Capitolo 23

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Laura salì per le strette scalette che portavano fuori dal locale. 

Si doveva calmare e schiarire le idee. Si appoggiò al muro e si toccò la fronte: stava sudando. 

Si tolse la giacca: idea poco furba; poichè pieno inverno dopo qualche secondo di puro gelo fu costretta a rimettersela e a sistemarsi anche la sciarpa color caramello.

"Laura? Stai bene?"

"Una favola Hilary, non vedi?" La donna cercò di respirare più lentamente, non riuscendo nel suo intento.

"Senti…" Cominciò l'amica, "Mi dispiace di essere apparsa qui con Elio, lo so che tra voi due ci sono stati parecchi dissapori e…"

"E se io mi presentassi a casa tua insieme a  Gellert Grindelwald?" 

A quella domanda Hilary abbozzò un sorrisetto nervoso, Laura aveva sempre avuto una tendenza ad esagerare: "Cosa intendi con questo?"

"Se io, la tua migliore amica, mi presentassi completamente a caso insieme alla persona che ti ha portato via una delle parti migliori della tua vita? Non ti sentiresti leggermente pugnalata alle spalle?"

Ci fu qualche secondo di silenzio in cui Laura ebbe paura che la collera di Hilary si manifestasse nelle sue forme peggiori, ma in realtà lei si limitò a dire: "Credo che le mie ragioni siano state abbastanza valide, devo trovare mio fratello."

"Seriamente? Dopo tutto questo tempo e tutti i suoi inganni? Sei ancora convinta di poterlo redimere?"

"Tu non lo conosci, ti basi semplicemente su dei pregiudizi!" Esclamò Hilary sbattendo i piedi per terra.

"Pregiudizi?" Laura indicò un manifesto con alcuni fuggitivi ricercati, "Paul fa parte di queste persone, persone destinate ad Azkaban!"

"Nessuno dovrebbe andare in quel luogo, ci sono dissennatori pronti ad infliggerti ogni male e in ogni angolo trovi solo della disperazione!"

Laura sentiva la rabbia ribollire nel suo petto ed il viso andarle a fuoco: 

"I dissennatori fanno soltanto il loro lavoro, vendicano tutte le vittime di quegli assassini!"

La riccia incrociò le braccia al petto: "Se fossi una brava amica mi appoggeresti."

"No, Hilary!" Laura intrecciò i suoi occhi neri con quelli color ambra della donna di fronte a lei, "Se fossi una brava amica ti avrei già pietrificata e rispedita in Inghilterra!"

A quanto pare Laura non era un'amica con le carte in regola, infatti non stava facendo niente di concreto a parte lamentarsi. 

"Se muori giuro che ti uccido!" Esclamò, puntando il dito verso l'amica.

A quel punto anche Mathi, Abbey e Elio uscirono da bar: "Ci dovremmo incamminare." Disse quest'ultimo.

I cinque si incamminarono provando ciascuno un istinto omicida verso un altro componente del gruppo. Più i minuti scorrevano più Laura si sentiva confusa, ma soprattutto aveva paura della reazione di Lucy quando avrebbe visto Elio. Quella donna era sempre stata entusiasta. 

"Ci siamo."

Davanti a loro sorgeva il grande cancello di ferro del cimitero di Parigi. 

Rimasero qualche secondo pietrificati ad osservarlo, finchè Hilary ruppe il silenzio: "Andiamo, non perdiamo tempo."

Non bisogna mai andare in un cimitero di notte se si è una persona suggestionabile, e Laura lo era: ad ogni fruscio di foglie secche o al rumore di un bastoncino spezzato rischiava un infarto.

"Questa è l'entrata?" Chiese Mathi guardando una cripta.

"Come lo sai?" Elio la guardò stranito sgranando i grandi occhi azzurri.

"Grindelwald ha sempre avuto uno stile pacchiano." Rispose la donna alzando gli occhi al cielo.

"Io ed Elio andiamo dentro, ma qualcuno deve rimanere fuori per far entrare meno gente possibile."

Un sorriso malizioso apparve sul volto di Mathi, che prese per le spalle Laura ed Abbey e disse: "Questo è un compito perfetto per voi due!" 

"Ma…"

"Niente "ma" Laura! Se una di voi muore… beh, sono morta anch'io!" Replicò, dandole un colpetto sulla testa.

Mathi, Elio ed Hilary cominciarono a scendere verso l'entrata della cripta: "Uccidete chiunque voglia entrare."

Rimaste sole, Abbey scosse la testa: "Non sono una che giudica le amicizie altrui Laura, ma le tue sono davvero strane."

Laura sorrise ed Abbey fece lo stesso: "Mi sa che dovremmo stare qui per un po'..."

Abbey si sedette sopra uno degli scalini della cripta ricoperto di foglie secche, "Vuoi stare in piedi per tutto il tempo o ti metti qui vicino a me?"

Laura non se lo fece ripetere due volte e si sistemò accanto alla giovane auror.

Rimasero in silenzio per qualche secondo, non sapendo cosa dire, anche perché ogni conversazione sembrava poco appropriata alla situazione.

Abbey scelse la peggiore.

"Laura, posso farti una domanda?"

"Certo." La donna si girò per darle tutta la sua attenzione.

"Cosa è successo tra te ed Elio?"

Cosa le avrebbe potuto rispondere? Laura cominciò a torturarsi le pellicine delle dita.

"Se non vuoi parlarne va bene lo stesso..."

Forse per la prima volta sarebbe dovuta essere sincera con qualcuno fin dall'inizio.

"Te lo dico, ma tu mi devi promettermi una cosa: mia sorella non è coinvolta nella cosa, quindi non te la prendere con lei, non è colpa sua se ha una sorella… adesso te lo spiego." Prese un bel respiro e cominciò, "Io e Cloe, la donna che sta cercando Elio (nonché sua sorella), abbiamo provato… sentimenti l'una verso l'altra, quindi ci siamo, o meglio, mi ha baciata." Laura rimase con la bocca spalancata su quel "baciata" e si prese la testa fra le mani, "Elio ci ha viste e tutto è ricaduto su di me, non ho potuto neanche fare affidamento su Cloe essendo che ha contribuito alla rovina della mia reputazione. Ho dovuto ricominciare tutto da capo: mi sono dovuta trasferire in Inghilterra, completamente sola, in un luogo sconosciuto; avevo tredici anni, ero solo una bambina."

Abbey non reagì a quella notizia, rimase zitta, appollaiata in quel mucchietto di foglie secche.

"Abbey, stai bene?"

Nessuna risposta.

"Sapevo che non avrei dovuto dirtelo."

Abbey si ritirò in un angolino: "Sto bene, concentriamoci sulla missione ora, ok?"

Laura annuì lievemente rannicchiandosi su se stessa.

Non riuscirono a scambiare altre parole, infatti un lampo di luce verde proveniente dal fondo della cripta interruppe ogni tentativo di una loro conversazione.

"Oh mio Dio! Hanno ucciso qualcuno!"

Esclamò Abbey alzandosi in piedi, "Dovremmo andare!"

"Abbey, noi due non dovremmo neanche essere qui, se andiamo là dentro saremmo solo d'intralcio!"

Laura non riuscì a dire altro: Abbey si era già fiondata giù per i ripidi scalini e la donna fu costretta a seguirla.

Dopo un mese sono tornata! Non odiatemi perfavore

Rose, papaveri e snasi ribelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora