Capitolo 4 La prima porta

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Mi ritrovai in un corridoio tutto dritto, non si vedeva la fine, i due lati erano completamente spogli.

«Cri? Perché mi hai lasciata? Me lo avevi promesso...» la voce veniva da dietro le mie spalle, era la voce di Eli. Ero felicissima, stavo per voltarmi poi mi fermai.

"Cos'aveva detto la Casa? Se ti volti morirai"

«vieni tu qui davanti» le dissi. Nessuna risposta. Fortuna che non mi sono girata altrimenti sarei morta ancor prima di iniziare.

Il corridoio era illuminato da delle luci sul soffitto, ma c'è ne era una ogni dieci metri e ed era in penombra e sembrava di essere in un film horror.

Camminai tra i due muri completamente spogli per molto... Camminare non è proprio il termine giusto, diciamo che stavo correndo perché il fatto di non potermi girare mi terrorizzava e non vedevo l'ora di trovare una porta, almeno non sarei più dovuta stare in quel tetro corridoio.

Finalmente vidi in lontananza sulla destra la mia prima porta. Prima di entrare mi fermai un secondo per prendere fiato dopo la corsa, e a cercare di far smettere la gola di bruciare. Mi serviva dell'acqua, avevo corso troppo e ora morivo di sete. Ma li in giro di acqua nemmeno l'ombra. Appena mi risistemai un po' presi un bel respiro, misi la mano sul pomello e aprii lentamente.

Da dentro proveniva una luce azzurra e una folata di vento gelido mi fece tremare. Quando la porta fu spalancata mi trovai difronte una caverna di ghiaccio enorme e circolare, le pareti sembravano molto spesse e dal soffitto prendevano stalattiti di ghiaccio, era bellissima e nonostante fosse una grotta era illuminata, probabilmente la luce proveniva da dietro quelle spesse pareti e il ghiaccio la rifletteva, aumentandola anche grazie alla forma a cupola della stanza. Almeno questo è quello che penso, non ne posso essere certa.

Camminai verso il centro della cupola

"La Casa ha detto che mi è impedito voltarmi nel corridoio, non ha parlato delle stanze"

Feci di nuovo un lungo respiro e sperai di non sbagliarmi.

Chiusi gli occhi e mi girai di scatto come se volessi sorprendere la Casa o chiunque fosse a capo di quel gioco della morte.

Aprii gli occhi: ghiaccio! Ero ancora viva... Ma dov'era la porta? La porta da cui ero entrata era scomparsa. Ero rinchiusa e stavo congelando. Le dita stavano diventando violacee, e i denti iniziavano a battere. Inoltre ero vestita per la scuola, per la fine delle scuola, era maggio e faceva caldo quindi niente canottiere, una mezza manica, jeans leggeri e all star bianche... non era l'abbigliamento ideale. Dovevo trovare in fretta un uscita o sarei morta assiderata.

Nelle pareti c'era qualcosa, non riuscivo bene a capire di cosa si trattasse perché erano molto in profondità, ma distinguevo vagamente forme nere che assomigliavano a corpi.

Le sagome erano tutte uguali, in posizioni diverse, ma la forma era la stessa... Tutte tranne una.

Questa era un rettangolo perfetto, inoltre si distingueva bene che era di un colore rosso fuoco.

Pensiero 1: è la porta...

Pensiero 2: ora devo riuscire ad arrivarci...

Pensiero 3: non ho nulla con cui scavare nel ghiaccio

Pensiero 4: sono morta

Scoraggiata mi sedetti a terra e ripetei a me stessa "troverai una soluzione, sei furba"

Ma il tempo passava e ancora non mi era venuta una di quelle idee brillanti che hanno i protagonisti dei film: gli serve un oggetto? Dopo poco o lo trovano o lo costruiscono con materiali che hanno a disposizione...

Bene a me serviva un piccone, ma di trovarlo non se ne parlava.. e di costruirlo con cosa? Col ghiaccio? E anche se così fosse come staccavo un pezzo di ghiaccio dalle pareti?

Poi mi venne l'illuminazione: lo zaino, ma certo, io avevo ancora lo zaino.

Mi rimproverai di essere stata così stupida poi lo apri in fretta e furia, presi l'astuccio e tirai fuori il mio righello di ferro, quelli che se cadono fanno un rumore tremendo...

Ma appena lo presi in mano mi resi conto che non sarei mai riuscita a scavare tanto da arrivare alla porta, dovevo fare un passaggio alto almeno 1,70 (la mia altezza) e largo almeno mezzo metro per permettermi di passare, e la porta sembrava lontana un bel po... Almeno una decina di metri mi separavano da lei.

Non c'è l'avrei mai fatta... Oh magari potevo anche riuscirci, ma ci sarebbero voluto mesi e io avevo bisogno di cibo, acqua... Ma prima di questo mi avrebbe uccisa il freddo.

Cosa potevo fare?

La casa maledettaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora