Capitolo 1

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Era un'afosa giornata di giugno e Demet era al settimo cielo. Una settimana prima, difatti, aveva terminato l'università, laureandosi. Pianse dalla felicità per tutto il giorno; aveva faticato molto per ottenere ottimi voti così da poter ottenere le borse di studio e quando non studiava, lavorava in un piccolo negozio per mandare avanti l'affitto della casa e le varie spese che divideva con la sua migliore amica Nilüfer.
Ed ora, la sua migliore amica, le aveva regalato un soggiorno di due giorni in uno splendido hotel che affacciava sul mare cristallino di Istanbul. Te lo meriti, per tutto quello che hai passato, le aveva detto la sua amica abbracciandola forte. Nilüfer conosceva il passato di Demet ed era orgogliosa che avesse ripreso la sua vita in mano.
Il venerdì pomeriggio Demet si preparò velocemente e salutò con un caloroso abbraccio la sua amica. Lei avrebbe voluto vivere questa vacanza con Nilüfer ma il suo capo non le aveva dato i giorni liberi. Stronzo!
Scese le scale del palazzo due alla volta e salutò l'anziana signora che stava pulendo le scale. Demet salì sulla sua moto e girò le chiavi. Un rombo tuonò per strada. Lei indossò il casco e partì, sfrecciano sull'asfalto cocente di Istanbul, serpeggiando fra il traffico di prima mattinata.
Il mare era lontano dalla sua casa ma con la moto riuscì a evitare il traffico e arrivò a destinazione in mezz'ora. Demet parcheggiò, si mise in spalla il suo zaino e osservò il luogo.
Lunghi alberi costeggiavano la costa e nascondevano la spiaggia, creandone un'entrata misteriosa, quasi fiabesca. Demet seguì il sentiero. I ciottoli scrocchiavano sotto le sue scarpe e il vento caldo sfrecciava fra gli alberi, muovendo dolcemente i rami dove il canto degli uccellini rieccheggiava in aria. Demet chiuse gli occhi e si fermò ad ascoltarli, meravigliata, poi proseguì.
L'hotel era maestoso e la pittura bianca brillava al sole. I balconi erano imponenti e le tende che s'intravedevano dalle finestre erano di un color corallo. Di fronte l'entrata, un'imponente fontana zampillava acqua in tutte le direzioni e bellissimi fiori contornavano le scale che portavano all'ingresso.
La reception era ordinata e una giovane donna era dietro la scrivania e trafficava con il computer. Appena vide Demet scattò all'impiedi e le sorrise cordialmente.
<Benvenuta signorina. Ha prenotato? > cinguettò la donna, professionalmente. Demet annuì e tiro fuori dallo zaino la prenotazione che le aveva dato la sua amica. La receptionist sistemò le scartoffie poi diede a Demet le chiavi della sua stanza.
<Le devo chiamare qualcuno per i bagagli?>
Demet scosse la testa. <Ho solo questo zaino!>
<La sua camera è al quarto piano, in fondo al corridoio a destra. Se le dovesse servire qualcosa non esiti ad usare il cellulare sul comodino. Inoltre, troverà tutti gli orari per i pasti e le varie attività che offre l'hotel!>
Demet ringraziò e si avviò verso la stanza. Non prese l'ascensore. Odiava gli spazi stretti.
Usò le scale e arrivò alla sua stanza. Aprì la porta e si guardò intorno, meravigliata.
Le pareti erano di un color petrolio e i mobili erano bianchi, decorati con del legno grezzo. La stanza profumava di fiori selvatici e tutto era in ordine. Il parquet cigolò mentre raggiunse il letto. Ci poggiò lo zaino e si avviò al bagno. Quel giorno faceva caldo e Demet si sentiva appiccicosa per via del sudore. Decise di fare un bagno fresco poi si sarebbe incamminata verso la piccola foresta che costeggiava la spiaggia, solo dopo si sarebbe concessa ad un'ottima cena. Demet aprì il getto dell'acqua e si spogliò, lasciando tutti gli indumenti per terra. Prese il cellulare e impostò una Playlist casuale, poi s'immerse nella vasca. L'acqua fresca le diede sollievo, si scostò i capelli appiccicati sul volto e iniziò a canticchiare distrattamente la canzone che era partita, estraniandosi dalla realtà.

Nel frattempo qualcuno era appena sceso dalla sua auto e si guardava furtivamente intorno a sé. Can si portò gli occhiali sulla fronte e prese il suo piccolo bagaglio a mano.
Si avvicinò alla reception e prese il cellulare, controllandone l'ora. Erano da poco passate le sei del pomeriggio; aveva ancora un paio d'ore libere, prima che arrivassero i suoi clienti e iniziassero a parlare di lavoro. Avrebbe preferito convocare una riunione nella sua azienda e chiudere gli accordi in una sola giornata, eppure si era lasciato convincere dai clienti a passare del tempo in quest'hotel sul mare.
Alla reception c'era un ragazzo impacciato, gli diede le chiavi e lui si diresse silenziosamente alla stanza. L'aredamento gli piacque molto ma la camera era calda per via del sole che penetrava dalle vetrate. Si levò la maglietta e si avvicinò al letto, aggorgendosi dello zainetto nero poggiato su di esso.
Can l'osservò poi la sua attenzione venne catturata da una leggera musica che risuonava dall'altra stanza. Lanciò un ultimo sguardo alla borsa poi si avvicinò alla porta. L'aprì piano e osservò ai suoi piedi delle mutande in pizzo rosso. Demet intanto muoveva la testa a tempo di musica e solo quando aprì gli occhi per cambiare canzone si accorse dell'uomo la guardava sulla soglia della porta. Lanciò un grido acuto, spaventando l'uomo. Demet si agitò nell'acqua e Can rivolse il suo sguardo altrove, poi si coprì gli occhi con la mano. Demet, nel frattempo, agguantò frettolosamente l'accappatoio e uscì dalla vasca.
<Chi sei? E perché sei nella mia stanza?!> gridò la ragazza. Can alzò il sopracciglio.
<Chi sono io? Chi sei tu e perché sei tu nella mia stanza> rispose Can, non capendo il comportamento di questa stramba ragazza. Il volto di Demet si tinse di rosso per la rabbia: provò a fare un passo verso l'uomo ma scivolò sul pavimento bagnato. Can l'afferrò in tempo e riuscì a non farla cadere.
Il corpo di Demet fu imprigionato fra le braccia di Can. Lei si aggrappò al suo petto, era caldo mentre il contatto con l'acqua fresca fece rabbrividire Can. Si guardarono negli occhi: i loro volti erano vicini, i loro nasi quasi si sfioravano. Can sentì il fiato di lei sul suo collo e Demet sentì il profumo agrumato di lui.
<Lasciami immediatamente o ti prendo a schiaffi!> digrignò i denti Demet. Can l'ascoltò e lasciò la giovane ragazza, alzando le mani in cielo.
<Non ho tempo da perdere con te. Adesso vado alla reception e parlerò con qualcuno...> disse Can, uscendo dal bagno. Demet gridò contraria e gli tenne fermo il polso.
<Ci andrò prima io e ti sbatteranno via da questo hotel!> minacciò Demet.
<Ah si?> la provocò lui.
<Si!> rispose decisa lei, avvicinandosi all'uomo.
<Prima devi superarmi!> sussurrò Can poi la spinse via. Demet cadde sul letto e lui sparì fuori la stanza.
<Ora mi sentirà!> brontolò Demet, poi si alzò e seguì l'uomo. Lo trovò alla fine del corridoio.
<Bastardo, questa me la paghi!> gridò lei.
Can entrò in ascensore e cliccò animatamente il pulsante che l'avrebbe condotto al piano terra. Demet sperò di raggiungerlo ma le porte si chiusero di fronte a sé, mostrando il sorriso sghembo del ragazzo.
Iniziò a correre sulle scale, ignorando gli sguardi delle persone e borbottando tanti insulti rivolti tutti a quell'uomo. Arrivò al piano terra prima che l'ascensore venisse aperto e Can e Demet raggiunsero insieme la reception. Batterono le mani sulla scrivania, richiamando l'attenzione della giovane ragazza. Lei alzò lo sguardo dal monitor e osservò i due: avevano entrambi il fiatone. Lui era rimasto senza maglietta mentre lei era in accappatoio.
La receptionist si trattenne dal ridere e osservò seriamente i due.
<Lui è entrato nella mia stanza!> disse Demet, schiaffeggiando la spalla di Can.
Lui scosse la testa. <Lei era nella mia stanza!> borbottò Can.
La giovane donna dietro la scrivania sorrise imbarazzata. <Di quale camera state parlando?>
<Della 100b!> risposero in coro, guardandosi male. La ragazza controllò qualcosa sul computer, poi chiamò qualcuno al telefono. Quando staccò la chiamata, la receptionist lì guardò con aria imbarazzata.
<C'è stato un problema. Purtroppo il ragazzo che ha preso le vostre prenotazioni è alle prime armi ed ha sbagliato. La camera è, da quello che riporta il computer, pagata da entrambi>
<Non potrebbe dargli un'altra stanza?> brontolò Demet, indicando l'uomo al suo fianco.
<Una stanza il più lontano possibile da questa pazza!> chiarì Can.
<Scusate, è venerdì sere ed è appena iniziata la stagione estiva. L'hotel è al completo...>
<E come vorrebbe aggiustare la situazione?> domandò Can, irritato.
<Sarò sincera, noi non possiamo fare molto in questo momento...> disse con finta cordialità, poi con una banale scusa si allontanò dai due, lasciandoli soli.
<Io non ho intenzione di rinunciare alla mia vacanza> chiarì Demet, incrociando le braccia al petto e osservando l'uomo.
<Io sono qui per lavoro e non posso andare via. Dividiamo la stanza?> propose lui.
<Avrei scelta?> chiese Demet, sarcastica. Can gli porse la mano, come segno di tregua.
Demet però, era ancora irrequieta. Gli rivolse uno sguardo pungente e si voltò, diretta verso la sua stanza. La loro stanza, si corresse.

[Buongiorno. Come state?
Spero che il primo capitolo di HOLIDAY vi sia piaciuto. Questa è una fanfiction su Can Yaman e Demet Özdemir, attori che ho amato durante daydreamer. Se volete, sul profilo potrete trovare un'altra fanfiction sempre dedicata a loro con il titolo di LOVE POTION.]

HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora