Capitolo 8 Una pallina in cambio della salvezza

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... Poi vidi un oggetto e mi venne in mente qualcosa, un idea, che poteva risultare geniale o tremendamente stupida, comunque non avevo nulla da perdere e decisi di tentare.
«Martina aspetta... Ti piacciono i giochi hai detto? Anche a me piacciono, e tanto... Ora ho voglia di giocare, ti va di sfidarmi?»
«sfidarti a che tipo di gioco?»
«una caccia al tesoro»
«bellissimo mi piacciono le cacce al tesoro e cosa si vince?»
«ti spiego, ma prima metti giù l'accetta ok?» guardandomi con sospetto molló la presa lasciando cadere a terra l'ascia.
«bene» dissi sollevata «le regole sono queste nascosta in questa stanza c'è una pallina blu...» la pallina in questione era rotolata fuori dalla cesta dei giochi contro la quale ero andata a sbattere ed era finita incastrata dietro a una credenza, invisibile a chiunque non fosse nella mia posizione «se la trovo prima io tu mi lascerai uscire, se la trovi prima tu potrai àccettarmi»
«ok ok accètto... Cioè "accetto" con l'accento sulla E che vuol dire che voglio partecipare, non "accetto" con l'accento sulla A che vuol dire che voglio accettarti... Adesso ho detto "accettarti", nel senso che voglio ammazzarti anche se a dire il vero non è così...»
Capii che non avrebbe smesso se non l'avessi interrotta «ok Martina ho capito adesso iniziamo il gioco?»
Lei annuii e andó a cercare nella stanza.
Io andai subito dove c'era la pallina e la nascosi un una scatola di biscotti sul ripiano in alto della credenza.
Potevo prendere la pallina e dire a Martina di lasciarmi uscire, ma di due cose avevo paura:
1) Martina era completamente fuori di testa, avrebbe potuto non rispettare il patto.
2) casa non mi avrebbe fatta uscire a meno che non avessi trovato la chiave della porta.
Così decisi di approfittare di quel gioco per cercare la chiave.
A giudicare dalla serratura della porta la chiave doveva essere piccola e stretta, con una piccola parte leggermente rialzata sul lato.
Iniziai a cercare dalla cesta dei giocattoli rovesciata.
Intanto Martina stava correndo da una parte all'altra della stanza ridacchiando e lanciando dietro di se ogni cosa che trovava e che non era una pallina blu.
Nella cesta dei giocattoli non c'era nulla. Passai alle mensole sui muri, ma la mia ricerca non ebbe nessun risultato.
Dopo circa 10 minuti la stanza era sottosopra.
E ancora nessuno aveva trovato ciò che cercava. Così mi venne un altra idea.
«Martina sei mai uscita di qui?»
Lei si fermó di colpo.
«dopo l'incidente dei vecchi proprietari no... Ho pensato che era meglio rimanere qui, avrebbero potuto trovarmi i cattivi con il camice bianco» non mi fu difficile capire che "i cattivi" stava per psichiatri e che il "camice bianco" era la camicia di forza.
«stavo pensando... Ti andrebbe di venire via con me?»
Martina divenne tutta d'un colpo sospettosa «i cattivi con il camice bianco dicevano la stessa cosa quando mi venivano a prendere...» poi il suo sguardo mutó in un espressione di rabbia «ho capito... Anche tu sei come loro»
«no no Martina, io sono come te. Sono stata strappata dalla mia vita da una persona cattiva che mi ha chiusa in una casa immensa piena di stanze e trabocchetto mortali, io voglio solo tornare a casa mia dalla mia famiglia, ma per farlo ho bisogno della chiave per aprire quella porta» la indicai con l'indice prima di continuare «sai per caso dov'è? Perché se lo sai potremmo andarcene insieme»
La sua espressione mutó ancora, adesso sembrava diffidente, ma anche curiosa e interessata.
«e potrei vivere a casa tua?» mi domandó.
«se vuoi si... Volentieri» mi dispiaceva mentirle, ma era l'unico modo per uscire di li.
«certo che voglio» inizió a saltare, poi si fermo e mise una mano della tasca dei jeans «questa è la chiave per uscire dalla porta»
Tirai un respiro di sollievo, appena la vidi. Fortuna che mi era venuta quell'idea, altrimenti cercarla sarebbe stato inutile. Era piccola e tondeggiante.
«perfetto dammela così posso aprire la porta» allungai la mano per prenderla, ma lei chiuse il pugno e ritrasse il braccio.
«no no non sono mica sciocca, se la do a te, tu aprì la porta e mi lasci rinchiusa qui»
«ok allora apri tu»
Martina si avvicinó alla porta, infiló la chiave nella serratura e fece due giri.
Appoggió la mano sulla maniglia e, abbassandola, fece scattare il meccanismo interno e la porta si aprì.
«finalmente la libertà» disse mentre osservava lo spiraglio di luce che giungeva da dietro la porta «e me la godrò da sola... Addio» accadde tutto molto in fretta, Marina spalancó la porta, uscì e la richiuse dietro di se.
Con uno scatto corsi e mi aggrappai alla maniglia per cercare di riaprirla mente urlavo «nooo hai bisogno del mio aiuto, morirai se rimarrai da sola in quella casa senza conoscere le regole, APRIMIII» ma le mie urla non servirono a nulla, perché sentì la chiave ruotare due volte nella serratura e sigillarmi di nuovo all'interno della stanza.
«cazzo» mi misi le mani nei capelli e mi guardai intorno, ma c'era una porta e una chiave. Niente chiave, niente porta aperta.
Anche se sapevo che non c'erano altre vie di uscita oltre alla porta difronte a me, mi misi a cercare sui quattro lati della stanza, dietro i mobili, sotto al tavolo e alle sedie, dietro al divano e alle poltrone... Ma non trovai nulla.
Mi sedetti a terra appoggiata al muro e, involontariamente, iniziai a piangere; portai le gambe contro il petto e le circondai con le braccia.
Appunto importante: mai fidarsi delle persone che incontri nella Casa.
Mentre sbattevo ripetutamente la testa sulle ginocchia mi pentivo di essermi fidata così tanto di una persona che non conoscevo e soprattutto fuori di testa.
Poi vidi qualcosa.
Uno zaino in pelle, a un metro da me, appoggiato al muro.
Lo presi e stavo per aprirlo, poi mi ricordai una delle regole di quel gioco della morte: "Nelle stanze qualche volta troverete degli zaini con all'interno cose che potrebbero esservi utili o cose che potrebbero uccidervi, a voi la scelta..."
Non mi fu difficile prendere quella scelta.
Se lo aprivo e c'era qualcosa che mi avrebbe uccisa, semplicemente sarebbe stato un accelerare l'inevitabile.
Se invece c'era qualcosa che poteva essermi utile avrei avuto la possibilità di uscire dalla stanza.
Decisi, quindi, di aprire lo zaino e rischiare.
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SPAZIO AUTRICE:
Ciao a tutti. Questo capitolo so che non è il massimo... Anzi a me non mi piace proprio, ma non avevo idee.
Grazie all'unico lettore che ha votato lo scorso capitolo e lo ringrazio se avrà voglia di leggere anche questo e di votarlo.
Buona giornata
~Linda

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