure. <Perché ti interessa tanto?, che hai in mente bambina?.>
<Eh!?, m-ma niente niente eheh!!.> Disse lei provando a sviare. <E-era così, per dire, sempre in città sul mare eheh...>

Ray era sempre vissuto vicino all'oceano, da piccolo viveva in una città marittima quando era nell'istituto, e ora viveva con me in una città portuale.

Durante il nostro viaggio in visita a Yuugo però, mi resi conto di un cosa, qualcosa di talmente evidente e banale che non capì come non avevo fatto a ignorarla per tanto. Io avevo Yuugo, mi aveva adottata, ero legalmente sua figlia, quindi avevo un padre, non biologico ma pure sempre un genitore.
Ray invece non fu adottato, mai, mai da nessuno, quindi sulla carta era senza genitori. Però una madre e un padre biologici doveva averli per forza da qualche parte.

Volevo provare a rintracciarli. Volevo che anche Ray avesse qualcuno come Yuugo. Ma non avevo la minima idea che fosse così complicato, mi ci sarebbero voluti giorni.

<Oggi pranziamo insieme!?.> Domandò Emma camminando verso scuola in compagnia del ragazzo, entrambi indossando la divisa invernale.
<Non posso, le terze hanno il colloquio orientativo, ricordi?.>
<Hai ragione, me ne ero dimenticata, allora ti aspetto fuori dall'alula così poi magari mangiamo fuori.>
<Non aspettarmi, tu pensa a mangiare, ci vediamo a casa.>

La scuola era agli sgoccioli, fra poco i fiori di ciliegio sarebbero tornati a sbocciare dato che febbraio era alle porte e per i ragazzi di terza, era già arrivato il momento di scegliere che strada intraprendere dopo le superiori.

La settimana prima era stato consegnato un questionario nelle classi terze, dove ogni studente doveva selezionare tre possibili scuole dove tentare una futura ammissione.

- 𝕋𝕙𝕖 𝕜𝕖𝕪 𝕥𝕠 𝕗𝕒𝕥𝕖 - RayEmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora