5 |Amanti per caso|

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Me lo aveva sempre vietato, da quando mi aveva adottata non me lo aveva mai permesso, probabilmente aveva paura che mi facessi male, l'unica cosa di cui ero certa, era che Yuugo mi voleva fuori dai piedi quando era l'ora di mettersi hai fornelli.

Ma ora era tutto diverso, abitavo da sola, ero cresciuta, avevo sedici anni, non ero più una bambina, e non vedevo l'ora di iniziare a fare tutto ciò che Yuugo prima mi vietava, a cominciare dalla cucina.

<Mmm...> Mormorò rigirandosi nel letto ancora nel sonno. Qualche raggio di luce colpiva le coperte, i capelli sul volto, il silenzio regnava nella stanza. <...Mh?.> Ray aprì improvvisamente gli occhi, disturbato da qualcosa. <Ma cosa?!.> Si mise a sedere di scatto, svegliato dall'odore del fumo, si faceva sempre più intenso. <LA CASA VA A FUOCO?!!.> Gridò sconvolto in preda al panico uscendo di scatto dalla stanza ancora in pigiama, una maglietta bianca a maniche corte e dei pantaloni neri, pantaloni della tuta.
<Mh?, oh Ray!, buongiorno!, giusto in tempo, ti piacciono i pancake vero?.> Esclamò lei sorridendo, mentre era intenta a mettere i dolci nel piatto.
<Ma...pancake?, sicura siano pancake?.> Chiese lui perplesso, avvicinandosi a lei, guardando le frittelle sul piatto. <Senti ma...tu sai cucinare?.> Domandò provando a colpire il bancone della cucina con uno dei pancake apparentemente carbonizzato.
<Io amo cucinare...ma, Yuugo non me lo lascia mai fare...>
<Non so chi sia questo Yuugo ma...capisco il perché non te lo lasci fare. Tieni...> Ray prese un grembiule e lo lanciò in testa alla ragazza e si tirò su le maniche. <Mi farai da assistente.>
<Eh?...cosa!?, Ray tu sai cucinare?.> Domandò lei curiosa.
<Sicuramente meglio di te.> Continuò legandosi il ciuffo, raccogliendolo in una coda dietro la testa.
<No io voglio farlo da sola!, voglio cucinare io!.> Disse lei mettendo il broncio.
<Ringrazia che ti faccio stare in cucina...> Disse lui abbassandosi alla sua altezza con tono di rimprovero, dandole una pacca sulla fronte.
<...Tu non lo metti il grembiule?.>
<Sono solo pancake...> Spiegò il corvino. <A me non serve a differenza tua. Guarda, ti sei sporcata tutta la maglietta, mettilo.>

La convivenza procedeva benissimo, ormai erano due settimane che vivevamo assieme, peccato che le cose non erano affatto cambiate.
In cucina mi comandava a bacchetta, mi rimproverava di continuo, non gli andava mai bene nulla di quello che facevo, era davvero insopportabile a volte; però non mi aveva affatto mentito. Sembrava cavarsela bene ai fornelli, era a suo agio e faceva tutto con naturalezza; era evidente, non era la prima volta che cucinava.

<Capito, quindi Yuugo è il tuo padre adottivo.> Disse Ray mentre montava la panna, dopo che Emma gli aveva raccontato tutta la storia.
<Esatto, però non lo chiamo papà, mi adottata che ero già grande, quindi sia io che lui preferiamo così.>

Quando mi adottò ero al settimo cielo, credevo sarei rimasta in orfanotrofio per sempre, ma poi arrivò lui. Non ero affatto femminile, ero goffa e maldestra, sempre in mezzo ai guai, ero certa che nessuno avrebbe voluto una bambina casinista come me, ma poi un giorno, uno qualunque, arrivò la notizia della mia adozione. Era da parte di un uomo, non era sposato e non aveva figli, scoprì che lo conoscevo; era l'addetto alle consegne che veniva sempre in orfanotrofio.

Un uomo alto e con i capelli scuri, non era vecchio, stava sulla trentina. Quando da piccola lo vedevo lavorare, non sembrava affatto un tipo loquace, tantomeno simpatico, sembrava addirittura infastidito dagli schiamazzi di noi bambini, era un po' spaventoso. Ma una volta che misi piede nella mia nuova casa sembrava un'altra persona; scoprì che era un padre amorevole, mi viziava sempre, era protettivo e per lui, ero una principessa, non avrebbe mai permesso a nessuno di farmi del male, ecco perché lui doveva essere l'ultima persona a scoprire che abitavo con un ragazzo, per giunta più grande.

<Squisiti!!!, ma come hai fatto!?.> Esclamò lei mentre si gustava le frittelline ricoperte di panna.
<Ho solo seguito la ricetta, nulla di speciale...> Spiegò Ray seduto sl tavolino basso in salotto, di fronte a lei.
<Oh ma è tardissimo!.> Disse Emma notando l'ora sull'orologio del salotto. <Puoi andare a cambiarti?. Stanno per arrivare i miei amici.>
<...COSA!?.>
<Si, perché?, qual'è il problema?.>
<Qual'è il problema dici?, qual'è il problema!?, sul serio!?. Le regole Emma!, c'è scritto!. Non si invitano amici o parenti a casa, è la regola!.> Urlò lui furioso sbattendo le mani sul tavolo, avvicinandosi a lei.
<Cosa?!, non posso invitare i miei amici!?.> Ribatté lei facendo lo stesso, posò le mani sul tavolo e si avvicinò al suo volto.
<Se scoprissero che abitiamo insieme andrebbero a spifferare tutto!.>
<Starò attenta!.>
<Non funzionerà. Chiamali e digli di non venire!.> Il suono del campanello interruppe il loro litigio. <...Merda.>
<Ray aspetta io...>
<Lasciami!. Sei solo una bimbetta viziata che vuole tutto e subito e che non si sa mai accontentare, te l'ho già detto. Cresci.> Ray, furioso più che mai andò verso le camere lasciando Emma da sola in soggiorno.

- 𝕋𝕙𝕖 𝕜𝕖𝕪 𝕥𝕠 𝕗𝕒𝕥𝕖 - RayEmmaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora