parte 2

24 8 5
                                    

Il giorno seguente, mi svegliai dopo aver dormito altre nove ore. Il mal di testa era passato, e fortunatamente mi sentivo davvero in forma.
Mi alzai e andai subito a farmi una doccia calda.
Quando mi trovai sotto l'acqua, la mia mente vagò verso i discorsi che avrei fatto a Giulio.
Posso dirgli che non ho la più pallida idea di cosa scrivere? Mi chiesi, rispondendomi di no. Oppure gli dico che mi sono buttato nell'alcool perché la mia vita sta diventando insignificante? Anche a quella domanda risposi negativamente. "Devo inventarmi qualcosa" convenni con me stesso, mentre mi insaponavo alla base del petto.
Quando avevo preso a farmi lo shampoo, ormai i miei pensieri si erano spenti, o solamente andati in pausa.
Uscii dalla doccia gocciolante, appoggiando lentamente entrambi i piedi sulle piastrelle fresche del bagno. Prima uno e poi l'altro, per non scivolare. Allungai la mano verso l'asciugamano, che poi usai per asciugarmi in modo frettoloso. 
Quando andai davanti allo specchio, passai il mio palmo sopra di esso per spannarlo. Poi vidi la mia faccia. Sembravo abbastanza in forma. Mi lavai i denti e poi andai verso la camera da letto, dove la cabina armadio mi attendeva per provare qualche vestito all'altezza di un appuntamento importante.
Indossai una camicia nera, e per quella scelsi un completo beige. Un abito che mi ero fatto fare su misura da un'importante azienda italiana.
Mi guardai allo specchio e mi resi conto che mancava una cosa sola. Aprii un cassettino sotto alle camicie appese, e ne presi una. Avevo scelto una cravatta rossa, che staccava di netto tutti gli altri colori. Non ero uno che stava a seguire le mode, anzi. Abbinavo i colori come volevo senza preoccuparmi di niente.
Mi guardai nuovamente allo specchio e pensai, "ora posso andare e affrontare la situazione nei migliori dei modi". Era solo un incoraggiamento, perché sapevo bene che il mio modo di vestire non avrebbe cambiato la mia situazione attuale.

Quando arrivai a destinazione, "L'ora del caffè", lo vidi subito, ancor prima di entrare.
Era seduto all'interno e leggeva un giornale, da esso spuntava un cappello a borsalino. Fu quello a confessare l'identità dell'uomo dietro il giornale, poiché la sua faccia in quel momento fosse nascosta completamente dai fogli di quest'ultimo, che stava fermo tra le sue mani salde.
«Giulio» dissi, nel tentativo di richiamare la sua attenzione, nel momento in cui entrai all'interno del bar. Mi sedetti al suo tavolo, di fronte a lui, ancor prima che Giulio richiudesse il giornale. Non aveva distolto la sua attenzione da quegli articoli.  Aveva soltanto emesso un suono senza nemmeno aprire le labbra, era un "mmm", ma quel verso sapeva più di "che vuoi? Non lo vedi che sto leggendo un articolo importante?"
Nell'attesa che Giulio posasse quel dannato giornale, chiamai il cameriere e ordinai.
Quando finalmente lo ripiegò per appoggiarlo al tavolo, la sua faccia indossò una strana espressione, come di stupore, come se non avesse capito che io fossi lì di fronte a lui, poi sorrise.
«Come ti senti Stefano? Mi hai fatto preoccupare ieri sera».
«Ma no tranquillo, ora sto bene, grazie». Poi ricambiai quel suo interessamento alla mia salute con un sorriso, come per ulteriore conferma.
«Sono contento».
Con la mano sinistra, spinse più a lato il giornale, e appoggiò i gomiti sul tavolo.
«Il lavoro come sta andando?»
«Non va». Non era certo quello che volevo fargli intendere. Mi ero promesso di dirgli che stavo iniziando o che almeno avevo un progetto, oppure una misera idea, ma la verità era quella e sfuggì dalle mie labbra prima ancora che il mio cervello ne approvasse l'idoneità.
«Ah. Serve un'idea eh?»
«Già».

Distolsi il mio sguardo da lui, per dedicarlo fuori dalle vetrate di quel bar. Era una mattinata affollata. Aveva piovuto all'alba ma ora dell'acqua che era scesa dal cielo, ne restava soltanto l'asfalto umido.
In quel momento passarono accanto al mio sguardo perso nel vuoto, persone che venivano dalla destra e dalla sinistra del bar, andando in direzioni diverse, ognuno per la propria meta, ognuno con la sua strada e i suoi impegni. Era come se nel mio cammino avessi trovato qualcosa di grande, che ostacolava il mio percorso, non lasciandomi proseguire. Me ne resi conto, e pensai che forse era giunto il momento di lasciare perdere la scrittura. Magari non era destino. Ero soltanto stato una scintilla diventata fiamma, che si era consumata troppo rapidamente.
Ad un tratto i miei pensieri furono interrotti. Non da Giulio, ma da quello che vidi tra la folla. Due passanti attirarono la mia attenzione. Camminavano mano per mano, mentre parlavano e sorridevano. Riconobbi subito i suoi lunghi capelli, e quel viso tanto grazioso. Il suo sorriso, che un giorno riempiva il mio cuore di gioia, mentre in quel momento uccise ogni singolo sentimento dentro di me, senza pietà.
«Tutto bene?»

Mi voltai verso Giulio dopo aver sentito la sua voce, accorgendomi che la mia vista era diventata appannata, come la sera prima dopo essermi svegliato da un sonno alcolico. Portai la mia mano destra verso gli occhi e con l'indice sull'occhio sinistro e il pollice su quello destro, li asciugai, prima che da questi iniziassero a scendere lacrime. Strofinai un po', fino a quando non fui certo che non sarebbe successo, poi senza rispondere mi voltai nuovamente, guardando all'esterno delle vetrate. Non li vidi più e non fui sorpreso, avevano proseguito per la loro strada, come anche gli altri passanti avevano fatto prima di loro, e altri ancora lo stavano facendo in quel momento. A parte me. Io ero fermo lì, con una meta in un punto irraggiungibile e senza alcuna speranza per poterla raggiungere.
«Scusami» dissi, prima di alzarmi e andarmene senza nemmeno salutare.
Quando fui fuori, respirai a pieni polmoni quell'aria umida che si alzava dall'asfalto ancora bagnato, e allungai il primo passo per andarmene mentre mi sentii chiamare da Giulio. Io non mi fermai. La sua voce suonò sconcertata, o meglio dire preoccupata. A me non passò per la testa il desiderio di rassicurarlo, ma solamente quello di andare lontano da lì, lontano da tutte quelle persone e riabbracciare la mia cara solitudine.

Eclissati Dall'ombraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora