parte 12

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Il giorno successivo era una domenica, quindi presi in considerazione l'idea di godermi quella giornata come puro e semplice relax.
Il mattino si presentò già tra i raggi del sole che, a dispetto dell'aria fresca, non riusciva a trionfare. Questo però non impedì a lui di brillare, così da dare colore a quella ormai diventata da giorni, una grigia Ivrea.
Mi sentivo in forma, la profonda dormita di quella notte mi diede una bella manciata di vitalità. Quindi anche se ancora non sapevo che cosa avrei combinato quel giorno, me ne infischiai, dicendomi di essere pronto a qualsiasi avventura.
A dirla tutta, non avevo enormi prospettive per quella giornata ma ero fiducioso. Avevo preso la mia macchina, con l'intenzione di raggiungere qualche bella meta tranquilla dove poter leggere un libro in assoluta pace.

Avevo preso con me il libro di Roberto Esposito (quello nuovo), decidendo finalmente che lo avrei iniziato a leggere.
Era un modo per riavvicinarmi a lui? Al caso del suo assassinio? Chi lo sa... Avevo deciso di leggerlo e questo era il punto. Nessun motivo. Magari curiosità? Beh... Magari perché no... diciamo di sì. Fino a quel giorno non avevo mai dedicato la mia attenzione a quel libro con l'interesse di un lettore comune, ma con l'occhio del detective. Quei giorni però erano svaniti, anzi mai esistiti. Io sono sempre stato uno scrittore, il detective non è, e non sarà mai il mio mestiere. In conclusione che cosa cercavo? Quello che cerca ogni lettore, quando si ritrova tra le mani un libro, che con prepotenza attira la sua attenzione.

Mi fermai in un parco enorme, dove c'erano panchine e tavolini da picnic. Alberi altissimi, e qualche fiore ancora eretto sopra il proprio gambo, ma visibilmente stecchito. Tutti quei grandi alberi riparavano dal vento, e con i pochi raggi di sole che filtravano tra di loro, ci si scaldava il giusto per potersene stare su una panchina a leggere senza sentire i brividi per l'aria fresca.
Era un posto molto bello, nonostante ciò, non era molto popolato da persone. C'erano uccelli che canticchiavano strofe a tempi alternati. Il suono delle loro note comparivano per un breve periodo di tempo, per poi tacere.
Alzando la testa ne vidi di diversi sopra i rami di quei robusti alberi. Si muovevano in modo veloce senza volare quasi mai, per lo più li vidi saltellare. Fu strano quello che mi venne in mente. Mi diedero l'impressione di distinguere in loro, delle creature che producevano arte con i loro canti, come noi umani facciamo sui palchi. Loro mi riportavano alla memoria un'idea ben precisa. Come di chi stesse affrontando delle prove di canto, per un concerto o cose di questo genere. Provavano per un breve arco di tempo, per poi fare una pausa tra una melodia e l'altra, in modo da preparare al meglio quell'evento.
Ascoltare il loro canto, per me, era già una festa. E mi piaceva. Tant'è che per una buona parte di quel tempo, mi scordai di essere andato lì per leggere.
Il loro canto era magia, per un istante non mi sentii più solo. Gradivo la loro compagnia, loro però avrebbero gradito la mia? "Certo che sì" pensai. In fondo ero lì per leggere, e non certo per disturbarli.
Poi decisi di lasciarli fare in pace le loro prove, quindi aprii il libro.

Nelle prime pagine riconobbi il suo stile. Ne lessi una ventina tutto d'un fiato, poi iniziai ad accorgermi che lo stile della sua scrittura fosse cambiato, come se a un certo punto qualcun altro avesse iniziato a scrivere al posto suo. Mi chiesi in quanti avessero notato quel piccolo ma indelebile dettaglio. Ma quello, non mi impedì di proseguire. Quindi continuai.
Lessi tra le note melodiche degli uccellini sugli alberi, e il venticello che rapido, fischiettava all'altezza delle mie orecchie.
Il libro era molto diverso dall'altro che lessi anni prima. In questo, l'autore, aveva un forte senso dello humor e più di una volta mi fermai per ridere di gusto.
Era una biografia. Non ne avevo mai letta una prima di allora e mai pensai di farlo, ma alla fine capii che lo avrei presto finito quel libro.
Smisi di leggere soltanto quando la mia fame si fece insopportabile. Durante la lettura mi ero scordato di tutto, ma il mio corpo sapeva bene come richiamare la mia attenzione. Solo quando richiusi il libro, ritornai a sentire i cinguettii degli artisti sugli alberi. Diedi a loro un'occhiata, respirai a fondo e sorrisi. Mi sentivo felice. Era quello lo scopo di quella giornata, ritornare a essere felice. Certo una domenica di felicità non sempre decide una vita, ma era comunque un bel passo in avanti.

Eclissati Dall'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora