Capitolo 20

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"Ok, ho capito che il senso di orientamento di Mathi non è dei migliori." Pensò Laura.
Per la seconda volta stavano girando per Parigi senza trovare la meta e per la seconda volta era Mathi a guidare la spedizione.

"Giuro che questa volta siamo quasi arrivati!" Esclamò la donna con un tono convinto, ma non abbastanza da convincere Abbey e Laura.
Passarono attraverso un vicolo stretto e polveroso, con qualche senzatetto che chiedeva l'elemosina.

"Benvenute nella vera Parigi!" Laura si guardò attorno: più che "La vera Parigi" lei l'avrebbe chiamata "La parte peggiore di Parigi".
"Quando sei un auror e non ti consegnano una missione..." Continuò Mathi, scavalcando una pozza di vino, "...qui trovi sempre un lavoro."
"Questo posto sembra proprio il luogo perfetto per i malviventi." Sussurrò Abbey.

Mathi rise silenziosamente.
"Cosa?" Chiese l'auror più giovane seccata.
"Si vede che non sei mai stata qui, il quartiere in cui ci troviamo in questo momento non è niente... è quella la vera città del crimine." Mathi indicò delle scalette che portavano ad una porticina di legno. Laura tese l'orecchio: da dentro si potevano sentire delle risate e della musica jazz.

"Mathi, smettila di parlare per metafore, si vede che è un locale."
La donna alzò gli occhi al cielo: "Comunque, il piano è il seguente: entriamo, ci sediamo in un tavolino e ascoltiamo quello che i clienti stanno dicendo, guai a chi parla con qualcuno! Se sanno che siete inglesi siamo tutte morte!" Mathi bussò alla porta di legno che si aprì con uno scricchiolio: "Meno contatto visivo possibile, statemi vicine e non fatevi offrire da bere da nessuno."

La scena che si mostrò loro davanti non fu terribile come si aspettavano: nessuna uccisione davanti al banco del bar e nessuna tortura nei tavolini da caffè, solo vari maghi che bevevano e scherzavano tra di loro e un paio di elfi domestici che servivano le bevande.

"È più terribile di quanto sembri."
Laura le credette sulla parola.
Le tre si sedettero in un tavolo di pietra, il più vicino all'uscita in caso di una fuga improvvisa.
"Vado a prendere qualcosa da bere, state attente!" Mathi si alzò e si diresse verso l'elfo domestico più vicino.

"Allora, cosa dobbiamo fare? Parlare tra di noi per sembrare normali?"
Abbey si portò un dito alla bocca per zittirla, prese il famoso blocchetto e cominciò a scrivere.
"Abbey? Cosa stai facendo?"
"Ci sono due persone dietro di te, stanno parlando dell'incontro."
"E perchè tu riesci a sentirli e io no?"
"Perchè io so leggere il labiale, mentre tu sei girata di schiena."

"Oh..." Laura cercò di girarsi per vedere gli informatori.
"Non ti muovere!" La riprese Abbey lanciandole un'occhiata di ghiaccio.
"Mi potresti dire almeno come sono fisicamente? "
"Sono un uomo e una donna, l'uomo è incappucciato... non riesco a vedere i particolari..."
"E la donna?"

"Capelli ricci e neri, occhi color ambra... niente di straordinario."
Dopo qualche minuto Mathi ritornò con un paio di calici di vino, ne passò uno ad Abbey e ne tenne uno per sé.
"Ed io?"
"Se Lucy sa che ti ho offerto da bere vorrà la mia testa."
Prima che Laura potesse ribattere, Abbey cominciò a parlare dei due informatori. Mathi sorrise e annuì soddisfatta: "Che dire Abbey, sei davvero brava! Le nostre fonti sono ancora nel locale?"

La rossa fece un cenno con il capo verso le spalle di Laura.
Ancora sorridente Mathi guardò nel punto che le aveva indicato Abbey, ma appena posò lo sguardo sui due individui sbarrò gli occhi e spalancò la bocca.
"Mathi? Tutto bene?"
"Laura, non ti girare." Con il respiro affannato, la donna tirò fuori dalla tasca la mancia da dare al cameriere, "Ce ne andiamo, abbiamo finito qui."
"Mathi, che sta succedendo?" Chiese Laura spaventata.

Qualcosa la prese alla sprovvista, uno strano istinto, una specie di riflesso causato dal suo subconscio che le diceva che lo doveva fare.
Laura si girò.

Improvvisamente sentiva i rumori soffusi, il chiasso del locale era sparito e i camerieri si muovevano a rallentatore.
Le due figure la guardarono, e colto dalla sprovvista uno dei due fece cadere un bicchiere già in bilico sul tavolo.
Mathi sospirò, vedendo la faccia sconvolta dell'amica: "Io avevo detto di non girarti!"

L'uomo del tavolo davanti al loro si alzò e a quel gesto il cappuccio del mantello si sfilò, rivelando a tutte le persone presenti i personaggi che avevano davanti.
"No..." Laura venne travolta da un senso di nausea, "Tu... voi non dovreste essere qui, insieme soprattutto."

"Laura? Mathi? Cosa sta succedendo?" Abbey tirò la manica della giacca di Laura.
La donna dai capelli ricci prese una banconota e la mise sul tavolo: "È meglio se usciamo e ne parliamo con calma."
Quando il gruppo uscì dal locale, sembravano tutti confusi e piuttosto agitati.

"Quindi?"
"Niente Abbey, non sono un tuo problema!"
Abbey alzò gli occhi al cielo: "Scusa ma sì, sono un mio problema, anche perchè se non te ne fossi accorta Laura, in questa maledetta missione ci sono anch'io!"
Tutti guardavano la donna sorpresi.
"Per favore!"
"Va bene," Laura indicò le due persone, "questo individuo e stato la fonte di tutti i miei problemi nell'ultimo decennio."

"Hey!"
"Non sto parlando di te Hilary." La donna tirò fuori la bacchetta, "Ma del tuo accompagnatore. Dico bene, Elio?"

Rose, papaveri e snasi ribelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora