Capitolo 14

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Laura
3 Dicembre 1927
"La prego, mi dica che non è vero!"
"Mi sa proprio di doverti deludere." Rispose Silente rassegnato.
"Come vi è saltato in mente di compiere un patto di sangue?" Laura si prese la testa fra le mani. Non aveva mai mancato di rispetto a nessun essere umano o non, ma in quel momento era davvero infuriata.
"Eravamo giovani, non avrei mai pensato di finire in guai così seri." Cercò di giustificarsi il professore, un po' spaventato dalla reazione della donna.
"Quindi…" Ricapitolò Laura, cercando di mantenere un contegno con scarsi risultati, "Cosa c'entro io in tutto questo? Mi auguro che nessun altro si sia immischiato in questa faccenda."
"Ecco, non è andata proprio così..." Rispose Albus.
Laura sospirò e mantenne la calma: cos'altro poteva andare peggio?
"Hai presente la storia del giovane obscuriale? Se n'è parlato nei giornali."
Laura annuì leggermente, lei stessa aveva intervistato un auror americano dopo l'accaduto.
"Credo di aver chiesto a Newt Scamander di trovarlo e di proteggerlo da Grindelwald,  che vuole usare come arma un povero ragazzo!"
La donna sgranò gli occhi e al nome del vecchio amico d'infanzia il suo cuore perse un battito: non sentiva Newt da quasi quattordici anni. 
"E ripeto, io cosa c'entro?"
"Pensavo che potessi aiutarlo nella sua ricerca e, magari, solo se riesci ovviamente, recuperare il patto di sangue."
"Perché ovviamente il patto di sangue ce l'ha Grindelwald, giusto?"
Silente fece un cenno con la testa e Laura acconsentì alle sue richieste a malincuore, magari rivedere Newt sarebbe stato bello.
"Ora che ci penso tra meno di dieci minuti dovrei avere una lezione."
"Cosa?"
"Una supplenza di difesa contro le arti oscure in realtà." Silente uscì dalla porta dell'ufficio e imboccò il corridoio per arrivare all'aula giusta.
"Io nel frattempo dove vado?" Chiese Laura esasperata.
"Credo che un giro in giardino ti potrà schiarire le idee e calmare i nervi" disse Albus con sorriso sarcastico in volto, "Buona passeggiata Laura."
Laura sospirò e si incamminò: Silente non era cambiato di una virgola, restava lo stesso professore di quando aveva quindici anni.
La donna uscì e si ritrovò catapultata nel passato: la neve soffice depositata nel grande prato, le risate degli studenti e la grande quercia, dove lei e i suoi amici passavano le giornate a confidarsi.
Passò davanti al lago nero, ormai ghiacciato, ricordò quando Newt si era messo ad osservare la piovra gigante e aveva rischiato di essere trasportato nei fondali, se non fosse stato grazie a un professore particolarmente paziente e abituato alle stranezze dello studente.
Quanto le era mancata Hogwarts: ogni suo particolare le era rimasto impresso nella mente, in fondo le caratteristiche della propria casa non si dimenticato. Così aveva definito la scuola, il primo posto in cui non si era sentita sbagliata.
Girò nel giardino per qualche altro minuto, ma i bisbigli e le voci di tre persone la fecero risvegliare, erano due donne e un uomo.
Le due donne parevano arrabbiate e, visti gli sguardi che si lanciavano,sembravano avere un rapporto complicato. Una di queste aveva i capelli biondo cenere e gli occhi color nocciola, la seconda era molto bella, con una lunga chioma castana e labbra carnose.
L'uomo aveva i capelli ramati e le lentiggini, e stava cercando di calmare la tensione.
No, pensò Laura, perché sono qui?
"Lucy? Theseus? E…" Laura prese un respiro per non esplodere, "...Leta? Cosa ci fate qui?"
I tre si fermarono e rimasero imbambolati per qualche secondo con la bocca semiaperta. Laura alzò un sopracciglio: "Allora? Ispezione a sorpresa? Prigioniero psicopatico evaso?"
"In realtà siamo qui per vedere il professor Silente" disse Lucy, risvegliandosi dallo stato di trance.
"Perché?" Chiese Laura, incrociando le braccia al petto.
"Questioni per un caso, non ti riguarda." Rispose Leta.
La donna le lanciò un'occhiataccia: neanche Lestrange era cambiata.
"Beh, il professore sta facendo una lezione, neanch'io sono riuscita a finire la conversazione con lui."
"Credo che per noi farà un'eccezione." Disse Theseus sorpassando Laura, "È stato un piacere vederti, Laura."
La donna alzò gli occhi al cielo e raggiunse la sorella: "Mi spieghi cosa sta succedendo?"
"È bello vederti anche per me."
"Sono seria, Lucy! Quando è stata l'ultima volta in cui degli auror sono entrati ad Hogwarts?"
Lucy si fermò e le mise una mano sulla spalla: "Mi dispiace, ma ha ragione Leta, meglio che non ti immischi in questa faccenda. Se ti chiedo di non seguirci mi ascolterai, vero?"
Laura sorrise e continuò a camminare verso il castello.
"Ovviamente no." Rispose per lei la sorella.
I quattro furono raggiunti da un altro gruppo di auror, tra cui c'era anche un certo Travers: colui che aveva dato inizio alla missione e per niente stimato da Lucy.
Quando entrarono nell'aula di difesa contro le arti oscure, una professoressa accompagnò fuori gli studenti e rimasero soli con Silente.
Da quel momento in poi Laura cominciò a dubitare che Travers fosse lì solo per lavoro, mentre interrogava Silente faceva di tutto pur di metterlo in difficoltà.
Gli fece vedere dei ricordi della sua giovinezza che raffiguravano momenti con Grindelwald.
E quando Travers chiese al professore di combattere, lui rispose di no.
"Non posso combattere contro Grindelwald." Così disse e, mentre a Laura venivano varie fitte allo stomaco, l'auror decise di mettere a Silente due bracciali dorati: grazie a quelli avrebbe controllato ogni suo incantesimo e la sua posta, e l'uomo non avrebbe più insegnato difesa contro le arti oscure.
"Buona giornata." Disse Travers, lasciando la stanza.
Quando Laura e Albus furono nuovamente soli, il professore fece cenno di avvicinarsi e le spiegò: "Laura, non posso parlartene ancora per molto, ma fammi questo favore: vai a Parigi, trova Newt a questo indirizzo, e recupera il patto di sangue; so di poter combattere Grindelwald, ma prima devo riuscire a liberarmi di questo problema."
La donna annuì: "Farò del mio meglio." E si diresse fuori dall'aula.
Laura era confusa.
Molto confusa.
Certo, aveva capito che doveva andare a Parigi, ma non sapeva come avrebbe ritrovato Newt e non sapeva minimamente come recuperare il patto.
Sconsolata scese le scale senza badare a nessuno percorse i corridoi, fino ad arrivare davanti a una piccola aula, probabilmente usata per gli esami, e all'interno ci trovò una figura familiare:
"Ciao Leta." 
Lestrange si girò di scatto. Stava guardando un banco in particolare, quello in cui lei e Newt avevano scritto le loro iniziali.
"Ricordo quel giorno," continuò Laura, "ero seduta davanti a voi, credo di avervi sentiti ridere per tutta l'ora di storia della magia."
"Hai bisogno di qualcosa?" Tagliò corto Leta.
"No." Rispose la Tassorosso, "Volevo semplicemente sapere come stavi, ma vedo che la mia compagnia non è gradita."
"Sto bene." Lestrange si avvicinò a Laura con un sorrisetto in volto, "Mi devo sposare, come vuoi che stia?"
Laura alzò le spalle: "Non lo so, ma forse speravo di avere una conversazione piacevole con te."
"Laura, per me e te è impossibile. Cominceremmo a parlare, forse per qualche minuto sarà anche piacevole, ma a un certo punto mi dirai che è colpa mia se Newt è stato… sai cosa, e poi…"
"Vedi come fai?" La fermò la donna, "Sei tu che ti ricordi ogni volta il tuo errore, sei tu che continui a metterti i bastoni fra le ruote, se fosse per me io ti avrei già perdonata! Ma tu preferisci essere sempre sgarbata e a fare la vittima, dicendo che tutti ce l'hanno con te. Ti illuminerò la giornata con questa rivelazione Leta: non sei l'unica a soffrire!"
Laura rimase in silenzio per qualche secondo, giusto il tempo per riprendere fiato: "Ah, comunque congratulazioni per il matrimonio, sempre se le accetti da me."
"Laura?" La donna si sentì chiamare dalla porta della stanza.
"Sì, Lucy?"
"Ti accompagno fuori, vorrei scambiare due parole con te."
Laura annuì e poi si rivolse a Lestrange: "Spero di rivederti, magari allora riusciremo a parlare nuovamente."
"Perché sei qui?" Lucy fermò Laura davanti al portone della sala grande, "Non ti vedo da un mese e tu mi spunti qui! E per favore, dammi una spiegazione plausibile."
"Rimpatriata?" Laura pregò con tutte le sue forze che a sua sorella bastasse quella risposta.
"Mi prendi in giro?"
"Forza, Lucy!" La riprese Laura, "Non ho più quindici anni, posso badare a me stessa senza che tu sappia ogni mio movimento!"
Lucy sospirò: "È solo che mi preoccupo per te. Sei sempre sola in quell'appartamento, la tua vita è praticamente la Gazzetta del Profeta! Sarebbe bello se ogni tanto andassi a qualche cena con me e Tom, e potresti trovare, non so, qualcuno?"
"Sai della mia condizione Lucy." La riprese Laura, "Non posso trovare nessuno con la stessa facilità delle persone come te, è la dura verità."
La sorella cercò di ribattere, ma fu fermata da una voce femminile: "Lucy! Mi scusi se la disturbo, ma è arrivata la lettera con i dati del nuovo avvistamento di Grindelwald."
"Oh, grazie Abbey! Laura ti presento Abbey, è una nuova auror."
Laura sorrise, Abbey si fermò per qualche secondo a scrutarla: "Lei è la giornalista, quella dell'articolo sugli auror."
"Sì, sono la giornalista dell'articolo sugli auror" Le fece eco Laura.
"Non l'ho trovato male, un punto di vista diverso fa sempre bene." Disse Abbey visibilmente imbarazzata, cercando di salvare la situazione.
Laura annuì poco convinta e seguì sua sorella fuori dalla scuola.

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