parte 2

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Ci mettemmo in viaggio per le vie del centro di Ivrea per raggiungere un chissà quale luogo, comunque non mi preoccupai affatto per quella situazione, anzi mi sentii molto a mio agio su quel comodo sedile.
Mi ricordo che mentre la macchina avanzava in mezzo al traffico, guardai fuori dal finestrino e notai subito che le strade della città, quel giorno, erano piene di macchine che andavano a destra e sinistra, macchine modeste, niente a che vedere con la vettura sulla quale viaggiavo io. In quel momento il mio cervello che, pensava e pensava, mi suggerì che probabilmente, accanto a me sedeva uno degli uomini più potenti di quella città. Poi mi chiesi il motivo per il quale non ebbi mai visto quella macchina per quelle vie. Era come un fantasma comparso all'improvviso, dal nulla. Ma in quel momento era sotto il mio fondoschiena ed era anche una bella sensazione viaggiarci sopra.
L'autista svoltò a destra dopo aver attraversato una strettoia accanto a un ponte, imboccando la strada che portava alla stazione del treno. Fece ancora qualche metro a velocità ridotta, rallentando ulteriormente per poi fermarsi.

Si fermò di fronte a una villa che io avevo notato più di una volta. Spesso mi fermavo a guardarla e sempre con lo stupore di chi vede qualcosa di meraviglioso per la prima volta. Era una villa che ergeva formando tre torri di diverse dimensioni, tutte attaccate l'una all'altra. Avevano mattoni a vista di piccola dimensione, che davano alla villa un colore rossastro. Gli angoli invece erano rivestiti da pietre rettangolari di un bianco sporco. Su ognuna di queste spiccavano enormi finestroni ad arco, con vetri lucidi incorniciati da legno color marrone scuro. Al di là delle vetrate di quei finestroni si potevano notare tende decorate, (sicuramente di un valore non indifferente) con colori distinti per ogni torre. La torre centrale era la più larga e alta, sovrastava di gran lunga le altre due. Aveva un balcone frontale con decorazioni ondeggianti. Sulla destra invece, collegato alla torre confinante, aveva un terrazzo con decorazioni simili a quello frontale, abbellito ancor di più da fiori in vasi di ceramica.
La villa, era separata dalla strada da una recinzione in ferro battuto. Al centro di essa si mostrava maestoso un cancello con lo stesso stile, decorato da onde che salivano su, con una lettera al centro: una "R" incorniciata da una corona di foglie.

L'autista scese dalla macchina e andò verso il cancello. Vidi che dalla tasca tirò fuori una grande chiave, che infilò dentro la toppa aprendo il cancello dopo averla ruotata su se stessa. Successivamente tornò in macchina e riaccese il motore. Lentamente e con cura fece manovra entrando all'interno. Mentre la macchina avanzava, sentivo il rumore della ghiaia sotto la trazione delle sue ruote.
Se da fuori quella villa si mostrava come qualcosa di favoloso, da dentro, cioè oltre il cancello in poi, era qualcosa di indescrivibile. Era circondata da un giardino enorme, pieno di alberi altissimi che dall'esterno sembravano piccoli. Fiori, panchine in pietra, tavolini con sedie in ferro battuto.
C'era anche una fontana dove l'autista si fermò, più o meno di fronte alla villa. Era di pietra, di forma rotonda. Al suo interno c'era una statua che raffigurava una persona con un libro in una mano, come se stesse leggendo. Nell'altra mano, come se l'artista di quell'opera volesse dimostrare che la lettura cattura chi legge, reggeva un bicchiere inclinato, dal quale versava il contenuto. Guardare quella fontana era un po' come vedere una scena in eterno, il bicchiere che traboccava senza sosta e lui che leggeva imperterrito. La statua indossava abiti eleganti come quelli di Carlo, in testa però aveva poggiato un cappello a cilindro e sotto il braccio destro, ovvero quello che reggeva il libro, precisamente sotto l'ascella, teneva un bastone da passeggio.

Ricordo che Carlo mi passò una mano davanti agli occhi per richiamare la mia attenzione. Mi ero semplicemente perso dinanzi a tanta bellezza. Quello era un paradiso al quale fino a quel giorno, avevo avuto l'accesso soltanto attraverso lo sguardo. Potevo guardarlo da fuori immaginandomi come si sarebbe presentato all'interno. Devo ammettere che nemmeno se fossi stato lo scrittore che avrei voluto essere, sarei mai riuscito a immaginare tanto. Quel giorno invece ero lì, ad ammirare la grazia di quel giardino, tutto verde e curato nei minimi dettagli. Quello che più mi eccitava però era l'idea che probabilmente saremmo entrati all'interno di quella villa.

Eclissati Dall'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora