Capitolo 11: Passato

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Eravamo appena rientrati al Giardino, e già mi mancava Ash, ma dovevo andare avanti, e iniziare a vivere la mia nuova vita con Storm e tutti i miei amici. Proprio quest'ultimo mi si avvicinò, e mi abbracciò, capendo quanto fossi triste per la partenza di Ash. Io lo abbracciai a mia volta, e poi ci dirigemmo in mezzo al Giardino, poiché Storm aveva altre cose da insegnarmi.
"Allora fratellone, cosa dovrei imparare oggi?"
"Ciò che non hai voluto imparare ieri, nonché una delle poche cose basi rimaste.
Ti insegno ad assumere forma umana." Mi rispose, ma io non ne ero affatto felice di saperlo. Avrei voluto rimandare, imparare quello per ultimo, ma non volevo insistere, avrei potuto dare sospetti.
"Bene, per prima cosa concentrati, pensa di voler assumere il tuo aspetto. Come puoi immaginare, noi non siamo veramente capaci di cambiare forma, più che altro creiamo un illusione solida e sensitiva, che riguarda noi e si riflette sulla percezione degli altri." Mi stava spiegando, ma non riuscivo a capirlo molto bene, stava usando troppi paroloni.
Lui se ne accorse, quindi me lo spiegò in maniera più semplice.
"Pensa di fare come fa Ruby, ok?" Mi rispose. Io mi concentrai, finché non venni avvolto da una luce blu, toccando terra e sentendomi nuovamente le gambe e i piedi. Mi iniziai a guardare, avevo effettivamente le mani, anche se mi sembravano più piccole rispetto alle mie, e oltretutto sentivo che mancava qualcosa. Gli altri però scoppiarono subito a ridere, e io mi imbarazzai tantissimo.
"Cosa ho sbagliato? Spiegatemi!" Gli risposi, ma con una voce più acuta della mia solita voce.
"Angi, quando ho detto fai come Ruby non dicevo letteralmente." Mi disse Storm, mentre rideva a crepapelle.
"Grande Angi, adesso c'è un altra me." Continuò Bianca, anche lei stava ridendo tantissimo. Io mi imbarazzai ancora di più, e mi diressi subito verso un laghetto, specchiandomi sulla superficie. Per poco non svenni all'istante. Al posto della mia faccia c'era quella di Bianca. Arrossii tantissimo, e mi nascosi dietro un albero, coprendomi il volto con le mani.
"Smettetela di ridere!" Gli dissi, mentre iniziavo a lacrimare leggermente. Storm intanto era davanti a me, non me ne ero neanche accorto, e mi iniziò ad abbracciare.
"Angi, scusami se ti stavamo prendendo in giro, ti sei offeso?" Mi chiese, ma io gli feci no con la testa, per poi abbracciargli il collo, mentre lui mi leccava le guance. Poi Bianca si sedette vicino a me.
"Ehi, scusami se ho preso le tue sembianze, non l'ho fatto apposta" gli dissi, pensando fosse arrabbiata, ma lei mi diede un bacetto sulla guancia, facendomi arrossire.
"Vai tranquillo, ok? Non mi arrabbio di certo per queste cose." Mi rispose, abbracciandomi anche lei.
Poi mi ricomposi, era grato a loro, mi stavano aiutando quando sbagliavo, e mi sostenevano nel momento del bisogno, più di quanto nessuno avesse mai fatta in vita mia.
"Allora, adesso come dovrei fare a riassumere le mie sembianze da Latios?" Gli chiesi, non ero abituato ad avere l'aspetto di una ragazza.
"Fai quello che hai fatto pensando di volerlo fare al contrario."
Io mi concentrai, e dopo poco stavo nuovamente fluttuando, stavolta era andato tutto bene.
Storm continuò ad insegnarmi per qualche ora, fino a pomeriggio, ma dopo il piccolo incidente di prima non riuscivo più neanche a cambiare forma, per quanto ci provavo non riuscivo a concentrarmi, e mi stavo un po' intristendo.
Storm mi si avvicinò di nuovo, tranquillizzandomi.
"Tranquillo, è normale per tutti sbagliare."
"Il problema è che non riesco a concentrarmi sul mio aspetto."
"Non riesci, o non vuoi?" Mi rispose, e lì mi bloccai, non volevo affrontare quel discorso.
"Non so, ma non ci voglio pensare."
"E invece ne parliamo ora." Mi disse, radunando gli altri vicino a noi.
"Allora Angi, vuoi gentilmente spiegarci perché odi così tanto il tuo aspetto umano?" Mi chiese, e io non potei fare altro che rispondere.
"Beh, diciamo, che è per via del mio passato. Diciamo che..."
"....Ti è successo qualcosa che ti ha fatto completamente perdere la fiducia in te stesso. Con noi puoi parlare di queste cose, tranquillo, vogliamo darti una mano."
Effettivamente aveva ragione, di loro mi fidavo, perché mi avevano dimostrato di essere delle brave persone. Tuttavia, non volevo ricadere nello stesso errore che feci prima.

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