parte 4

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Mi svegliai senza troppe difficoltà, nonostante avessi passato in bianco la maggior parte delle ore di quella nottata. Feci colazione con le poche cose che mi erano rimaste per la casa. Pane a fette con della marmellata che avevo comprato al discount qualche settimana prima, una tazza di latte e del caffè. Mi vestii e uscii di casa per andare a lavorare, accompagnato da una tracolla nella quale portavo le mie bozze, che avevo scritto quando avrei invece dovuto riposare. Non mi sentivo stanco, ero a un'età in cui, tutto mi era possibile senza risentirne gli effetti collaterali.
Quando arrivai, Davide mi disse che avrei dovuto sostituirlo al bancone per un'oretta o due, perché lui avrebbe dovuto assentarsi per delle faccende riguardanti delle ordinazioni che aveva fatto. Gli proposi che sarei potuto andare io, pur di non rimanere da solo al bancone, ma lui fu molto determinato, quindi dovetti accettare senza troppe discussioni.
Per fortuna quella mattina, la libreria non fu molto affollata, solo qualche cliente affezionato e qualcuno nuovo, che però non mi procurò troppi grattacapi. Niente situazioni troppo impegnative. Lui arrivò un'ora e mezza dopo, con uno scatolone enorme che teneva a stento tra le braccia. Lo posò sopra il bancone, lo aprì, e mi disse «Dammi una mano».
Ero passato a un livello superiore, dal pulire il pavimento e risistemare i libri leggermente inclinati, all'accoglienza dei clienti.

Quello scatolone, era pieno di nuovi libri che aveva ordinato un mese prima circa. Stufandosi per la troppa attesa, aveva deciso di andare a ritirarli lui stesso. Li sistemammo tutti quanti in ordine di genere e ognuno di questi, ovviamente, in ordine alfabetico. Quel lavoro iniziava a piacermi sempre di più, stare in mezzo ai libri non mi era mai dispiaciuto, quindi pensai che non avrei potuto trovare niente di meglio.
Quando uscii dal lavoro andai alla villa. Non ero abituato a prendere mezzi pubblici, quindi me la feci di nuovo a piedi.

Una volta arrivato a destinazione, mi accorsi che, sul pilastro destro del cancello c'era una campanella di metallo, di un colore che ricordava l'oro. La suonai più forte che potei, poi aspettai. Dopo qualche istante ripetei l'operazione, e presto vidi Rosi avvicinarsi al cancello, con una camminata docile, lenta e leggera come i passi di un felino che si adagiano su un prato erboso. Sentivo a malapena il fruscio della ghiaia che calpestava. Indossava il solito vestito da governante, colore blu e bianco. Mi guardava sorridendo mentre avanzava, venendomi incontro.
«Carlo mi aveva detto che probabilmente saresti venuto» disse aprendomi il cancello. «Lui è andato un attimo a fare due commissioni. Su entra, lo aspetterai dentro».
«Grazie» Risposi sorridendo timidamente.
Entrai accompagnato da lei, mentre ogni tanto mi guardava con uno sguardo materno, anche se a dire la verità, in quel momento non seppi descrivermi uno sguardo materno... Tuttavia, il mio cervello descrisse così il modo in cui mi guardò.

Quando arrivammo dentro, mi fece accomodare nel soggiorno, dove io scelsi ancora la stessa poltrona. Mi fece notare che sul tavolo, Carlo aveva lasciato un libro preso dalla sua libreria, così che io avessi qualcosa da fare in sua assenza. Ringraziai Rosi per la sua cordialità, lei mi sorrise di nuovo, poi mi chiese «Desideri qualcosa da bere?" fece una pausa, come per aspettare una mia risposta, ma prima che mi decidessi di rispondere, riprese a parlare «O preferisci qualcosa da mangiare? Questa mattina ho preparato una torta al cioccolato, la preferita del signor Carlo».
«Grazie, signora Rosi» dopo i miei ringraziamenti per la sua gentilezza, lei si voltò e andò via, passando per una porta che pensai fosse quella della cucina.

Contemplai il libro, che con un'aura potentissima attirò la mia attenzione su di lui. Lo presi tra le mani, aprii la prima pagina e lessi: NOTE DI UN ARTISTA FOLLE. Poi voltai pagina. Inizialmente avevo letto le prime righe con una certa curiosità diciamo, ma poi, piano piano, il mondo intorno a me evaporò e lentamente la mia attenzione nei confronti di quest'ultimo scomparve.

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«Tu sai dirmi che cosa rappresenta la pioggia?» Domandò Kevin a Nick, mentre insieme guardavano fuori dai finestroni della stanza in cui si trovavano.
«Non credo che la pioggia debba rappresentare qualcosa in particolare».
«Ti sbagli!»
«E allora dimmelo tu che cosa rappresenta la pioggia» rispose infine Nick irritato da quell'insopportabile vanità che caratterizzava Kevin. Lui sapeva sempre tutto di tutti e su qualsiasi cosa, e gli altri comuni mortali potevano soltanto adorare la sua saggezza o meglio dire, stupidità nascosta.
«Niente Nick, non rappresenta nulla» iniziò a ridere quasi soffocandosi per l'intensità, (cosa che Nick, avrebbe sperato con tutto il cuore accadesse) «avevi ragione tu per una volta» e ancora a sghignazzare aumentando addirittura il volume.
Nick pensò che avrebbe presto impugnato il suo violino, e glielo avrebbe fracassato sulla testa, così finalmente avrebbe smesso di fare tanto lo sbruffone.
«Dai non ti offendere, sai che a me piace scherzare» disse mentre cercava di smettere di ridere.
"Vedrai che un giorno ti passerà questa maledetta voglia di scherzare lurido..." pensò Nick sorridendo a sua volta.
«Dai ti saluto, pensa a riposare mente e corpo, che domani sarà una giornata importante per noi».
"Ecco vai, prima che la mia mano afferri quel dannato violino, pensa a tenerti intera quella zucca vuota!" Pensò ancora Nick mentre gli fece un cenno di saluto con la testa...
Nick e Kevin in realtà erano inseparabili, l'uno dipendeva dall'altro e tutte due lo sapevano bene. Amici fin dall'infanzia, fino a quando i soldi non trasformarono tutto in profitto. Da quel che è mio sarà tuo a, ciò che è mio non ti riguarda, tu pensa a fare il tuo. Del resto insieme avrebbero potuto fare una fortuna ma da soli no. O forse sì? Perché Nick era davvero bravo, la sua musica era un arte che toccava i cuori di chi lo ascoltava. Kevin si limitava a raccoglierle queste persone. Avrebbe potuto farlo da solo? Chi lo sa, Kevin diceva di se stesso che lui, senza la musica di Nick non sarebbe stato nessuno, così come Nick sarebbe stato musica muta se non fosse per il suo duro lavoro...

Eclissati Dall'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora