Il giorno seguente mi svegliai presto, come ogni mattina in fondo. Non ero uno che dormiva tanto, avevo sempre pensato che dormire fosse una perdita di tempo, perciò dormivo solo il necessario, mai di più. Quella notte andai a letto tardi, avevo scritto senza sosta. Non so come mai, ma proprio non riuscivo a smettere.
Feci colazione in fretta e uscii di casa. Alle 8:45 mi trovavo già davanti alla libreria, pronto per la mia giornata di lavoro. Ero in anticipo, ma dopo un quarto d'ora sentii la voce di Davide dietro di me.
«Ti ho già detto che amo la tua puntualità?»
«Non mi risulta ma ti ringrazio».
Davide aveva vent'anni più di me, mi aveva assunto nella sua libreria circa un anno prima. Quel lavoro per me fu un vero e proprio dono dal cielo. Non avevo uno stipendio alto ma nonostante ciò, riuscii ad affittare un piccolo alloggio non lontano dal centro e quindi dal posto di lavoro.
Lui era un tipo un po' robusto, diciamo anche parecchio rotondetto. Portava un paio di occhiali rotondi sulla punta del naso e sfoggiava un taglio alquanto bizzarro. Aveva ciuffi volanti di qua e di là, che nell'insieme gli davano l'aria di uno svitato. In realtà con la testa c'era eccome, era un uomo parecchio lucido e intelligente.Quella giornata di lavoro passò in un batter d'occhio. Quando uscii, vidi una macchina dello stesso identico modello che possedeva Carlo, ma quella era completamente bianca. Era parcheggiata dall'altro lato della strada, accanto alla gioielleria. Quando il finestrino anteriore si abbassò, lo riconobbi subito. Era l'autista di Carlo. Mi guardò un attimo in modo serio, poi sorrise e mi fece un cenno di saluto con il capo. Aprì la portiera e scese. Indossava lo stesso abito formale del giorno prima. Una volta sceso lo vidi andare in direzione della portiera posteriore per aprila. Quando lo fece, si girò verso di me sorridente, mentre con il braccio sinistro mi fece segno di accomodarmi. Entrai, lui chiuse la mia portiera poi salì a sua volta al posto di guida.
Eravamo solo noi. Mi disse che era venuto per conto di Carlo per prendermi e portarmi alla villa, così da terminare la nostra chiacchierata. Non nascondo che fui contento di avere la possibilità di ritornare alla villa, ero curioso di sapere quale misterioso segreto stesse nascondendo quella libreria. Non parlammo durante il viaggio. Nelle tre volte che viaggiai su un'auto di Carlo mi ero accorto che l'autista non parlava quasi mai, se non per dare delle informazioni o cose che comunque riguardavano il suo lavoro. Era gentile ma molto, molto serio in ciò che faceva.
Quando arrivammo scese ripetendo quello che fece il giorno prima, come un copione scritto e recitato un'altra volta, alla perfezione. Tirò fuori la grande chiave dalla tasca, la infilò nella toppa del cancello e lo aprì. Poi salì in macchina, accese il motore e fece manovra per imboccare la stradina ricoperta di ghiaia.
Quando arrivò accanto alla fontana fermò la macchina, scese e aprì la mia portiera, quindi scesi e lo ringraziai. Lui mi sorrise e salì nuovamente in macchina, mise in moto mettendosi in marcia. Percorse una stradina che portava largo intorno alla villa, scomparendo dal mio campo visivo.
Mi ritrovai da solo.
Un attimo dopo, sentii alle mie spalle il rumore del portone. Mi voltai e vidi Rosi, mentre con la mano mi salutò e mi fece cenno di entrare.Entrai percorrendo il corridoio dei quadri fino ad arrivare al soggiorno. Lì, vidi Carlo seduto sul divano, con una gamba incrociata sull'altra, in una postura quasi spavalda, mentre fumava un grande sigaro. Indossava una camicia bianca, con le maniche sollevate sopra gli avambracci. Aveva un paio di pantaloni neri eleganti, rimanevano alzati alla base delle caviglie, mettendo in mostra i lunghi calzini blu.
Quando mi vide cambiò immediatamente postura, mettendosi composto. Poi sorrise e mi disse di accomodarmi vicino a lui. Io salutai e mi sedetti sulla stessa poltrona dove mi ero seduto il giorno prima, rivolgendo infine uno sguardo verso di lui, come per dire "su dai parliamone". Ero troppo eccitato, avevo voglia di saperne di più su quella libreria. Quel senso del "non sapere" mi ricopriva di un pesante velo di curiosità.
Lui mi guardò, spense il sigaro in un posacenere di cristallo che poggiava sul tavolo di vetro e aprì bocca.

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Eclissati Dall'ombra
Mystery / Thriller"Quello, era un lunedì come tanti altri appunto, tra un bicchierino di Whisky per combattere contro i mali della vita e il fumo di una sigaretta per ucciderla lentamente..." Come vedete il SUCCESSO? Qual è la forma o quali sono i colori, i valori e...