8 |Profumo di glicine|

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I Love Hotel sono molto famosi in tutta l'Asia ma soprattutto qui in Giappone.
Sono normali Hotel ma, con l'unica differenza che non sono sempre richiesti i documenti, la privacy è pressoché totale, nessuna telecamera e nessuna firma.

Si può pernottare o stare soltanto per qualche ora, in ogni caso i prezzi sono generalmente più bassi dei normali Hotel; inoltre bhe, come da nome, sono molto famosi tra le coppie che vogliono avere dei rapporti; peccato che io e Ray non eravamo li per quello, almeno io no di certo.

<...Scordatelo!, andiamo in un vero Hotel!.> Gridò la ragazza tirando Ray per la manica della maglietta.
<E con quali soldi?, questo è l'unico posto a buon mercato.>
<No io li non ci entro!.>
<Guarda che nemmeno a me va giù l'idea!!. Se devo essere sincero, sono parecchio...eccitato, ho paura di non controllarmi...>
<E-eccitato?.> Disse Emma arrossendo.
<Bhe ero sul punto di farmi una e poi ho baciato te, quindi...>
<E-e poi, com'è che conoscevi questo posto?.>
<Ci ero già stato, mi pare ovvio.> Spiegò colpendole la testa. <Forza, adesso entriamo.> Disse Ray tirandola per il colletto.
<No no non voglio!, non sono pronta!!.>
<Non preoccuparti, una volta dentro lo sarai.> Disse il ragazzo con estrema tranquillità afferrando la giovane per le spalle.

Entrammo nell'Hotel, ma io ero ancora titubante, rimasi dietro di lui, avvinghiata alla sua t-shirt cercando di farmi notare il meno possibile dal personale, dopotutto io ero ancora minorenne.

<Buonasera, vorremmo una camera per stanotte.>
<Certo, è già registrato?.>
<Si, ho la vostra tessera.>
<Bene, controllo subito. Attenda un momento...>
<...Ray, cos'è questo rumore?.> Bisbigliò Emma portandosi una mano vicino alla bocca, strattonandolo per un braccio. <C'è una signora che grida...>
<Ehm...l-lascia perdere, fai finta di non sentire...> Disse coprendole le orecchie. <Che Hotel del cazzo, nemmeno l'insonorizzazione...che merda!...> Disse tra se e se.
<La stanza 304 è libera, prego da questa parte.> La ragazza che si occupava delle stanze portò i due alla camera che avevano pagato per la notte. <Prego, siete liberi di usare anche i dispositivi che vi abbiamo fornito, il checkout è alle 10.00, non oltre. Buona serata.>
<Ve bene, la ringrazio.> La responsabile consegnò a Ray la chiave magnetica e uscì dalla stanza lasciando i due ragazzi da soli.

<Ha detto dispositivi?...dice questi?, ma cosa sono?.> Domandò Emma curiosando nel contenitore lasciato dalla signorina, prendendo una delle bustine tra le mani.
<Oh quelli?, preservativi.> Spiegò Ray che si era messo dietro ad Emma, indicando la bustina tra lei teneva tra le mani.
<...Ahhhhhhhh!?.> Emma per lo spavento lanciò in aria la scatola spargendo le bustine ovunque e indietreggiò bruscamente fino a toccare Ray dietro di lei. <Eh?.>
<...Ahahaha, dai cerca di rilassarti.> Aggiunse lui ridacchiando sciogliendosi il codino che teneva legati i suoi capelli, si tolse la felpa e la lanciò sul letto per poi andare verso il bagno.

Si capiva subito che Ray non era più un ragazzino, anche in una situazione come quella non si era fatto prendere dal panico e aveva cercato immediatamente una soluzione nel modo più razionale possibile.
Io e Ray eravamo simili, entrambi orfani e con un passato difficile, però, in quell'istante, capì che in realtà, anche se eravamo così simili, c'era un'enorme divario tra noi due. Una voragine immensa.

Quel luogo lui lo conosceva, lo conosceva bene, ci era già stato, era stato proprio lui a dirlo; io invece mi sentivo un pesce fuor d'acqua.
Sicuramente aveva avuto molte esperienze diverse, di certo molte più delle mie, aveva provato cose nuove, cose da grandi che io nemmeno immaginavo.

- 𝕋𝕙𝕖 𝕜𝕖𝕪 𝕥𝕠 𝕗𝕒𝕥𝕖 - RayEmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora