Capitolo 9 Il demone rosso

766 52 33
                                    

Slegai con attenzione e mano tremante la corda che chiudeva lo zaino.
Raccolsi quel poco di coraggio che ancora mi accompagnava, ingoiai l'aria perché la bocca era completamente asciutta e lentamente aprì lo zaino cercando di sbirciare al suo interno per sapere cosa conteneva prima che fosse aperto, ma non riuscì a vedere nulla così trattenendo il fiato e tenendo le palpebre serrate lo aprì completamente.
Mi ci volle un po per capire che ero ancora viva e per riaprire gli occhi.
Dentro allo zaino c'era un telecomando con due pulsanti tondi, uno rosso e uno blu. Nient'altro.
Girai e rigirai il telecomando su se stesso, cercando di capire quali fossero le funzioni dei due pulsanti, ma, come c'era da aspettarsi, niente lasciava trasparire indizi sul suo utilizzo.
A cosa potevano servire quei pulsanti? Casa aveva detto che il contenuto degli zaino avrebbe potuto o uccidermi o salvarmi la vita. Quell'oggetto mi avrebbe uccisa o salvato la vita? Quale pulsante dovevo premere? Magari uno era il pulsante, potremmo dire, buono, mentre l'altro il cattivo. Se era così allora quale era quello buono? E i colori significavano qualcosa? Troppe domande correvano, come cani a cui si è sganciato il guinzaglio, nella mia testa, troppo piccola per contenerle tutte; così premevano contro le pareti e battevano sulle mie tempie provocandomi un tremendo mal di testa.
Mentre pensavo a tutto questo mi resi conto che non avevo più lo zaino di scuola, non che fosse importante, ma li dentro c'erano moltissime cose che volevo tenermi vicine, come la foto della mia famiglia.
Mi guardai intorno nella stanza senza muovermi dalla mia posizione, ma non notai nessuno zaino verde fluo. Per trovare la pallina blu Martina aveva messo a soqquadro la stanza quindi poteva essere finito dietro qualche mobile o schiacciato sotto qualcosa.
Decisi di cercarlo mentre nella mia tesa provavo a mettere in ordine tutte quelle domande e, magari, trovare anche qualche risposta.
Trovai il mio zaino dietro a un tavolino rovesciato nella parte più buia della stanza. Poi tornai lentamente, strisciando i piedi verso lo zaino in pelle e il telecomando. Presi di nuovo in mano quest'ultimo. In quel minuto che ci avevo messo per trovare lo zaino, avevo ragionato molto su ciò che dovevo fare. La soluzione a cui ero giunta era che quella era la mia unica speranza, l'unico, anche se debole' spiraglio di luce che attraversa le persiane. E io avevo deciso di seguirlo.
Dopo aver osservato con malinconia e tristezza la foto della mia famiglia incollata sul diario mi misi lo zaino in spalla, mi misi in piedi in mezzo alla stanza e poggiai il dito sul pulsante rosso. O era meglio quello blu? Il dubbio tornó a martellare sulle mie tempie. Ma ero stanca di quel mal di testa, respinsi il dubbio premendo il primo pulsante che trovai. Quello rosso.
L'unica, debole luce che illuminava la stanza si spense, poi si riaccese, poi si spense ancora è continuó così a intermittenza.
Qualcosa di viscido mi sfioró la caviglia velocemente. Feci un salto accompagnato da un urlo strozzato in gola dalla paura quando una mano gelida mi sfioró il braccio sinistro facendo partire un onda di brividi in tutto il corpo.
Dopo il salto, appena i miei piedi toccarono terra di nuovo, non si poggiarono su una superficie piana, ma su qualcosa di tondo, che mi fece scivolare e finire a terra.
Voltai la testa a destra e a sinistra velocemente sfruttando i pochi secondi di luce per capire cosa mi aveva sfiorata. Poi quando il buio tornó qualcosa mi toccó i capelli. Visto che questi non erano più lunghi, ma tagliati a caschetto, quella "cosa" sfioró la pelle del mio collo e potei sentire qualcosa di rugoso e freddo.
Non avendo le forze per reggermi in piedi gattonai in avanti cercando di scappare dall'essere dietro di me. E urlavo. E piangevo. E stavo morendo di paura.
Nella caduta il telecomando era voltai chissà dove. Non avevo premuto il pulsante giusto probabilmente.
La luce continuava a andare e venire. All'inizio a intervalli regolari, ora invece a volte la luce durava più del buio e viceversa.
Per un po non successe nulla. Avevo ancora le lacrime che scendevano ininterrottamente dagli occhi, il cuore che batteva così forte che sembrava volesse uscirmi dal petto e ormai ero andata in iperventilazione, ma, per fortuna, la mente era ancora lucida e mi guardavo intorno vigile.
Improvvisamente, nel tratto di luce che aveva seguito uno di buio particolarmente corto, in un angolo della stanza apparve una figura alta e scarna, coperta da un mantello che strisciava per terra e col volto nascosto sotto un cappuccio nero. Dalle maniche uscivano due mani dalle dita palmate, ricoperte di scaglie rosse, come quelle dei draghi. Urlai. Così forte mi sembró di aver sputato fuori le corde vocali. Volevo spostarmi, cercare qualcosa con cui difendermi, proteggermi o ripararmi, ma ogni muscolo del mio corpo era paralizzato dal terrore.
Sperai che la luce non andasse via mai, per poter continuare a tener d'occhio quella figura terrificante, ma il mio desiderio non venne esaudito. La luce si spense di nuovo. Rimasi vigile con tutti i sensi, anche con la vista, anche se non avevo gli occhi dei gufi che potevamo vedere di notte.
Quando la luce si riaccese la figura era scomparsa. Questa volta la luce duró meno di un secondo, e appena si spense di nuovo sentì due mani arrivare da dietro di me è attorcigliarsi attorno al mio collo. Tentai di urlare, ma queste si strinsero bloccandomi l'urlo in gola.
Graffiai con le unghie per cercare di liberarmi, ma, quelle scaglie erano come coltelli affilati e mi stavo tagliando le mani.
Quella volta il buio mi sembró durare un eternità, anche se dovevano essere passati pochi secondi, prima che la luce tornasse.
Appena la lampada si riaccese le mani scomparvero da attorno al mio collo. Ma accadde tutto nel miliardesimo di secondo che si trova a tra la lue e il buio. Le mani erano come scomparse, non avevano sentito che mollavano la presa e si errano allontanate, si erano propio dissolte, come se avessero perso consistenza.
Una parte del cervello mi costringeva a non muovermi, paralizzando i miei muscoli, tenendomi ancorata al terreno, l'altra parte del cervello mi diceva di spostarmi da li finché potevo.
Decisi di seguire il consiglio della seconda parte e gattonai inciampando nelle mie mani e nelle mie gambe fino al muro.
Ci arrivai prima che la luce si spegnesse di nuovo. Il buio, per mia enorme fortuna, duró meno di un secondo e quando la luce si riaccese vidi la figura incappucciata china con le mani a conca cavanti a se, ferma nel posto dove un secondo prima c'ero io.
Lasció cadere lungo il corpo le braccia. Ora che lo vedevo bene mi accorgevo che le braccia erano sproporzionate al resto del corpo, erano troppo lunghe, arrivavano quasi a toccare terra. Inoltre mi accorsi di un altra cosa. Potevo vedergli attraverso. Attraverso il suo corpo vedevo l'altro lato della stanza, come se quella figura fosse un fantasma. Eppure quando mi aveva presa per il collo non sembrava affatto una creatura fatta di gas o qualunque materiale formi i fantasmi, era qualcosa di solido, concreto e toccabile.
Ero troppo terrorizzata però per cercare di trovare una soluzione logica.
La figura si voltó lentissimamente verso di me. Sembrava andasse a rallentatore. Poi la lue si spense di nuovo e nella tenebra tiuscì a vedere una luce rossa provenire da terra, non troppo distante da me.
Mi mossi velocemente e la raggiunsi.
Appena afferrai l'oggetto dal quale proveniva quella luce la lampadina si riaccese.
Prima di cercare di capire cosa fosse, mi voltai a controllare la posizione della figura. Era praticamente nel posto in cui mi trovavo un secondo prima con le braccia tese verso l'alto in posizione di attacco. Probabilmente se non mi fossi spostata quelle braccia sarebbero arrivate dritte su di me.
La figura inizó a abbassare sempre con molta calma e lentezza le braccia. Ma perché quando c'era buio era concreto e si muoveva come un fulmine, mentre quando c'era la luce sembrava un fantasma e si muoveva pianissimo? Forse era una creatura della notte. Ma queste sono tutte riflessioni che feci dopo. Sul momento la mia testa era da tutt'altra parte.
Tornai a guardare l'oggetto nelle mie mani. Era il telecomando e ora nel pulsante rosso c'erano dei numeri... 12... 11... 10... Un conto alla rovescia, ma per cosa.
Troppo presa da quei numeri e dalla sensazione che la figura si stesse avvicinando non mi ero accorta che il telecomando era molto più caldo di prima.
9... 8... 7... La luce si spense di nuovo. Ora avevo capito che non dovevo stare ferma. Iniziai a gattonare velocemente alla cieca per la stanza e sbattei contro un muro.
6... 5... 4... La luce si riaccese dandomi modo di osservare contro cosa avevo sbattuto e mi resi conto che era la porta.
Dovevo pensare in fretta. Quali oggetti avevano un conto alla rovescia? Il microonde? Impossibile. Il conto alla rovescia prima del nuovo anno? Quello prima della partenza di un missile? No e no tutte e due impossibili. Una bomba? Possibile.
3... 2... Lasciai la bomba accanto alla porta. La luce si spense ancora.
Dovevo trovare il modo per proteggermi dall'esplosione della bomba, ma soprattutto dal terremoto che essa creerà.
Cosa dicevano i fogli appesi sulla porta della scuola che io non avevo mai letto? Ora mi pentivo di questo. Se li avessi letti avrei saputo come sopravvivere a un terremoto o a un inondazione.
Cercai di fare comunque con le mie conoscenze.
1) niente panico
2) trovare qualcosa di solido con il quale proteggermi.
3) per scampare a un terremoto mettersi sotto lo stipite di una porta o un banco.
Quando la luce tornó divenni stranamente attiva. Spinsi un tavolo contro al muro e lo sigillai il lato rivolto verso la bomba con un secondo tavolino rovesciato. Sembrava un fortino, anche se scoperto a destra e a sinistra. Mi ci misi sotto, o dietro, dipende dal punto di vista, e attesi che la boma esplodesse.
1... 0... BOOOOOM
L'esplosione fece salare tutto nella stanza. Per fortuna la bomba era solo una e nemmeno troppo grande così non aveva tirato giù la casa. L'impatto dell'esplosione spinse tutto verso di me è sopra di me, per fortuna ero protetta dai tavoli.
Quando tutto si tranquillizzò attorno a me decisi di uscire.
E vedi che la porta era saltata creando un grosso buco nella parete, e oltre a questo vedevo il corridoio. Ora finalmente c'era una via d'uscita.
---------------------------
SPAZIO AUTRICE:
Ciaoo a tutti cari lettori :)
Allora vi ho spaventati? Almeno un pochino?
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Non è il capitolo migliore forse, però almeno ho pubblicato :)
Lo so dovevo farlo ieri, è il sabato che di solito posto i capitoli, chiedo scusa per il ritardo.
Grazie mille a tutti (anche se pochi, ma come si dice: pochi ma buoni) quelli che mi seguono e leggono questa storia 💖💖💖💖
Buonanotte a tutti 😘
~Linda

La casa maledettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora