parte 13

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Ricominciammo a frequentarci da subito, tant'è che la vidi il giorno seguente. Aveva detto che sarebbe rimasta come al solito a casa, perché suo marito doveva andare a sbrigare una faccenda. Non sapevo a che cosa si riferisse con "faccenda", ma nemmeno mi importò più di tanto. A me andava bene così, anzi, non avrei chiesto di meglio. E come avrei potuto pretendere di più? Bea stava ritornando nella mia vita, e vi assicuro che quello mi bastava per vivere felice per il resto della mia esistenza.

Quel giorno indossava dei pantaloni neri e una camicetta bianca, questa, era coperta da una giacchetta marrone in pelle. Ai piedi, indossava delle scarpe con tacco basso, dello stesso colore dei pantaloni. Non portava quegli enormi occhiali del giorno prima, e con la loro assenza, notai il pesante trucco che aveva sopra il suo viso. Mi stupii un po' vederla così truccata. Il suo viso era sempre stato perfetto. Quante cose potevano essere cambiate in tre anni? Certo, si cambia ogni giorno che passa, ma dubitai ugualmente del fatto che avesse bisogno di quella maschera di polvere.

Ero passato a prenderla in un posto strategico, che lei mi aveva suggerito. Io avevo accettato, in fondo chi meglio di lei sapeva come non essere bersagliata dagli occhi non desiderati? Solo lei appunto, quindi diedi a Bea l'onore della progettazione della nostra fuga giornaliera.
Quando salì in macchina, fu subito sedotta dalla mia Mercedes.
«In quanto a macchine, tu e mio padre avete gusti molto simili» disse, accompagnando la battuta con una risatina molto sobria. Io avevo risposto dicendole che, quella era soltanto un mio piccolo capriccio. Dopodiché sorrise.
Indovinate dove la portai? Nessuna idea? Va bene, ve lo dico io. La portai al teatro degli uccellini sugli alberi. Cioè, voglio dire... la portai nel parchetto nel quale ero andato il giorno prima, lo stesso in cui incontrai Bea. Quello, era assolutamente il luogo perfetto. Silenzio, tranquillità, ma soprattutto privacy. Già, lì, eravamo soltanto io lei, e gli uccellini cantanti.

Lei come me, apprezzò di buongrado la loro compagnia, e io fui orgoglioso di aver scelto quel posto così perfetto per noi.
Parlammo del passato, del presente ma anche del futuro. Le chiesi se fosse diventata mamma o se avrebbe voluto diventarlo presto. Lei aspettò un po' prima di rispondere, non sembrò intenta a farlo ma lo fece. «Non lo so se sia giusto».
«Che cosa?» le domandai confuso.
«Stefano, forse per te non è cambiato nulla e parlare con me ti viene ancora naturale. Lo noto da questa domanda. Sono cose intime che agli amici si riferiscono, però noi ci siamo separati per tre anni. Non voglio dire che la mia fiducia nei tuoi confronti sia svanita, ma ho bisogno di tempo prima di parlare con te di certe cose. Spero che questo non provochi nessun problema...»
«Assolutamente no» le risposi, e fui sincero. «Tu invece cosa fai nella vita?»
«Niente di interessante. Qualche volta leggo un libro, altre volte non ho nemmeno la voglia di provare ad aprirne uno. La cosa più strana è che, da quando sono andata a vivere con mio marito, io ho perso tutte le mie routine giornaliere. Ho smesso di fare passeggiate, di prendere il tè con un bel libro sotto il naso, o anche solo parlare con qualcuno. Avrei iniziato volentieri a badare alla casa, ma nemmeno quello mi è possibile...»
«E come mai?»
«Perché anche noi abbiamo una domestica. Di conseguenza io non ho un granché da fare in casa, e non ho nemmeno la possibilità di uscire con qualcuno per svagarmi un po'».
«Ma lui?»
«Lui è troppo impegnato e di conseguenza non riesce a dedicarsi a me».
«Ah... mi dispiace Bea...». In quel momento mi venne l'impulso di dirle "io non ti lascerei mai sola" ma non lo feci.
«Non ti dispiacere, l'ho sposato io non tu» dopo sorrise, non fu un sorriso triste e io vedendolo, come uno specchio, la imitai.
Quando il pomeriggio iniziò a farsi freddo e scuro, la accompagnai a casa. Avevamo lasciato la macchina a qualche centinaia di metri di distanza da casa sua e la accompagnai a piedi, così da non dare all'occhio se qualcuno l'avesse vista scendere da un'auto estranea. Voi penserete che anche se qualcuno avesse visto la bella Beatrice in compagnia di un estraneo, allora si sarebbero insospettiti... e come darvi torto. A questo proposito infatti, vi informo che la accompagnai solamente fin dove mi disse lei che saremmo stati fuori dalle curiose occhiate.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 09, 2021 ⏰

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