Capitolo 7 Una pazza con l'accetta

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Aprì gli occhi, ma avrei preferito rimanere priva di sensi perché il mio risveglio fu terribilmente doloroso.
Non avevo ancora messo a fuoco tutto ciò che mi stava attorno, però percepivo che qualcosa, probabilmente corde, mi costringevano a una sedia. Il mio corpo era immerso in un liquido tranne la testa e questo liquido bruciava ogni parte sulla mia pelle, in particolare dove c'erano i grafi del mostro.
«non muoverti, non parlare e risparmia l'aria» disse una voce. Non capì la provenienza.
«chi e dove sei?» dissi strizzando gli occhi cercando di mettere a fuoco le immagini.
«ma sei sorda? Sei in una gabbia di vetro, immersa fino al collo in un liquido che probabilmente non conosci e con solo pochi minuti di ossigeno e tu li sprechi in questo modo?»
Ora i miei occhi riuscivano a mettere a fuoco.
Il liquido in cui ero immersa era rosso come il sangue e mi arrivava poco sotto il mento e qualche millimetri sopra alla mia testa c'era la lastra di vetro che chiudeva la scatola.
Voltai la testa per cercare di capire chi aveva parlato, la stanza attorno a me era buia, c'era solo una luce potente sopra la scatola di vetro in cui ero rinchiusa quindi non riuscivo a vedere colei che aveva parlato.
«mostrati» dissi
«povera bambina sciocca non capisci che non devi parlare ihihih altrimenti... Questo lo sai daiii...» la voce era quella di una donna, sottile come quella di una bambina, lenta e con cambi di tono tipici dei matti.
La donna fece quel che passo avanti e entró nel fascio di luce.
Poteva avere 40 anni, aveva lunghi capelli ricci che le scendevano davanti alla faccia in modo disordinato. La pelle chiara come quella dei morti, braccia esili sotto una maglia nera e gambe magre coperte dai jeans neri. Ai piedi portava delle all star nere... Le mie all star nere. Mi resi conto in quel momento di non avere più le scarpe.
Alzai il piede per cercare di guardarlo sotto il mare rosso.
«mi piacevano le tue scarpe... Così te le ho prese ahahah» disse prima alzando le spalle e poi ridendo come una matta per la sua "battuta".
«perché mi hai messa qui dentro?» le domandai cercando di mantenere la calma, il fianco che bruciava, ma non come all'inizio, sembrava stesse passando. Purtroppo non riuscivo a vederlo perché ero legata.
«percheeee...»inizió a girare attorno al cubo di vetro «Perchee... Perché sono una brava ragazza» si mise di nuovo davanti a me «e le brave ragazze aiutano le persone in difficoltà ihihih» gesticolava molto e ogni parola creava una nuova espressione facciale. Ce la vedevo benissimo come moglie di Jack del film Shining.
«ok..» l'aria iniziava a mancare «ora sono in difficoltà, perché non mi aiuti?»
«perché mi voglio divertire» disse facendo un piccolo salto a ogni parola, come una bambina che fa i capricci perché la mamma non le ha comprato la bambola che voleva.
«allora non sei una brava ragazza» dissi e feci un finto sguardo triste.
«invece lo sonoooo... Sei cattiva con me ti ho anche curato la ferita»
I effetti era vero, me ne accorsi solo dopo le sue parole, il fianco non mi faceva più male.
«è vero... Ma... C'era... Bisogno... Di... Immergermi... Tutta?» ormai non respiravo più, l'ossigeno era stato sostituito dall'anidride carbonica.
«sii così potevo vederti soffocare e poi liberarti...» uscì dal fascio di luce e tornó qualche secondo dopo con una accetta.
«nooo.. C-cosa... Fai?» chiesi leggermente terrorizzata. Chiusi gli occhi.
Un rumore fastidioso di vetri rotti, una lastra pesante sulla mia testa il pavimento che mi arriva addosso la mano schiacciata tra la sedia e il pavimento... Dopo una serie di cose spiacevoli giunse qualcosa di piacevole: un aria fresca e ricca di ossigeno mi invase le narici e ridiede colore alle mie guance.
La vista tornó normale e riuscii dalla mia posizione (stesa a terra su un fianco) a vedere le gambe della donna. Stava saltando e girando su se stessa cantando una canzoncina: solo buona, sono dolce, sono sana non malata... alla faccia tua dottor John ahahaha
E scoppiava a ridere piegandosi su se stessa ripetutamente.
«mi daresti una mano?» le dissi rassegnata alla sua completa pazzia.
«certo subito»
La vidi riprendere l'accetta che aveva lasciato cadere a terra.
«Nonono... Non con quella, mi stacchi un arto, slega i nodi con le mani»
Inaspettatamente fece quello che le avevo detto.
Quando la sedia fu staccata da me mi diede una mano ad alzarmi per cercare di non scivolare sulla sostanza rossa e ricadere sui vetri rotti e mi accompagnó fuori dal fascio di luce. Vedevo la stanza attorno a me abbastanza bene nonostante fosse illuminata da una sola luce.
La donna di sedette su un divano e io la imitai.
«ti ho trovata sulla soglia di casa mia... Beh questa non è proprio casa mia... Diciamo che i vecchi proprietari hanno avuto un piccolo incidente e...» attese un secondo per poi dire la frase seguente velocemente «sono caduti dalle scale... Non è stata colpa mia, eravamo tutti e tre sul pianerottolo delle scale, loro mi stavano dicendo di uscire dalla loro casa, non so perché... Oh... Forse perché ero entrata senza permesso?... poi improvvisamente erano ai piedi delle scale con la testa frantumata...» fece spallucce prima di continuare «tornando a te... ti ho trovata sulla soglia di casa mia con quella brutta ferita al fianco e ho pensato: "Martina, non puoi lasciarla li, morirà dissanguata" così sono andata a comprare tantissimo mercuriocormo, che fa cicatrizzare in fretta le ferite, l'ho mischiata con altre cose che avevo comprato, ovviamente tutto con i soldi dei due tipi morti, e i ci ho immersa dentro... Non posso farci niente, io sono fatta così, mi piace giocare»
Mi resi conto di stare nella stessa stanza con qualcuno completamente fuori di testa.
«va bene Martina grazie mille, ma io dovrei andare, vedi la mia mamma mi aspetta e...» fui interrotta da Martina che si era alzata in piedi di scatto. La imitai.
«ma se tu te ne vai dopo io con chi gioco?» aveva iniziato a fare qualche passo verso di me.
«non lo so...» dovevo raggiungere la porta, mi guardai intorno scrutando nella semioscurità, poi finalmente la vidi. Mi voltai e corsi verso di essa. Mi aggrappai alla maniglia... Chiusa
«Casa ti prego...» supplicai.
«vuoi andare via vero? Ahah non hai capito tu starai qui con me per sempre perché io sono così sola... E se vuoi starci da viva bene, altrimenti ci starai da cadavere»
Martina raccolse l'accetta da terra e avanzò lentamente verso di me.
Indietreggiai e andai a sbattere contro un porta oggetti. ciò che c'era al suo interno si rivesció sul pavimento. Presi la prima cosa che mi ritrovai in mano per difendermi.
Quando mi resi conto di ciò che avevo preso mi misi a ridere. Una mazza.
Mi sembró di essere nel film Shining, la buffa scena dove Wendy è sulle scale con la mazza e Jack le dice che le vuole spaccare in due la testa... Forse solo a me quella scena a fatto ridere...
Ma con una mazza contro un'accetta non ci facevo gran che. Dovevo trovare la chiave della porta. Poi vidi qualcosa che avrebbe potuto farmi uscire da li...
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SPAZIO AUTRICE:
Ciaoo scusate il ritardo ma sono stata occupata e poi malata.
Spero che questo capitolo vi piaccia
~Linda

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