Capitolo 5

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"Forza, tutti nel mio ufficio!" Esclamò il professore facendo segno di seguirlo.
Arrivati nell'ufficio, Laura capì soffrire di claustrofobia: la stanza era molto piccola, con un grande tavolo che la occupava interamente e alcuni mucchi di libri posti negli angoli polverosi.
"Quindi," ricapitolò Silente, "cosa ci facevate nei corridoi quando tutti erano a cena? I prefetti delle vostre casate, e non solo, erano molto preoccupati per voi." Quest'ultima frase fu rivolta particolarmente a Newt, dato che suo fratello era prefetto di Grifondoro. Nella stanza non volò mosca. Laura si guardò intorno: gli amici sembravano perplessi dalla notizia che aveva appenacomunicato loro, soprattutto Hilary. 
"Non c'è nessun volontario? Fantastico. Newt, ora rivolgo la mia domanda a te."
Newt fece un respiro profondo: "È stata una casualità che tutti noi ci trovassimo lì, io e Leta stavamo parlando di cose nostre, Laura ci ha incontrato per caso e poi Hilary è venuta a cercarla. Ripeto, che ci trovassimo nello stesso corridoio è stato del tutto casuale."
Il professor Silente li guardò perplesso: "Non voglio essere invadente, ma vi ho sentiti discutere, è una cosa di cui mi dovrei preoccupare?"
"Non è niente professore, è tutto risolto, ci siamo chiariti." Disse Hilary, giocherellando con la manica della sua maglia.
Silente tirò fuori dalla giacca borgogna un paio di occhiali a mezzaluna e se li pose sul naso, prese dal cassetto un taccuino rivestito in pelle e ci  scrisse sopra qualche appunto.
 "Potete andare, ma non sparite più… Ah Newt, parla con tuo fratello, era molto preoccupato." Il ragazzo fece un verso di scherno e di malavoglia seguì i compagni fuori dalla stanza. Laura lo imitò, ma prima che potesse oltrepassare la porta il professore la fermò: "Non voglio trattenerti a lungo Laura, ma vorrei scambiare due parole con te."
Laura si guardò le spalle e vide che i compagni la stavano guardando seri. Aveva un po' di paura di quelle che sarebbero state le loro reazioni alla sua rivelazione di poco prima, quindi non ci pensò due volte e chiuse la porta, per poi sedersi davanti al professore.
"Andrò dritto al punto, so perché sei qui a Hogwarts e..."
Laura sgranò gli occhi: "Lei non dovrebbe saperlo! I miei genitori avevano parlato chiaro, nessuno avrebbe dovuto conoscere il perchè del mio trasferimento!" 
Silente fece uno dei suoi sorrisi tanto pacati che spesso mandavano i nervi di Laura alle stelle: come faceva a rimanere sempre così calmo?
"Non sono qui per criticarti, ma per rassicurarti. Posso capire una parte di quello che hai subito."
Laura non capì, quindi si limitò a sorridere e a ringraziare il professore. Molto probabilmente se avesse fatto altre domande la conversazione sarebbe sfociata in qualcosa di imbarazzante, e Laura preferiva evitare.
La ragazza si diresse nei dormitori. Non che fosse la cosa che più desiderava fare, ma non aveva molta scelta.
Arrivata vide Hilary, che era seduta davanti al suo letto con le braccia incrociate.
"Cosa ti ha chiesto?"
"Niente," rispose Laura mentre si legava i capelli, "le solite cose, c'entrava il discorso che abbiamo avuto prima."
Hilary sbuffò e si mise sotto le coperte: "Sai, è vero, per molti è difficile da comprendere, forse anche per me. Ma l'amicizia è fatta per questo, se ci vogliamo veramente bene posso passare sopra ad una cosa del genere e provare a capirti."
"Mi dispiace..."
Le due si sorrisero: "Amiche?" Chiese Hilary.
"Come sempre" rispose Laura.
E con questo si addormentò.
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Lunedì non iniziò molto bene: Laura si svegliò con un forte mal di testa e vide  che il rospo di Hilary le aveva vomitato sopra il compito di pozioni. Prima di andare a fare colazione, poi, si accorse che la suola delle sue scarpe si era staccata, così percorse il corridoio che portava alla sala grande facendo cadere le madonne e i santi dal cielo. 
Dopo essersi seduta nel tavolo vicino a Newt, notò che Leta le stava venendo incontro, le le si avvicinò e, spostando la  borsa di Laura per sedersi, le chiese: "Posso sedermi?"
"Non mi lasci scelta." Rispose Laura fredda.
"Senti…" cominciò Leta, "Lo so che dopo gli avvenimenti di ieri mi odierai, ma io voglio chiederti scusa, non mi sono comportata bene con te."
Laura le sorrise.
Si sentì in colpa per se stessa per quello che stava per fare, insomma, Leta l'aveva trattata male fino a quel momento, ma forse si meritava una seconda possibilità: "Va bene, accetto le tue scuse."
