Io e mio fratello camminavamo nel corridoio sperando di non trovare mai la quarta porta. Era così tranquillo quel corridoio, le pareti erano rosse, ma la carta da parati non era rovinata e inquietante come quelle degli scorsi corridoi. Le luci sulle pareti erano situate a intervalli regolari non molto distanti, e non lasciavano in penombra quello spazio angusto rendendolo ancora più angusto, ma riuscivano quasi a renderlo accogliente!
Mentre camminavamo affiancati guardando sempre avanti mi ritrovai a pensare da quanto tempo fossi rinchiusa li dentro. Era difficile dirlo visto che non avevo orologi o una qualunque stella ad aiutarmi. Facendo una botta i conti e moltissime approssimazioni pensai di essere nella Casa da circa tre giorni.
Nonostante quella fosse un dato molto vacillante una domanda mi sorse spontanea -ho mai mangiato qualcosa?-
Con quella domanda rivolta solo a me stessa tolsi Federico dalla pace dei suoi pensieri.
-c... Cosa?- balbettó.
-tu sei qui da poco, ma hai mai mangiato? O dormito? O bevuto? O almeno hai mai patito uno di queste tre cose?-
Vidi con la coda dell'occhio Federico pensarci un secondo, poi scosse la testa.
-nemmeno io, e sono tre gironi che non mangio e non bevo, eppure non sento l'esigenza di nessuno di queste due necessità primarie- ero dubbiosa, una cosa del genere non poteva essere possibile, come non poteva essere possibile che un militare della seconda guerra mondiale fosse nel 2015 e come non era possibile che esistessero uomini pesce e altri mostri. Dopo queste considerazioni decisi di accantonate quest nuova stranezza che si andava ad aggiungere alla mia lista di "cose impossibili eppure sembra che qui dentro siano possibili", e pensare a qualcosa di più utile. Mi tornarono alla mente le ultime parole di Casa "voglio darvi un consiglio: quando sarete nel corridoio pensate".
-cosa pensi volesse dire?- domandai noncurante nemmeno specificando il soggetto.
-ci savo pensando anche io- era incredibile come ci capissimo velocemente. Forse fin troppo velocemente.
-secondo me non dobbiamo soffermarci molto su ciò che significa, pensiamo e basta- dissi mentre cercavo di capire se quella in lontananza, appoggiata al lato destro del corridoio fosse la porta.
-ma a cosa?- mi domandó Federico. Feci spallucce avevamo raggiunto la quarta porta e non avevo voglia di entrarci.
Casa ha voluto darci una mano, se solo riuscissi a risolvere quest'altro enigma prima di entrare... Forse saremmo avvantaggiati. Pensai mente appoggiavo la mano sul pomello della porta.
-pronto?- domandai a Federico.
-prontissimo-
Sospirando feci ruotare su se stesso il pomello e spalancai la porta.
Ci ritovammo in una stanza molto grande.
Era tutta vecchio stile. Il pavimento in mogano veniva messo in risalto dalle pareti ricoperte da carta da parati color crema con alcuni decori beige.
Sulla parete opposta a quella dove si trovava la porta vi erano quattro finestre coperte da tende rosse che filtravano la luce del sole creando dei chiaroscuri sul pavimento delicati ma devo dire molto chic. La stanza era in penombra a causa delle tende tirate e della poca illuminazione creata dalle laterne a olio appese ai muri a intervalli regolari.
La parete di sinistra era coperta interamente da una libreria piena di libri catalogati e divisi per genere, in ordine alfabetico e divisi per data di pubblicazione. Questo denotava un ossessione per l'ordine di coloro che vivevano in quella casa.
Sul lato destro, invece, c'era un letto con affianco un comodino e, ai piedi del leto, vi era una piccola scrivania (sempre e in legno) con difronte una sedia rossa in veltro.
Al centro della stanza, adagiato su un tappeto dello stesso colore delle pareti vi era un basso tavolino ovale, anche questo un mogano. Sopra c'era un posacenere trasparente così pulito c'è avrei potuto specchiarmi.
Il tavolino si trovava tra due poltrone ricoperte di finta pelle beige che si guardavano.
Una di queste era vuota, ma sull'altra vi era una donna.
Aveva i capelli lunghi e grigi legati in uno chignon intrecciato. Il voto era squadrato e con gli zigomi infossati. Il naso all'insù e la bocca non troppo un carne la rendevano attraente nonostante l'età avanzata.
Indossava un abito d'epoca. Era verde e pieno di ricami, pizzi e merletti che lo rendevano simile ai costumi di canevale da principessa che usavo quando ero bambina. A causa di tutte le balze del vestito non mi era possibile vedere se era magra o in carne, ma direi la prima osservandole le braccia. Erano più piccole delle mie, con sopra un po di pelle cadente, tipica delle donne anziane, ma il polso era minuscolo e scavato.
Le mani erano serrate attorno ai braccioli della poltrona e le lunghe unghie decorate in tinta con il vestito erano infilate nella finta pelle.
La sua pelle era bianchissima, anche se il volto aveva un leggero filo di trucco.
Attorno agli occhi c'erano molte rughe, abbastanza da farmi capre che aveva superato da un po la soglia dei 60 anni.
Li occhi erano azzurri, bellissimi, ma qualcosa li rendeva terirficanti: erano fissi su un punto e non accennavano a muoversi.
C'erano due possibilità: o era una statua di cera ed ero finita al museo delle cere di Londra, oppure era morta.
Mi portai una mano alla bocca subito dopo aver escluso la prima opzione e solo in quel momento mi resi conto di una cosa davvero stana.
Ma come cavolo ero vestita?
Indossavo un lungo vestito analogo a quello della donna sulla poltrona, ma il mio era rosso scuro con qualche merletto bianco.
Mi voltai verso mio fratello incuriosita da quel cambiamento d'abito, e vidi che lui era stupito quanto me.
Indossava dei pantaloni neri a rige sottili e verticali bianche, delle scarpe nere lucidissime, una camicia bianca con sopra un gilet marrone dalla cui tasca usciva un filo dorato che probabilmente apparteneva a un vecchio orologio. A circondare il suo collo esile c'era un farfallino nero.
I capelli erano laccati e spostati tutti da una parte. Era abbastanza buffo.
Ci osservammo leggermente divertiti dalla cosa, per qualche secondo, poi la nostra attenzione si spostó sulla donna morta.
Ci avvicinammo cautamente, ma non riuscimmo a raggiungerla perché la porta alle nostre spalle si spalancó facendo entrare un uomo alto con piccoli baffi e uno vestito come un vecchio agente della polizia.
L'uomo alto si rivolse a me e a mio fratello -ben arrivati signorina Holmes e signorino Watson-
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SPAZIO AUTRICE:
Salveeeeee come va? Che ne dite di questo capitolo? Troppe descrizioni? Noioso? Ditemi cosa pensate nei commenti se volete.
Adesso ho deciso di fare una cosuccia muahaha...
Alla fine di alcuni (o di tutti) capitoli vi metteró una domanda, se vi va di rispondere :) sono curiosa di sapere le vostre idee riguardo alla storia :)
La domanda di oggi è: secodo voi cosa intendeva Casa con quella frase?
Grazie a tutti quelli che leggono, votano e commentano questa storia, siete fantastici ❤️❤️
Baci ❤️❤️
~Linda
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La casa maledetta
Mystery / ThrillerUna porta. Una casa. Una terribile realtà. Cristina si trova catapultata in un mondo che avrebbe preferito non incontrare mai. Insieme ad altre persone strappate alle loro vite, vengono abbandonati in una casa che sembra non avere fine. È un gioco...