Capitolo 12

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3 Dicembre 1927
Quindici anni dopo

Laura

Qualche raggio di sole entrò dalla finestra dell'appartamento 13. Laura si stiracchiò nel letto e guardò la sveglia che aveva posto sul suo comodino: segnava le 6.30.

Si alzò dal letto e aprì la finestra. A quell'ora i bambini erano ancora nei letti e solo pochi adulti erano al lavoro, quindi le strade erano calme e silenziose.

Laura si concedeva sempre qualche minuto per assaporare Londra prima che diventasse caotica e piena del viavai di gente, e alle sei della mattina nelle strade c'era solo qualche gatto solitario e il suono del vento.

Dopo essersi quasi riaddormenta sul davanzale della finestra decise che era il caso di vestirsi per andare al lavoro.
Laura lavorava a Diagon Alley, nella redazione per la Gazzetta del Profeta e il suo compito era quello di scrivere gli articoli insieme a tanti altri suoi colleghi.

Prima di uscire di casa si infilò un cappotto borgogna e bevve tutto d'un fiato una tazza di caffè latte.
Quel giorno l'aria fredda le pungeva il viso e la lieve pioggerellina non aiutava a rendere il tempo migliore.

Alla veneranda età di ventinove anni Laura era riuscita a trovare una stabilità, non che la sua vita fosse uno spasso, ma almeno era tranquilla.

Vedeva di rado Mathilde per colpa dei continui spostamenti a causa del suo bilinguismo, infatti da auror seguiva più casi nei diversi paesi del mondo.
Appena arrivò al pub per arrivare a Diagon Alley, il barista Will le diede il buongiorno e lei ricambiò con un debole sorriso.
Passò il muro di mattoni, di cui ormai sapeva la combinazione a memoria e finalmente arrivò nel paesino.

Anche lì non c'era particolare movimento, ma Laura sapeva che a distanza di una mezz'ora la cittadina si sarebbe animata e i negozi avrebbero ripreso con le loro attività.
Quando arrivò alla sede della Gazzetta del Profeta la sua collega Rose aveva già provveduto a recapitare il Giornale del giorno.
Laura prese la rivista e stette per qualche minuto a sfogliarla. Nella seconda pagina si poteva trovare un articolo che aveva scritto lei stessa, e mentre lo leggeva un sorriso apparve sul suo volto.

Prima che potesse arrivare alla pagina numero tre, vide una donna dai capelli neri e gli occhi color ambra venirle incontro: "Si può sapere che ti passa per la testa?"
"Buongiorno anche a te Hilary." Rispose Laura a quell'attacco, senza neanche alzare gli occhi dal giornale.
Hilary incrociò le braccia al petto e la guardò severamente: "Sai quante persone ti attaccheranno per questo articolo?"

"Ho semplicemente detto la verità." Laura alzò le spalle, "Mi hanno chiesto di parlare di Grindelwald e i suoi metodi per persuadere le persone e l'ho fatto."
Hilary alzò gli occhi al cielo: "Si, è vero, ma non non ti hanno chiesto di parlare male del sistema di sicurezza magico!" Prese il Giornale e cominciò a leggere il pezzo che aveva attirato la sua attenzione:

"Gellert Grindelwald usa la paura per attirare i suoi seguaci, è un fatto abbastanza evidente, ed è anche per questo che penso che gli auror non stiano facendo il giusto lavoro. In uno dei primi incontri con Grindelwald e i suoi seguaci gli auror hanno attaccato per primi, e la gente ha fatto leva su questo: c'è stato uno sterminio di giovani maghi creato delle forze dell'ordine. Ad alcuni potrebbe sorgere una domanda: Siamo sicuri di essere completamente dalla parte giusta? Perché chi sta dalla parte giusta non uccide senza essere prima attaccato."

Quando Hilary si fermò, Laura prese parola: "Non capisco perchè te ne fai un problema, hai paura che qualche auror si offenda e mi venga a prendere?"
"Theseus e Leta fanno parte degli auror." Disse Hilary esasperata.
"Oh giusto, perchè infatti mi interessa molto dell'opinione di Leta Lestrange!" Rispose Laura sarcastica, mentre si alzava dalla scrivania.
"Lucy è un'auror." La riprese l'amica seguendola per le varie stanze della redazione, "E suo marito è il tuo superiore."
"Ok, questa è una cosa a cui non avevo pensato."

Prima che Laura potesse dire altro, si sentì toccare la spalla: "Laura?"
Una donna dai capelli rossi e gli occhi verdi richiamò la sua attenzione: "Buongiorno Rose." Salutò Laura sorridendo.
"Buongiorno" Rispose lei, "Il direttore ti vuole parlare, credo che sia per il tuo articolo."
"Arrivo subito."

Laura guardò Hilary a cui scappò una smorfia e che sussurrò: "Te lo avevo detto."
La ragazza seguì Rose per il corridoio principale, fino ad arrivare ad una porta blu petrolio con la targhetta dorata "Ufficio del direttore".
Laura rimase imbambolata a fissare quel nome per qualche istante, ma fu risvegliata dalla collega: "Io ti aspetto fuori." disse Rose.

Quando bussò alla porta dell'ufficio sentì una voce che la incitava ad entrare, Laura aprì malavoglia e si ritrovò davanti una faccia che conosceva fin troppo bene.
"Salve signor Lupin."
Tom guardò l'ingresso della stanza per controllare che non ci fosse nessuno ad origliare: "Ok, ora puoi darmi del tu."
"Grazie a Dio!" Laura si accasciò sulla sedia in legno davanti alla scrivania.
"Dobbiamo parlare." La riprese Tom, appoggiando i gomiti sopra al tavolo.
La ragazza alzò un sopracciglio sbuffando: "Se Lucy si è offesa per l'articolo chiedo venia."
"Non ti preoccupare." Escalmò Tom, "Non ti ho chiamata per Lucy."
Ci fu una piccola pausa. "Quindi?" Chiese Laura impaziente, "Non vorrei metterti fretta, ma ho chiesto la giornata libera oggi, ho un treno da prendere."
"Laura, le forze dell'ordine hanno bisogno del nostro supporto, non puoi scrivere un articolo in cui li attacchi."
"Ripeto, io non ho attaccato nessuno,ho solo espresso la mia opinione"
"Laura."
"Si? "
"Li hai attaccati."

Laura alzò le mani in segno di resa: "Forse mi sono lasciata sfuggire qualche parola di troppo."
La bocca del direttore si allargò in un sorriso trionfante: "Vedo che ci capiamo."
Tom prese alcuni documenti che cominciò a compilare: "Sono sicuro che non capiterà mai più un malinteso del genere."
Laura si alzò dalla sedia: "Passa una buona giornata."
"A,h Laura," richiamò la sua attenzione Tom, "cerca di riposarti oggi."
Laura sorrise all'amico: nonostante le varie differenze, il loro rapporto rimaneva colmo di affetto.

Appena uscì dall'ufficio Rose le venne incontro: "Cosa ti ha chiesto?"
"Niente di che..." rispose Laura infastidita da quel comportamento ficcanaso.
"Dove vai oggi? Ho sentito che hai chiesto un giorno libero e mi è sembrato veramente strano, sai com'è, non salti mai un giorno di lavoro." Chiese la collega, appoggiandosi al muro e facendo ondeggiare il capelli ricci.
Laura sorrise: "Torno a casa."
"In Italia?"

"No." Laura si mise il cappotto, "In Scozia, ad Hogwarts."

Rose, papaveri e snasi ribelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora