parte 8

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Quando andai via dalla villa, mi resi conto di essere più sereno. Non ero andato nella città per intrufolarmi nella casa in cui avevo trovato il cadavere di quello scrittore, avevo deciso invece di lasciar perdere un'altra volta quella storia. Carlo era riuscito a convincermi definitivamente, che inseguire la verità in quel caso era una battaglia persa già in partenza. "Forse questa volta lascerò perdere questa storia senza ripensamenti" mi dissi.
Ero in macchina, guidavo a una velocità inferiore ai 60 kmh mentre pensavo al primo passo che avrei fatto per riprendere in pugno la mia vita, per ricominciare da dove avevo lasciato magari. Così, mi decisi che sarei arrivato a casa, avrei mangiato un boccone e avrei telefonato a Giulio. Mi sarei scusato con lui per il mio comportamento. "Ne sarà entusiasta se gli dicessi di volere ricominciare il lavoro" pensai. Avrei chiuso il capitolo sul libro che stavo scrivendo. Era il momento di chiudere con le illusioni.

Quando arrivai a casa, mi preparai un panino con la cotoletta, che mangiai in compagnia di una bottiglietta di birra fresca.
Una volta finito il panino, feci una lunga sorsata di birra, fino a svuotare tutto il contenuto che era rimasto nella bottiglietta di vetro. Mi alzai, posai il piatto nel lavandino e buttai la bottiglia nel contenitore del vetro.
Andai nel mio studio, mi sedetti alla mia scrivania e appoggiai la mano sopra la cornetta del telefono. Rimasi lì, con la mano e lo sguardo su di esso. Non pensai a nulla, fu soltanto un piccolo blocco mentale. Poi alzai il ricettore, lo portai all'orecchio e digitai il numero di Giulio. Sentii squillare un po' di volte. Per un attimo pensai che non avrebbe risposto, che magari non si trovasse in ufficio. Poi rispose.
«Pronto sono Giulio».
«Lo so bene chi sei, io sono Stefano».
«Ciao Stefano, come stai?»
«Diciamo che mi sento un po' meglio. Ho avuto a che fare con una specie di crisi, ecco... mettiamola così, via... ora sto bene però, mi sento in forma e se non ti spiacerebbe, mi piacerebbe ricominciare a lavorare. Mi dispiace per come mi sono comportato, ti chiedo umilmente scusa...»
«Senti Stefano... a me dispiace, ma non è così che ci si comporta. Ci eravamo incontrati per parlare del tuo prossimo lavoro e come risultato, ecco, ho soltanto perso tempo prezioso. Lo sai vero che il mio è un lavoro come il tuo? A te sarebbe piaciuto se per esempio, quando mi avevi contattato per la pubblicazione del tuo libro, io ti avessi detto ok facciamolo per poi cambiare idea?
No che non ti sarebbe piaciuto. Ecco a me non è piaciuto il tuo comportamento. Mi sono sentito preso in giro, mi sono sentito messo da parte. Mi hai fatto passare per uno qualsiasi, un personaggio inutile quando molto del successo che hai ottenuto deriva dagli sforzi della mia casa editrice».
Pensai bene a cosa rispondere, dopotutto aveva ragione, lo avevo trattato in modo irrispettoso. Anch'io se fossi stato al suo posto mi sarei sentito offeso da un comportamento simile.

«Capisco perfettamente, mi dispiace tanto. Dammi una piccola possibilità, non ti chiedo altro. D'altronde se sei ancora in linea vuol dire che una parte di te, dice di voltare pagina, di mettere una pietra sopra su quanto successo e perché no, ricominciare».
«Non vorrei deluderti, Stefano. Io mi sto solamente comportando in modo professionale. Non fa parte della mia etica chiudere una conversazione mentre dall'altro lato qualcuno è intento a comunicarmi qualcosa. Ora mi dispiace ma ho un'agenda piena di impegni per oggi, quindi devo salutarti. Non hai bisogno di me per ricominciare a lavorare giusto? Sei o non sei uno scrittore?»
«Lo sono...» dissi ma senza troppa convinzione.
«Ecco. Riprendi a lavorare, poi magari chissà cosa potrà accadere. Io intanto ci penserò, ora come ora non so se vorrò darti un'altra possibilità. Cercherò di metterci una pietra sopra ma solo se ne varrà la pena capisci quello che intendo dire?»
Capii perfettamente quello che mi stava dicendo. Dovevo riconquistarmi la mia possibilità, e con la giusta moneta. Il prezzo era quello, quindi seppi esattamente che cosa avrei fatto.
«Va bene, ti lascio al tuo lavoro, così io potrò riprendere il mio. Buona giornata Giulio».
«Buona giornata a te Stefano» e riattaccò.

Io però non sapevo davvero da dove cominciare. Era tutto molto più facile qualche anno prima, quando ancora lavoravo e frequentavo la villa. Avevo una vita movimentata diciamo, ero a contatto con le persone e ciò mi aiutava a dare un'identità precisa ai personaggi che introducevo all'interno delle mie storie. In fondo che cosa avrei potuto scrivere? La storia di un uomo, solo e con una vita noiosa? Chi leggerebbe mai un libro simile?
Furono queste le domande che mi posi, mentre pensai a una possibile risposta. Non era ancora il momento. Così mi dissi che sarebbe stato meglio iniziare a uscire, in modo da poter conoscere persone nuove, o anche soltanto per fare qualche passeggiata, riassaporando il dolce e amaro gusto del mondo esterno.
Abbassai lo sguardo, e aprii il cassetto della scrivania. Fu allora che la tristezza tornò a impossessarsi di me. Vidi il sacchetto di stoffa al suo interno, aspettava soltanto me. E io che cosa aspettavo? Era inutile fare finta di niente, una parte di me, ancora sperava di scoprire l'identità dell'assassino di Davide. Per cosa? Per poterlo uccidere? Davvero ne valeva la pena?
Ero al centro, come un pezzo di metallo, con una calamita a sinistra e una a destra. Entrambe della stessa potenza. Una attirava verso di sé per la vendetta e l'altra per ricominciare a vivere. La forza di queste due, faceva sì, che io rimanessi al centro; tradotto, voleva dire che solo io avrei deciso da quale calamita farmi attirare. E mi sarebbe bastato allungare un braccio verso una di loro. Il destino della mia vita dipendeva soltanto da una semplice scelta, giusta o sbagliata, dovevo farla, altrimenti sarei rimasto al centro con l'indecisione per il resto dei miei giorni.
Poi, il solito scherzo del destino, bussò alla porta di casa mia. Sentii squillare il telefono, alzai la cornetta e risposi.

Eclissati Dall'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora