Capitolo 1: Risveglio

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"Ugh.....la mia testa"

Questo era il primo dei pensieri che scorrevano nella mente di Angelo, dopo essersi risvegliato.

"Ma Dio Santo, perché non mi posso svegliare mai tardi" pensava, mentre rimaneva immobile a causa della stanchezza.

Non ebbe neanche il tempo di ragionare, per rendersi conto di essere accecato da qualcosa, come se gli stessero puntando una lampada in faccia.

"Ma chi è a quest'ora? Spegnete la luce!" Pensava, nel mentre cercava di alzarsi.
Ad un tratto si stropicciò gli occhi, e iniziò a muoversi pian pian, per rendersi conto di non trovarsi sul suo letto, nella sua stanza, bensì su qualcosa di duro, e aveva la schiena indolenzita, come se avesse dormito sulla pietra. Iniziò con calma ad aprire gli occhi, e senza dare troppa importanza all'ambiente circostante guardò in alto, osservando il  il Sole nel cielo, ma essendo dominato dalla stanchezza non fece quasi nessuna reazione.

"Cosa? Che succede?" si chiese, con tanta flemma e pigrizia, non adatta a una circostanza del genere. Ad un tratto sentì dei cinguettii provenire lì vicino, si girò e vide una coppia di Pidgey coccolarsi l'un l'altro, vicino a una fontanella d'acqua.

"Ah ok, sono solo dei Pidgey" disse, senza porsi troppe domande.

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Poi si fermò, rendendosi conto effettivamente di cosa avesse davanti. "Aspetta un minuto, dei PIDGEY!" gridò sconvolto, nel mentre i due Pokémon volarono via spaventati dall'urlo del ragazzo.

"No no no no! Cosa cazzo sta succedendo qui!" abbassando la voce, per non farsi notare, anche se intorno a lui non c'era nessuno.

Cominciò a guardarsi incontro. Si trovava in una piccola piazzetta con qualche albero, con nessun essere umano nei paraggi, o almeno così gli parve. Vide intorno a sé delle abitazioni, ma non vide nessuno affacciato ai balconi. Stava fermo a guardare il vuoto senza capire nulla, quando sentì un rumore lì vicino. Il suono dell'acqua che scorre, e sembrava quasi il suono del mare. Intontito iniziò ad alzarsi, muovendo le gambe con calma e scrollandosi la polvere di dosso. Prima di dirigersi verso la direzione da cui proveniva il suono si avvicinò alla fontanella per specchiarsi, sistemandosi gli occhiali, la felpa blu e i vestiti. Iniziò a muoversi, in direzione dell'unica strada visibile, verso quel suono. Uscito dalla stradina rimase più sconvolto di prima.

Di fronte a lui c'era un grosso canale, gli ricordava uno dei canali della città di Venezia, per quanto non l'avesse mai vista dal vivo. Intorno al canale c'erano tante case, una vicina all'altra, dai colori sgargianti. Quel posto era bellissimo, ma aveva al tempo stesso un qualcosa di familiare, sembrava riportargli alla mente emozioni tristi.

"Un canale...e dei Pidgey. Può essere che...?" Si chiese. Decise di percorrere quel canale, correndo per il marciapiede accanto a esso. C'era solo un modo per sapere la verità, anche se in cuor suo non voleva affatto scoprirla, se era quello che temeva. Aveva molti dubbi ed era molto spaventato, ma ogni risposta sarebbe arrivata solo dopo aver percorso quel canale. Corse più che mai, scansando qualche persona nel mentre, per arrivare in una piazza, una gigantesca piazza affollata di persone, e anche Pokémon. Guardò in alto, cercando con lo sguardo le sue risposte, e poi le vide.

Due grosse statue su due grandi obelischi di bronzo. Raffiguravano due Pokémon, che lui conosceva troppo bene.
I due guardiani della città di Altomare.
Latios e Latias.

Silenzio

Il suo cuore aveva rallentato il battito.
Era sul punto di svenire. Per evitare di farsi vedere strano dalle persone ritornò nel vicolo. Una volta fuori dalla vista degli altri si accasciò a terra, lasciandosi cadere sotto il suo stesso peso. Non era mai stato un ragazzo che esprimeva in maniera così diretta le sue emozioni, lo faceva solo con pochi che considerava tanto importanti, ma in quel momento diede fondo al suo pensiero. Sarebbe voluto morire sul posto. Fece un bel respiro, obbligandosi a pensare razionalmente.

"Non può essere vero, no. Sarà solo un sogno, giusto? Disse, e nel mentre lo diceva si tirò uno schiaffo, non troppo forte.
"Ah". Si bloccò, per accorgersi che si era fatto male. Quello non era un sogno, era davvero ad Altomare, nella regione di Jotho, lui?!?

"Questo non è un sogno, decisamente no.
Perché diamine mi trovo qui, ad Altomare, fino a ieri ero in Italia, per Dio!
Aspetta, può essere che..... quella voce...

Prima persona (Flashback)


Nero

Nero come la pece

Era tutto nero intorno a me, ed avvolto dal silenzio.
A un certo punto udii una voce, che ruppe questa atmosfera di solitudine.

"Pensi che tutti debbano vivere felici?"
Non stavo capendo cosa significasse, ma risposi comunque.

"Si, o quantomeno debbano tentare di esserlo"

La voce, o qualunque cosa fosse, mi chiese "E se qualcuno non potesse. Se il destino avesse altri progetti per lui?"

"Che si fotta il destino, non c'è niente che sceglie le nostre vite. Siamo noi a scegliere come vivere, per evitare di non sentirci delusi da noi stessi!"

"È corretto quel che dici, ma ti rendi conto che non è sempre possibile, giusto?"
Strinsi i pugni, ma invano. Sapevo che aveva ragione.

"E tu più di tutti, sai quanto il destino possa essere ingiusto, sai che brutti scherzi ti ha giocato la vita. Eppure vuoi sempre che gli altri siano felici, anche a costo della tua felicità stessa. Davvero ammirevole, e a tratti nauseante"
Digrignai i denti, arrabbiato dalle sue parole.

"TU NON MI CONOSCI" urlai, tirando pugni all'aria, cercando di colpirlo, anche se sapevo che era del tutto inutile.

"Credimi, ti conosco molto bene, ragazzo mio. Tu sei fuggito molte volte dalla realtà, rifugiandoti nella tua fantasia, nel tuo mondo fantastico. Sei talmente buono che vorresti addirittura che chi non esista merita di essere felice" mi disse, nel mentre rideva, probabilmentente a causa della mia reazione.

"E con ciò? Tutti meritano questo! Specialmente quando..." Mi fermai, mi ero intristito. Quelle parole erano taglienti, mi ferivano nel profondo, ma lo facevano proprio perché erano vere. Lui non mi conosceva, o almeno così credevo, eppure non ne ero più tanto certo.

"Tu vivi una vita normale, sei un ragazzo altruista, eppure pensi di non fare abbastanza. Vorresti salvare chi non può essere salvato, nonostante in questo mondo ci sia solo sofferenza. Per vivere felici, bisogna pensare a se stesso e a pochi altri, aiutare tutti è possibile, ma rinunciando a voler aiutare se stesso."

"So chi vuoi salvare, c'è qualcuno che pensi che sia stato proprio trattato male dalla vita, qualcuno verso cui il destino è stato crudele. Tu vuoi salvarlo, dico bene?"
Non capivo di chi stesse parlando, ma le parole mi uscirono spontanee.
"Certo che voglio!"

"Molto bene, ti darò la possibilità di farlo, ma bada bene. C'è un motivo se il Destino non si può evitare, e se si riesce, le conseguenze sono irreparabili"

Detto questo mi sentii sbalzato di getto, mentre precipitavo nelle tenebre.

(Fine Flashback)

Finii di fare mente locale, avendo unito tutte le informazioni in mio possesso e ricollegando tutto ciò che era successo negli ultimi cinque minuti.
"Ora ho capito di chi stava parlando"
Altomare. Latios. Se era tutto vero, forse c'era ancora una possibilità.
"Devo trovare Ash Ketchum, e di corsa, non c'è tempo da perdere!" Pensai, per poi ritornare nella piazza, e iniziare a esplorare intorno a me. Aveva ancora tante domande: com'ero arrivato qui, cosa potevo fare per salvare la situazione, sarei riuscito nel mio compito? Troppi dubbi mi annebbiavano il cervello, ma ciononostante non mi lasciai prendere dal panico. Ero nel mondo Pokémon, con la possibilità di incontrare persone che pensavo non potessero esistere, e inoltre avrei conosciuto il mio Pokémon preferito, un qualcuno che consideravo quasi come un esempio, provando a dare tutto in ogni cosa che facevo come lui fece per salvare la città. Non sapevo niente, ma anche senza risposte dovevo proseguire.

Against Destiny (Ita)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora