Capitolo 7

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Qualcuno bussò alla porta dell'ufficio del capo, poi Leyla entrò seguita da Bulut, l'amico investigatore di Can.
<Buongiorno Bulut, come stai?>
<Tutto bene Can, tu?>
<Tutto procede bene, accomodati!> disse Can, sistemandosi dietro la scrivania in lehno. Era ormai passata una settimana da quando Can aveva chiesto a Bulut d'indagare su Demet. <Leyla potresti portarci due caffè?> domandò Can alla sua segretaria. Lei annuì e uscì dall'ufficio. I due amici rimasero soli e nonostante Can sperasse che tutto andasse bene con Demet, era preoccupato. Non voleva ripetere l'errore del passato.
<Bulut, spero tu possa darmi solo buone notizie...> disse
L'amico annuì e Can riuscì un minimo a rilassarsi anche se il nodo alla gola continuò a bloccarlo. Bulut aprì una busta da lettere e posizionò varie foto sulla scrivania di Can. Demet era in mostra in tutte quelle immagini: lei con i suoi genitori, lei al mare, lei da bambina con un vestitino bianco e due lunghi codini. La sua casa è il negozio di famiglia, la sua amica, il suo appartamento.
<Demet Aydın è cresciuta nella periferia di Istanbul, nella parte povera della città. È figlia unica ed entrambi i genitori lavorano al negozio di famiglia. Da piccola, Demet, passava spesso il suo tempo in compagnia della nonna. Ha studiato, finendo dapprima le superiori, poi laureandosi in psicologia a pieni voti. Nel frattempo, lavorava per mantenersi gli studi. Durante questa settimana l'ho seguita per studiare i luoghi che frequenta. Vive in un piccolo appartamento con la sua migliore amica, Nilüfer, ed ha una vita molto tranquilla: va al parco, al centro commerciale a fare shopping o al lungomare. Si comporta come una normale ragazza di ventisei anni>
<Ha qualche precedente?> domandò Can, il nodo di paura sempre presente.
<Nulla di grave. Qualche rissa nei locali, in passato amava divertirsi e bere ora, invece, sembra condurre una vita più tranquilla. Cionostante, ha un carattere molto peperino> disse Bulut mentre gli angoli della bocca s'incurvavano all'insù.
Can sbuffò. <L'ho notato!>
<Ed ora passiamo alla questione che più ti preme. Demet non ha mai avuto nessun contatto con quella persona, né telefonicamente, né di persona. Deniz è al sicuro!>
Can sospirò, liberandosi di tutto il peso che gli bloccava il petto e si alzò. Abbracciò forte il suo amico, dandogli delle forti pacche amichevoli sulla schiena.
<Can, devo dirti un'ultima cosa> disse Bulut, estraendo una piccola busta dalla tasca della giacca. <Questa busta contiene un particolare sulla vita di Demet. L'accaduto risale a quasi quattro anni fa, è un momento molto delicato, privato. Sta a te decidere se vuoi scoprire tutto il passato di Demet>
Detto questo, Bulut andò via, lasciando l'ufficio dell'amico con lunghe falcate. Can si rigirò la lettera fra le mani.
Era curioso, estremamente curioso di conoscere il passato di Demet. Eppure non voleva disturbare la sua privacy. Aveva chiesto a Bulut d'indagare su Demet per un motivo preciso, non per scoprire il suo passato - un passato tranquillo, dopotutto - ma per accertarsi di non ripetere l'errore commesso in precedenza.
Can scosse la testa: non avrebbe aperto quella busta ma l'avrebbe conservata e nascosta con il resto delle informazioni su Demet. Ritornò a lavorare e, seppur a fatica, riuscì a non pensare insistentemente alle informazioni contenute nella lettera. All'ora di pranzo Can spense il computer, indossò la giacca e prese la busta contenente le informazioni su Demet.
<Layla, ho promesso a mio figlio di pranzare con lui e di portarlo al parco. I vari contratti sono stati inviati e firmati, se mai dovesse esserci qualche problema non esiti a chiamarmi>
La donna annuì e Can raggiunse l'auto. Il viaggio fu silenzioso: le foto di Demet apparivano nei pensieri di Can e lui, di tanto in tanto, osservava la busta gettata sul sedile del passeggero.

***

La sera era ormai calata e un vento fresco pizzicata dolcemente il volto di Demet. La luna brillava alta in cielo e le stelle contornavano il paesaggio, tutto veniva riflesso sul mare in lontananza, con un leggero tremolio.
Can salutò il portiere ed
varcò il cancello, seguito da Demet e Deniz. I due stavano chiacchierando del film che avrebbero visto fra poco.
Deniz si fiondò sul divano e accese la televisione, mentre Can cercava il dvd preferito del figlio da inserire nel lettore, Demet stava mettendo in una ciotola una busta di patatine. Si accomodarono sul morbido divano, Can e Demet si guardarono di sfuggita. Lui osservò i suoi occhi e ripensò alla busta che gli aveva consegnato il suo amico. Cosa mai poteva essere accaduto a questa ragazza? Era questa la domanda che tormentava i pensieri di Can da questa mattina.

Deniz riportò alla realtà il padre. Si posizionò fra Demet e Can. Prese le loro mani e le strinse poi si concentrò sul cartone. Il film durò all'incirca due ore e, dopo aver spento la TV, Deniz si strofinò gli occhi e sbadigliò. Era stata una giornata molto frenetica e la stanchezza lo face addormentare sul divano, accoccolato a Demet.
<È così dolce!> esclamò lei, accarezzandogli i ricci biondi. Can sorrise poi si alzò e lo portò in camera sua. Gli rimboccò le coperte e gli lasciò un dolce bacio sulla tempia poi si chiuse la porta alle spalle.
Scese le scale e raggiunse Demet. Era in cucina e stava sistemando le ciotole che avevano usato.
<Va tutto bene?> domandò lei, mentre metteva nella lavastoviglie i bicchieri. Can la guardò <Certo, perché?>
<Continua a guardarmi in modo strano...> disse lei, appoggiandosi al piano della cucina, Can la guardò in silenzio. Non poteva dire di aver cercato informazioni su di lei, né tantomeno chiederle del suo passato. Sorrise <È la prima volta che ti vedo serena, di solito sei sempre molto difensiva...>
<Sorpresa! Riesco anche io a divertirmi!>
<Non intendevo questo... > si corresse Can ma Demet lo interruppe.
<Stia tranquillo ho capito quello che intende dire. Sono sempre stata così, seppure prima risultassi più aperta. Sento persone soprannominarmi come la "regina di ghiaccio" e forse un po' lo sono...>
<Non t'infastidisce quello che le persone pensano e dicono di te?>
<Perché dovrei? Dopotutto sono sconosciuti che non conosco. Le persone giudicano in continuazione e se dovessimo ascoltare ogni commento detto da ogni persona non riusciremmo mai a vivere una vita felice. Basta ignorare o, se hai la lingua affilata come la mia, rispondere alle critiche. Cammino sempre a testa alta, non mi sento mai inferiore a nessuno>
<Anche io ho sempre ragionato così e sono diventato l'uomo che sono ora grazie a tutti quei commenti negativi che mi porto alle spalle. Alcuni mi dicono che pecco di presunzione perché sono troppo sicuro di me, ma la verità è che mi voglio bene e non mi sminuisco per nessuno>
<Quando iniziamo a volerci bene, tutto e tutti scompaiono. Non esistono più critiche, né giudizi. Ringrazio i miei genitori per avermi cresciuto in questo modo e, un giorno, spero di poter insegnare tutto questo ai miei bambini. Deniz è molto maturo per la sua età, si vede che sei un padre premuroso che lo aiuta ogni giorno a migliorarsi ed io sono così orgogliosa di lui>
Demet sorrise, mostrando la dentatura perfetta. Can si fermò ad ammirarla. Era bella e intelligente. Era una donna forte, coraggiosa, spavalda. Era semplice e diretta. Era tutto quello che non aveva mai avuto.
<Mi stavo chiedendo...> tentennò Demet, catturando l'attenzione di Can <quando avrò il piacere di conoscere la madre di Deniz?>

L'espressione di Can mutò: le sopracciglia curvarono all'ingiù creando delle piccole rughe sulla fronte e sugli angoli degli occhi. Il suo sorriso si spense, lasciando spazio ad un broncio quasi rabbioso.
<Lei non esiste più. È morta!> rispose severo, chiudendo gli occhi in due fessure. Demet lo guardò. Non aveva capito quella risposta né la rabbia con cui aveva risposto alla domanda.
<Mi dispiace, sono stata inopportuna...>
Demet si sentì in imbarazzo e, dopo un lungo momento di silenzio, lei decise di tornare a casa.
Can l'accompagnò in giardino; i due camminavano l'uno al fianco dell'altra senza mai sfiorarsi. Demet guardò di sfuggita Can diverse volte. Sembrava essersi rilassato, guardava il cielo e anche lei voltò lo sguardo in aria.
Nessuno dei due parlò, non c'era bisogno di nessuna parola. Si salutarono con uno sguardo, uno sguardo ricco di emozioni.

HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora