Capitolo 10 Le guardie del corridoio

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Dopo aver oltrepassato il buco nel muro e essermi lasciata dietro l'orribile figura rossa mi trovai in un corridoio molto più largo del precedente, con al centro una fila di vasi riempiti di terra e piante morte.
Mi voltai per vedere se il buco provocato dalla bomba era scomparso, ed era così. Ora c'era un muro.
Le luci in questo corridoio erano molto più vicine l'una all'altra e molte di più, quindi l'illuminazione era perfetta, non come nei precedenti corridoi in penombra.
Affiancai i vasi camminando a passo lento. Quel corridoio non mi metteva la stessa ansia degli altri e non avevo nemmeno voglia di trovare la prossima porta in fretta. Volevo godermi quel momento di tranquillità.
Chiusi gli occhi e questo gesto fu il più grande errore della mia vita, ma purtroppo questo lo capii troppo tardi.
Camminai ad occhi chiusi, sicura che il corridoio fosse tutto dritto, mentre canticchiavo una canzone rilassante inventata da me sul momento.
Dopo un po che continuavo così sentii vicino a me, davanti a me è dietro di me una specie di fruscio. Spalancai gli occhi e vidi che i fiori morti nei vasi si stavano alzando e stavano riprendendo il loro colore naturale: un verde spento.
Quando tutti furono di nuovo dritti notai che dalla terra dei serpenti verdi stavano uscendo. Noo non erano serpenti. Erano le radici di quei fiori.
Le radici divennero delle gambe che permisero a quel nuovo pericolo di camminare e uscire dai vasi.
Ora tanti piccoli fiorellini verdi mi stavano accerchiando.
Poi accade una cosa inaspettata. Uno degli esseri i difronte a me ingoió un suo pari spalancando qualcosa che sembrava una bocca, troppo grande per il suo corpo cibo minuto.
Dopo aver ingoiato l'altro fiore, divenne poi alto.
Un altro fiore ne ingoió un secondo e divenne della stessa grandezza del primo.
L'essere che si era appena "evoluto" si avvicinó all'altro fiore della sua stessa grandezza e se lo magió.
Il processo di "nutrizione" continuó così per un po e i fiori continuarono a ingrandirsi finché non rimasero solo in quattro, della mia altezza.
Le radici erano grosse come le mie braccia, lo stelo era a forma cilindrica e di 30 cm di diametro, invece la testa era solo una grande bocca a forma di becco d'aquila circondata da alcune foglie.
Le quattro figure mi accerchiavano.
La voce di Casa giunse alle mie orecchie, calda e con una nota metallica.
«non hai rispettato una delle regole, hai saltato la porta continuando a camminare nel corridoio, come promesso sarai punita. Guardie scegliete voi la punizione più adeguata» la voce si dissolse. Tenendo gli occhi chiusi non mi ero accorta di aver superato la porta.
Appena Casa terminó di parlare una delle piante dietro di me mi afferró con le sue radici le caviglie e le braccia. Sembravano i tentacoli di una piovra e stringevano così forte da impedirmi di muovermi.
La seconda pianta dietro di me si spostó davanti e si mise vicino alle altre due.
Quella in centro aprì la bocca, e da questa uscì una lingua rosa viscida che si attorciglió attorno alla mia testa.
La lingua strinse e gli occhi mi si chiusero, ma non per mia volontà. Appena le palpebre si serrarono numerose immagini iniziarono a passarmi davanti agli occhi.
Vidi il volto di mia madre, mi sembró enorme. Allungai le mani per toccarla, ma quando vidi le mie mani notai che erano piccolissime.
Notai che mia madre portava una camicia bianca. Stavo vedendo la scena della mia nascita. O per meglio dire... Vedevo tutto quello che vedevo alla mia nascita.
Poi la scena si dissolse e comparve un altra immagine.
Stavo osservando attraverso un obló una stanza di ospedale. All'interno c'era mia madre con un bambino in braccio. Un infermiera mi venne ad aprire la porta e mi accompagnó tenendomi per mano da mia madre.
«Cri questo è il tuo fratellino» disse mamma mostrandomi il bambino che teneva stretto tra le braccia.
La scena scomparve di nuovo.
Ora mi trovavo nella stanza di mio fratello. Lui stava piangendo, poteva avere 5 anni.
Andai vicino a lui a consolarlo.
« Cri ho rubato al collana d'oro di mamma e l'ho persa, si arrabbierà tantissimo quando lo verrà a sapere» singhiozzó.
«tranquillo ci penso io» lo rassicurai.
In un battito di ciglia mi trovai difronte mia madre.
«cos'hai fatto? Cristina lo sai che quella collana è tutto per me, come hai potuto rubarla? Ti auguro di trovarla il prima possibile altrimenti ci saranno gravi conseguenze» mi rimproveró mia madre.
Mi ricordavo quell'episodio, mi ero presa la colpa per aiutare Federico.
La scena scomparve, ora vedevo scorrere davanti agli occhi delle immagini, immobili, come delle fotografie. Io che abbraccio mio fratello, io che gioco con lui, in cucina mentre gli cucino la trota di compleanno, mentre lo aiuto a fare i compiti, mentre lo proteggo dai bulli...
Dopo una serie di immagini simili a queste la pianta smise di facciate la mia testa con la lingua e gli occhi si riaprirono.
Tutte e quattro le piante iniziarono a vomitare un altra pianta, la quale espelleva una terza, poi una quarta, poi una quinta, rimpicciolendosi sempre di più fino a tornare i minuscolo fiorellini dell'inizio.
Si mossero tutti insieme e tornarono nei vasi.
Cos'era successo? E la mia punizione? Mi guardai attorno, senza però voltarmi, ricordando la regola principale.
Sul muro destro del corridoio ora era apparsa una porta.
Mi avvicinai ad essa. Incastonata nel legno c'era una specie di tv.
Si accese senza che io toccassi niente. Vidi la sala d'attesa della Casa. Era vuota, ma non rimase vuota per molto. Le luci si spensero e quando si riaccesero steso a terra, vicino a un cassettone comparve un ragazzo. Quando lo vidi mi portai una mano alla bocca per soffocare un urlo. Lo stomaco si contorse e gli occhi si riempirono di lacrime.
Tirai un calcio alla porta urlando maledizioni e parolacce al mondo intero, ma soprattutto a Casa e a quelle piante demoniache.
Quel ragazzo era mio fratello.
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Ciao a tutti cari lettori.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere attraverso i commenti.
Sono felicissima che leggiate la mia storia, vi adoro tutti
Un bacione
~Linda

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