E così le due ragazze diventarono amiche, pensando di continuare ad avere un bel rapporto, senza rancori e litigi… ma si sa che  nelle storie non succede mai così.
Prima che le due potessero intraprendere un discorso videro Hilary venire loro incontro correndo: "Laura, vieni subito con me, c'è una pazza che dice di essere tua sorella!"
"Aspetta… cosa?"
"Vieni con me!"
La ragazza seguì l'amica. Sua sorella non poteva essere lì, era in Italia... o almeno così doveva essere.
Arrivata davanti al portone principale le due ragazze si ritrovarono davanti una ragazza parecchio alta, con un fisico asciutto e la pelle olivastra. Aveva un caschetto biondo cenere e liscio, gli occhi color nocciola, le labbra carnose e il naso dritto. Indossava una camicetta bianca che come decorazioni aveva ricamati dei fiori rossi e per evidenziare la sua figura slanciata indossava una gonna di seta blu. Ai piedi portava delle scarpette nere. Non c'erano dubbi: quella ragazza era Lucy.
"Lalli!"
"Cosa ci fai tu qui?"
La sorella le si avvicinò goffamente, facendo cadere la grande valigia rossa: "Non è questa l'accoglienza che mi aspettavo, mi sono fatta cinque ore di viaggio soltanto per non lasciarti qui da sola con questo branco di matti."
Laura le corse incontro e l'abbracciò: "Una domanda: come hai fatto a lasciare la scuola a quasi metà anno?"
Lucy alzò un sopracciglio e Laura parlò per lei: "Ah giusto, mi ero dimenticata che il tuo essere un genietto incompreso ti aiuta in questi casi." 
Laura si voltò e vide gli amici che la guardavano straniti: "Allora, hai una sorella di cui non sapevo niente, ti ha chiamato Lalli e ci ha chiamato branco di matti." Disse Newt.
"Oh, scusatemi! Lucy questi sono i miei amici."
La prima che si fece avanti fu Leta: "Leta Lestrange, è un piacere conoscerti"
"Lestrange?" Chiese Lucy incuriosita.
Dopo aver fatto le altre presentazioni, portarono Lucy nella sala grande per smistarla, per Laura fu una sorpresa sapere che sua sorella era una Grifondoro.
"Non sei abbastanza impulsiva!"
"Ti vorrei ricordare che i Grifondoro non sono tutti degli stupidi egocentrici!" La rimproverò Lucy, dirigendosi verso la sua nuova sala comune.
"Noi ti aspettiamo qua fuori." Disse Laura, mentre la sorella entrava nel quadro della signora Grassa.
Dopo qualche minuto videro Lucy uscire 
 più sconcertata che mai: "Che è successo?" Chiese Newt impaziente.
"È il prefetto di Grifondoro, è insopportabile e pieno di sé… Il nome Theseus Scamander vi dice qualcosa?" 
Newt e Laura si guardarono imbarazzati: "È mio fratello" Aggiunse il ragazzo divertito.
"Oh.." Lucy arrossì violentemente e si portò una mano al viso.
"Non mi fraintendere," La riprese Newt, "ti do ragione" 
A quel punto i due ragazzi cominciarono a parlare. Laura fu felice di vedere che Newt e Lucy, in quel momento, sembravano due grandi amici.
Dopo aver pranzato Laura portò la sorella nel suo dormitorio per parlarle. Nelle ultime ore la sorpresa di averla finalmente accanto le aveva tolto le parole.
Le due ragazze si sedettero nel letto: "Lucy, non fraintendermi, sono molto felice di vederti, ma devo farti una domanda…"
"Vuoi sapere perchè ho lasciato la scuola,  vero?" Laura annuì.
 "Mathilde è  andata dai suoi zii in Francia…"
Mathilde era una loro cara amica e dopo l'espulsione di Laura era andata dai suoi parenti in Francia e dopo qualche mese in America.
"Ero rimasta da sola con un mucchio di stupidi, quando mi vedevano mi evitavano e cambiavano strada. Ero rimasta da sola, tu non c'eri più, i nostri familiari ti avevano completamente cancellato dalla loro mente. Mamma e papà non ne erano particolarmente entusiasti, ma ho deciso di andarmene, io avevo bisogno di te e tu di me."
Laura sospirò:"Mi dispiace che tu abbia dovuto lasciare la nostra famiglia."
"Non so neanche se definirli ancora la nostra famiglia…" disse Lucy diventando seria, "Con loro condividiamo solo il sangue, dove erano loro mentre tu ti trovavi in difficoltà? La parola famiglia significa fedeltà, amore, loro non ne hanno avuto neanche un po'." 
"Sono felice di essere di nuovo vicino a te, Lucy." Esclamò Laura, abbracciando la sorella.
"Anch'io lo sono Lalli, anch'io."

Rose, papaveri e snasi ribelliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora