Capitolo 2 La sala d'attesa

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Aprii gli occhi, ero stesa su un tappeto rosso in una stanza che sembrava una sala d'aspetto. C'erano dei tavolini tondi con qualche sedia, erano coperti da una tovaglia giallo spenta, al centro c'era un vaso con una rosa rossa. Io ero stesa davanti a una vecchia cassapanca e da li riuscivo a vedere un tavolo, come quelli dei bar per preparare cocktail, sulla destra che continuava lungo alla parete di fronte a me e che terminava alla mia sinistra, però gli scaffali erano vuoti. Ma la cosa che più mi preoccupava era l'assenza di una porta.

Non ero sola nella stanza, c'era una ragazza che poteva avere la mia età, capelli ricci neri, che si agitava andando di persona in persona a chiedere dove si trovava.

Un ragazzo sui trent'anni capelli ramati e pelle chiara che tentava di consolare la ragazza riccia.

E un uomo di mezza eta grasso e con due enormi occhiali a goccia appoggiati sul naso.

«cosa sta succedendo? Dove siamo?» domandai

«é quello che ci chiediamo tutti da un po» fu il ragazzo a rispondermi

«io sono il primo ad essere arrivato» disse l'uomo grasso «e ho urlato con tutte le mie forze per chiedere aiuto e...» fece una pausa come se gli costasse energia anche solo parlare

«E cosa?» chiesi impaziente

«qualcuno mi ha risposto»

«cosa ti ha detto?» dissi ancora più impaziente

«ve lo farò sentire...» prese fiato e urlò «FACCI USCIRE»

Una voce calda rispose «mancano altri concorrenti»

«ecco avete sentito ripete sempre e solo questo» l'uomo si sedette su una sedia «piacere sono Roberto» gli diedi la mano poi arrivo anche la riccia che tra i singhiozzi disse «io mi chiamo Louise» poi arrivo il ragazzo «io mi chiamo Mattia»

«piacere io sono Cristina» dissi mentre stringevo la mano a tutti.

Passarono ore, minuti, secondi nessuno seppe dirlo, quando il buio invase la stanza «noo non di nuovo» era la voce di una donna quindi era Louise ad aver urlato.

Quando le luci si riaccesero, al centro della stanza c'era una bambina. Poteva avere non più di 7 anni. Aveva dei bellissimi capelli rossi legati in due sottili trecce che scendevano su ogni spalla. Occhi grigi come pezzi di ghiaccio e pelle chiarissima, quasi bianca. Portava un paio di occhiali verdi tondi sul piccolo nasino. Era vestita con un vestitino rosa bianco e delle ballerine nere.

Mi avvicinai a lei, prima di arrivarle vicino però si alzo in piedi corse in un angolo, si guardò attorno e scoppiò in lacrime.

«ciao piccola non avere paura, non voglio farti del male, come ti chiami?» le domandai

«E...Eli» balbettò

«io mi chiamo Cristina, posso sedermi qui vicino a te?» la bambina annuì. Non feci in tempo a sedermi che mi saltò in braccio piangendo «voglio la mia mamma... Ero... Ero al parco che giocavo con Manuele e ho visto una porta... Poi era tutto buio... E qui ci sono tante facce che non conosco... Voglio la mia mamma»

«tranquilla Eli tra poco tornerai da lei» mentii

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