Capitolo ventiquattro - "I'm done." (Seconda parte.)

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Non vi spoilero nulla ma vi dico soltanto che questa seconda parte è davvero triste..

Vi lascio alla lettura :(

Federica x

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Camminavo verso casa, premendo un fazzoletto contro il naso nel tentativo di fermare il sangue. Potevo solo ridere di me, dato che pensavo veramente di poter affrontare una giornata senza che loro mi facessero sanguinare per una volta.

Odiavo la mia vita. Mi ero rotto il cazzo, tutti che mi facevano del male, fisicamente o mentalmente. Qualcuno dice che il dolore mentale fa meno male di quello fisico, ma io trovavo entrambi insopportabili.

Presi le chiavi dalla tasca e buttai il fazzoletto nel bidone della spazzatura difronte casa nostra, vedendo che avevo finito di sanguinare. Aprii la porta,ed entrai. Mamma e Gemma non ci sarebbero state per tutto il giorno, mi avevano detto che avrebbero passato una giornata tra ragazze, non chiedetemi a fare cosa. Shopping, facendosi le unghie, tutte quella roba da ragazze.

Tolsi le scarpe, appoggiai il mio giubbotto all'attaccapanni e andai in cucina. Mi faceva un male tremendo lo stomaco, non mangiavo dalla mattina prima. Aprii il frigo e tirai fuori uno yogurt, mi girai e lì c'era qualcuno di cui mi ero completamente dimenticato: mio padre.

"Non hai scuola fino alle 4?" chiese ed io annuii lentamente.

"Guarda l'orologio." disse ed io guardai l'orologio. "Dice che sono solo le 2. Perchè sei già qui?" Si fece più vicino a me. Feci cadere il cibo che avevo in mano. Feci dei passi indietro finchè la mia schiena non andò a sbattere contro il muro. Lo guardai, la paura era scritta ovunque sul mio viso.

"Quindi, stai recitando la parte del bad boy?" (A/N Ho voluto lasciare così questa espressione perchè in inglese fa più figo che in italiano con 'il cattivo ragazzo' lol) rise, rimanendo pericolosamente vicino a me.

"Vediamo se sei duro tanto quanto un bad boy, frocio." L'ultima parole mi fece male, era la parola che avevo sentito negli ultimi anni quando ogni volta Zayn stava per picchiarmi, oppure quando finiva. Il mio cervello connesse quelle parole con il dolore fisico e un qualcosa dentro di me stava suonando, come un allarme, dicendomi di scappare, ma tutto il mio corpo era come se fosse paralizzato. All'improvviso sentii una fitta dolorosa al naso. Mi aveva colpito. Di nuovo.

La sua mano afferrò il mio collo, costringendomi a guardarlo negli occhi.

"Non puoi essere un figlio migliore? Tu sei l'unico figlio che ho, perchè non puoi essere normale? Mi deludi." sogghignò.

"Fai schifo, non ho mai pensato che potessi pensare queste cose del mio proprio figlio, ma un indegno pezzo di merda come te mi fa pensare diversamente. Quanto desidero che morissi."

Lo guardai, aspettando che il dolore si imbattesse per tutto il mio corpo ma, al contrario, mi lasciò andare.

"Levati dal cazzo prima che possa cambiare idea." Feci come mi era stato detto e corsi per le scale. Mi chiusi nella mia stanza, il mio naso faceva malissimo, ma non era niente a confronto del dolore mentale. Tutte le parole si stavano ripetendo nel mio cervello. Ogni singola parola.

Echo ➸ Larry Stylinson [italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora