Uscimmo dalla villa, e andammo a fare una passeggiata per la città di Ivrea.
Decisi di raccontarle tutto quello che avevo raccontato a suo padre, ma aggiungendo un piccolo particolare. Le raccontai di quell'uomo, le dissi di averlo visto vicino alla villa una sera e di averlo rivisto a casa mia prima del furto di quel libro. Glielo avevo descritto nei minimi dettagli, mi ricordavo davvero troppo bene la sua figura.
Beatrice mi ascoltò attentamente, senza dire nemmeno una parola durante il mio racconto. Un fattore molto strano, considerando il fatto che lei si fosse distinta con me, per il suo vizietto di interrompere i discorsi. In quel momento però sembrava un'altra persona, era tutta orecchie. Con gli occhi strabuzzati su di me, mentre ogni tanto si guardava avanti giusto per non urtare contro altri pedoni.
«Sei sicuro di voler ignorare il consiglio di mio padre?» mi domandò lei, mentre sul suo volto c'era ancora presente quella maschera che esprimeva curiosità.
«Ho la sensazione che quell'uomo mi voglia comunicare qualcosa. Ho la certezza che Roberto Esposito è la stessa persona che ho visto vicino casa mia, prima che scoprissi il furto. La stessa, che mi ha mandato quello scatolone in libreria con su scritto il mio nome. Non so a te, ma a me questo mi dice che io sia già in pericolo. Quindi la vera domanda è... sono sicuro di voler lasciare perdere questa storia e fare finta di niente, mentre uno squilibrato mentale mi sta con il fiato sul collo? Ecco... se la domanda è questa... beh... non ne sono sicuro».
«Allora ti dico una cosa. Se hai intenzione di metterti nei guai, o ammesso che sia come dici tu, che ormai tu sia già nei guai... io voglio entrarci con te».
«Tu forse dovresti ascoltare tuo padre invece. Io e te abbiamo vite diverse, siamo amici e io non ti voglio mettere in pericolo».
«Ascoltami bene» il suo volto angelico diventò rigido, uno sguardo severo apparve al posto dei suoi grandi e dolci occhi, mentre proseguì «se questo Riccardo o come diavolo si chiama, sa praticamente tutto di te, allora anch'io sono in pericolo non credi? Appunto perché io e te siamo amici, questo non ti porta a pensare che se volesse attirare la tua attenzione punterebbe su di me?»Aveva ragione. Lui probabilmente o quasi sicuramente sapeva della mia amicizia con Beatrice, quindi eravamo entrambi in pericolo. Io non potevo permettere ciò. Ero disposto ad accettare la mia condizione di pericolo, ma non a mettere in discussione la sicurezza di Beatrice, volevo troppo bene a quella ragazza per continuare a dormire sonni tranquilli sapendo che anche lei fosse sotto l'occhio di un folle. Così gli dissi, mentre ci sedemmo su una panchina.
«Allora dobbiamo smettere di vederci». Abbassai lo sguardo verso le mie scarpe, riscoprendo che fossero rotte. Mi sentivo così in colpa, da non riuscire a guardarla in faccia. Mi vergognavo così tanto dalle mie parole, che iniziai a cercarmi i buchi nelle scarpe.
«Non per sempre...» cercai di migliorare quello che avevo pronunciato in precedenza, «solo il tempo che lui possa iniziare a pensare che ormai non ci frequentiamo più» poi finalmente smisi di guardarmi le scarpe, quando vidi il suo viso incupito. Non l'avevo mai vista quell'espressione sul suo volto. Mi rese triste. Non seppi più cosa dire, ero confuso e ancora mi vergognavo mentre la guardavo negli occhi. Poi la sua espressione cambiò, come chi riemerge da un pensiero e ora è intento a dire qualcosa. Infatti le sue labbra si schiusero e parlò.
«Non se ne parla!»
«Bea... io non voglio metterti in pericolo capisci?»
«Lo capisco e ti ringrazio per il pensiero, ma nemmeno io voglio che affronti questa storia da solo».
«Quindi cosa intendi fare?» le domandai.
«Intendo darti una mano, insieme saremo più forti».
Alla fine non potei fare altro che accettare. Non si sarebbe arresa a quella soluzione, in quel momento capii quanto fossi importante per lei.
Restammo insieme ancora per circa un'ora, per parlare di altre cose, così da calmare quel clima di tensione che si era formato sopra di noi, come una nuvola nera. Dopodiché la riaccompagnai alla villa e io tornai a casa mia.Quando arrivai nella mia umile dimora, andai direttamente verso il tavolo sul quale, in fila, poggiavano ancora i libri che avevo lasciato lì. Decisi di rimetterli dentro lo scatolone quando mi resi conto che non avevo notato qualcosa al fondo di quest'ultimo. C'era una fotografia e un foglio ripiegato su se stesso. Presi la fotografia e la analizzai attentamente con lo sguardo.
Raffigurava una casa in legno, come quelle che si potevano vedere nella città degli scrittori anonimi. Aveva un numero in alto sulla sinistra della porta, era un 68. In quel momento quella visione nella fotografia, mi fece riaffiorare alla memoria il ricordo della casa che aveva terrorizzato me ma soprattutto Beatrice. Tutte le case avevano un numero al lato sinistro della porta, ma non riuscivo proprio a ricordare quale fosse il numero di quella.
Girai la fotografia e vidi la scrittura di una mano sicura, una calligrafia ordinata, molto decorosa. Quindi lessi.Questa è casa mia.
Lì per lì non capii il messaggio che recava quella fotografia, pensai che si trattasse della casa in cui abitava lo scrittore. Se quel mio pensiero fosse stato concreto allora lui si era sbagliato, perché ormai quella non era più casa sua. Ma comunque evitando di farmi altri pensieri fondati su dubbi, che scalavano montagne formate da altri dubbi ancora più grossi, infilai il braccio dentro lo scatolone e presi il foglio ripiegato dal suo interno. Lo aprii e lo studiai con gli occhi di un detective. Anche sopra quel foglio c'era presente la sua calligrafia. Era una lettera per l'esattezza. Allora iniziai a leggere.
Caro Stefano.
Mi presento, il mio nome è Enrico Garroni. Sono sicuro che il mio nome non ti dica nulla e lo comprendo. Ho spedito questo scatolone a tuo nome perché ti ho visto frequentare la villa, ti ho visto più di una volta in compagnia di sua figlia Beatrice e pensavo che tu fossi la mia unica soluzione. Anzi, non solo la mia, ma di tanti altri abitanti della Città degli scrittori anonimi. So perfettamente quanto in questo momento tu possa essere confuso ma ti assicuro che saprai la verità.
So che il tuo giorno libero è di lunedì, quindi quando quel giorno arriverà sarei felice di poter scambiare due parole con te. Ci vediamo a casa mia, alle 10:00 in punto del mattino.
Io sarò lì sperando che tu abbia accettato il mio invito.
Mi raccomando, non farti vedere dagli altri cittadini, la situazione potrebbe complicarsi.
Saluti. A presto.Ps: mi scuso per essere entrato in casa tua violando la tua privacy. Se accetterai il mio invito, sarò lieto di darti una buona spiegazione a ciò che è successo.
Ciao Stefano.Chi era Enrico Garroni? Pensai. Carlo aveva detto che il suo nome fosse Roberto Esposito, confermando lo pseudonimo che c'era inciso sul libro IL VIOLINISTA. Quella lettera non aveva fatto altro che aumentare quell'enigma, rendendolo così enormemente troppo complicato per me. Quindi non mi restava che accettare quell'invito se volevo saperne di più, altrimenti chissà se avrei scoperto mai dell'altro su quella vicenda.
Lasciai sul tavolo la lettera e la fotografia, insieme ai libri. Mi voltai nella direzione del lavandino e andai verso di esso. Presi un bicchiere dal mobiletto soprastante e feci scorrere l'acqua. Un attimo dopo lo riempii e bevvi d'un fiato. Posai il bicchiere vuoto nel lavabo, mi voltai nuovamente verso il tavolo ed andai lì. Presi i libri uno per uno e li misi dentro lo scatolone, poi lo chiusi e lo misi sotto il tavolo. La lettera e la fotografia invece la portai in camera.
Era solo martedì e al mio incontro con Enrico, mancavano cinque giorni. Un'eternità per chi aspetta con ansia un evento importante come quello, ma non potevo fare altro che aspettare. In quell'istante avevo deciso che avrei condotto la vita di sempre durante quell'attesa, dedicandomi al lavoro, alla scrittura e a incontrare Beatrice di tanto in tanto. Quindi da subito andai in direzione della mia scrivania improvvisata, presi carta e penna e mi dedicai a proseguire nel lavoro con il mio libro.SECONDO TE, CHI È ENRICO GARRONI?
C'È QUALCOSA CHE LO ACCOMUNA CON ROBERTO ESPOSITO?
COSA NE PENSI DI QUESTA SITUAZIONE CHE STA AFFRONTANDO STEFANO?
COME SEMPRE SE HAI APPREZZATO LASCIA UNA STELLINA, BUONA CONTINUAZIONE ☺️
STAI LEGGENDO
Eclissati Dall'ombra
Mystery / Thriller"Quello, era un lunedì come tanti altri appunto, tra un bicchierino di Whisky per combattere contro i mali della vita e il fumo di una sigaretta per ucciderla lentamente..." Come vedete il SUCCESSO? Qual è la forma o quali sono i colori, i valori e...