Capitolo venticinque - "Hold on, Harry."

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Louis' POV:

Fui svegliato dallo squillare del mio cellulare. Maledii chiunque mi stesse chiamando dato che mi ero addormentato un'ora e mezza fa.

Mi sedetti e mi strofinai gli occhi mentre afferravo il mio telefono. Guardai il nome sullo schermo. Perchè diavolo Niall mi stava chiamando all'una? 

Premetti “accetta” e portai il telefono all'orecchio. “Pronto?” dissi con voce assonnata, aspettando qualsiasi cosa Niall avesse da dire. 

“Louis? E'.. E' con te Harry?” chiese e improvvisamente scattai sull'attenti. 

“C-Cosa vuoi dire? Dovrebbe essere a scuola, Niall.” 

Dall'altra parte del telefono non rispose nessuno, solo silenzio, ed iniziai ad essere più preoccupato di quanto lo fossi stato per tutta la mattina. 

“Niall? Cazzo, parla, cos'è successo?!” A quel punto il mio cuore correva velocemente, sapevo ci fosse qualcosa che non andasse, solo che non ci potevo mettere la mano sul fuoco. 

“E' scomparso.” Niall borbottò. “I-Io l'ho trovato nel corridoio, il suo naso sanguinava e lui z-zoppicava.” 

Ero già in piedi, pronto ad uccidere qualcuno. 

“Gli ho chiesto cosa fosse succeso, lui si è arrabbiato e mi ha detto di andarmene a fanculo, e dopo se n'è andato, e poi lo abbiamo perso.” 

Spalancai gli occhi. “C'è qualcos'altro che dovrei sapere?” sibilai, la gola improvvisamente secca. Harry poteva essere ovunque, non era difficile capire che Zayn lo avesse picchiato di nuovo. E se avesse continuato a picchiare Harry fuori scuola? Sicuramente non sarebbe stata la prima volta. 

Niall stette in silenzio per un minuto, e lo potei sentire prendere un respiro profondo prima di iniziare a parlare di nuovo. 

“Lui.. potrebbe aver menzionato il suicidio.” 

CAZZO, era tutto quello a cui pensai prima di precipitarmi alla porta, indossare le scarpe e aprire la porta allo stesso tempo. Il mio cuore correva anche più forte e smisi di pensare mentre correvo verso casa di Harry. La macchina non parcheggiata faceva capire che sua madre non fosse a casa, e non penso Gemma ci fosse, penso di averle viste uscire insieme di casa stamattina. 

Spinsi la mia chiave nella serratura e la girai. La porta si aprì e corsi per le scale, nella stanza di Harry. Guardai per vedere se lui ci fosse. La sua stanza era vuota, ma lo zaino che usava per scuola era sul letto, sembrava come se lo avesse gettato lì, quindi doveva essere qui, o almeno c'era stato. 

Mi voltai e camminai nel corridoio. Mi fermai difronte al bagno e presi un respiro profondo, preparandomi mentalemnte a quello che probabilmente mi aspettava dietro quella porta. 

Alzai una mano e tirai in basso la maniglia, ma la porta era chiusa. Cazzo, pensai mentre bussavo alla porta. 

“Harry, se puoi sentirmi, apri la porta prima che la butti a terra!” Tentai di suonare duro, ma ero pronto a farmela addosso nei pantaloni; non mi ero mai sentito così spaventato e preoccupato in vita mia. 

“HAROLD EDWARD STYLES!” Gridai e battei un pugno contro la porta. 

Feci un passo indietro e mi buttai contro la porta, ma non si mosse di un dito. Tutto quello che ottenni fu un dolore tremendo per tutta la parte sinistra del mio corpo, ma non me ne poteva fregare di meno, Harry sarebbe potuto morire in quell'istante, quindi feci un passo indietro, uno in più della volta precedente, e mi buttai contro la porta, mettendoci tutta la forza che potevo. Un secondo dopo mi trovavo sul pavimento del bagno, la porta sotto di me. 

Echo ➸ Larry Stylinson [italian]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora