Capitolo 18

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CAN
Domani mattina ho il volo per l'Italia, questi giorni sono stati emotivamente difficili, lavorare fianco a fianco a Sanem e avere la consapevolezza che non è più mia, trattenermi ogni volta che avrei voluto baciarla, abbracciarla è stato davvero difficile, nonostante questo, siamo stati entrambi bravi abbiamo lavorato come sempre.
Questa sera ho accettato di andare a cena a casa da Nihat sopratutto per trascorrere l'ultima sera qui insieme a mio padre, ma anche perché nel mio cuore so che volevo passare più tempo anche con lei, non so al mio ritorno cosa troverò, questo è il pensiero che mi tormenta di più.
< Can stai bene? Mi senti?> mi volto vedo lei, mi sono chiuso nei miei pensieri tanto da non aver sentito nemmeno che mi chiamava, ricambio il sorriso < si, Sanem ero solo soprappensiero, dimmi pure> i suoi occhi sono un po' tristi < abbiamo finito, possiamo andare a casa> in questo momento sto realizzando che devo lasciare tutto, che domani non sarò qui < voglio finire di ultimate questo progetto> lei mi guarda < Can ci vorrà tutta la notte per finirlo, lo finiremo domani > ci guardiamo, adesso anche lei ha realizzato e si corregge < lo finirò io domani> mi alzo, anche se so che non dovrei la tiro a me e l'abbraccio forte, lei ricambia la stretta e piange. Veniamo interrotti da Embre < scusate io... non volevo...> anche se controvoglia ci stacchiamo, Sanem si volta di spalle per asciugare le sue lacrime < tranquillo Embre > mi guarda dispiaciuto, ma forse è stato un bene altrimenti sarebbe stato difficile allontanarsi < volevo avvisarti che stiamo andando via> lo guardo < ok, anche noi abbiamo finito, stiamo uscendo> Sanem mi guarda e va a prendere la sua borsa io prendo le mie cose e usciamo tutti insieme. Raggiungo la mia macchina, vedo Sanem salire da sola nella sua perché Leyla è in macchina con Embre. Quell'abbraccio mi ha destabilizzato, vorrei chiamare e disdire la mia partenza, vorrei lottare per ricevere il suo amore ma ormai è tardi, è tardi per tutto.

SANEM
Questi giorni ho faticato molto ha stargli vicino sapendo che non era più mio. Ogni mattina ho maledetto la sveglia, ma non perché dovevo svegliarmi, ma perché era un nuovo giorno in meno da trascorrere con lui.
Oggi è l'ultimo giorno, sono stata più tempo possibile vicina a lui con ogni genere di scusa, non riesco a crederci che domani non sarà qui con me.
Guardo l'ora è davvero tardi, ci siamo trattenuti più del dovuto, lo guardo è assorto nei suoi pensieri, lo chiamo due, tre volte non mi risponde, sembra come se non mi sente, come se il suo corpo è lì ma la sua mente no, pagherei oro per sapere a cosa sta pensando tanto da non sentire la mia voce <Can stai bene? Mi senti?> si volta e mi guarda si giustifica che era soprappensiero, di questo me ne ero accorta anche da sola, gli dico di andare ma lui dice di voler terminare il lavoro, ma è un lavoro lungo e senza pensarci < Can ci vorrà tutta la notte per finirlo, lo finiremo domani> nel mentre pronuncio questa frase mi sono sera conto che domani sarò qui sola, ci guardiamo e mi correggo < lo finirò io domani> sto per piangere, lui si alza di scatto e mi abbraccia, solo Dio da quanto ho desiderato questo abbraccio in questi giorni, quanto desidero le sue braccia e quanto desidero lui in ogni momento della giornata. Veniamo interrotti da Embre che sembra essere in imbarazzo, ci distacchiamo e io mi volto, non voglio farmi vedere piangere anche da lui, Can dice che stiamo uscendo anche noi, mentre io lo avrei voluto tenere lì con me, solo con me almeno per un altro po di tempo. Salgo nella mia macchina, ho un magone in gola, vorrei piangere a dirotto, gridare, vorrei dirgli che sono pronta a partire con lui, ma ora è troppo tardi, il nostro era un abbraccio di addio.
Arrivo a casa, o meglio siamo arrivati tutti insieme e, quando raggiungiamo il salotto notiamo che hanno preparato la tavola sempre ben curata e un piccolo striscione con scritto TORNA VINCITORE lui si emoziona e va ad abbracciare uno ad uno.
Ci sediamo e come solitamente accadeva lui era seduto vicino a me, proprio in quel posto dove tutte queste sere mi incantavo a guardare la sedia vuota, stasera no, stasera c'era lui accanto a me, anche se difficile volevo provare a vivere bene questa serata in modo da poterla ricordare piacevolmente.
La cena va bene, non c'è tensione tra noi e questo nostro atteggiamento maturo sembra essere molto apprezzato "dagli adulti di casa". Nel momento in cui ho finito di mangiare il dolce mi rendo conto che anche la cena è finita, manca davvero poco a doverlo salutare definitivamente.
Vengo assalita da un forte senso di ansia, senza dire nulla a nessuno mi alzo e vado in giardino, ho bisogno di prendere aria, mi siedo sul dondolo e guardo le stelle. < posso?> senza guardarlo e, senza rispondere mi scanso per fargli posto, anche lui rimane in silenzio e guarda le stelle come le guardo io.  Mi faccio coraggio e lo guardo, i suoi occhi sono lucidi < Can io...> si volta i nostri occhi si incontrano, lui mette un dito sulla mia bocca per zittirmi < Sanem non dire nulla per favore, restiamo un po' qui in silenzio> gli sorrido anche se i miei occhi sono pieni di lacrime, mi abbraccia e io mi stringo forte a lui, rimaniamo così per non so quanto, un forte rumore di risate ci fa tornare alla realtà purtroppo, < Sanem io devo andare> sentire quelle parole mi hanno sgretolato il cuore in mille parti, sta davvero accadendo, sta davvero andando, so che sono solo 3 mesi ma io l'ho perso, quando tornerà tra noi non sarà più così, mi ha detto esplicitamente che userà questo tempo per dimenticarsi di me, alzo la testa dal suo petto.

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