Capitolo 3

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Il weekend passò velocemente per entrambi: Can aveva firmato un paio di accordi con i clienti e Demet si era rilassata dopo giorni intensi di studio e lavoro. I due continuarono ad ignorarsi per il resto del loro soggiorno e lunedì mattina prepararono lentamente i loro pochi bagagli. Demet sistemò il letto sotto lo sguardo attento di Can. Lui non capiva il senso di ordinare la stanza se poi sarebbero venuti i camerieri. Evitò tuttavia di chiederglielo, così da non creare futili battibecchi.
Can la "conosceva" da poco eppure aveva capito che la ragazza aveva un carettere molto peperino.
<Sei pronta?> le chiese, prendendo le chiavi della camera. Demet si guardò allo specchio poi seguì Can in corridoio e l'osservò chiudere la porta. Avevano appena lasciato la chiave della camera alla reception quando un uomo si avvicinò a loro. Era vestito elegantemente e aveva un'enorme sorriso tirato.
<Signori...> trillò energicamente, richiamando la loro attenzione <Piacere sono Semih, il direttore di questo hotel. Ci dispiace per l'inconveniente avuto e, per sviare il malinteso, vi darò indietro la metà della somma pagata. Seguitemi in ufficio>. Dieci minuti dopo, i due lasciarono l'hotel.
Il sole era ormai alto sulle loro teste e l'aria pungente trasportava la brezza salmastra del mare. Demet si fermò ad ascoltare il rumore monotono delle onde, assaporandone la leggerezza, poi continuò a camminare al fianco di Can,in sottofondo, gli uccelli canticchiavano e si sentivano le grida ovattate di alcuni bambini sulla spiaggia.
Arrivata alla sua moto notò che qualcuno le aveva parcheggiato troppo vicino.
<Chi è quel gran genio che ha parcheggiato così male?> borbottò stizzita, era troppo legata alla sua moto e sperò di non trovare nessun graffio.
<Io...> disse Can, prendendo le chiavi dalla tasca del pantalone e pigiando un pulsante. L'auto sblocco le portiere, illuminandosi.
<È un vizio essere così appiccicoso a me e alle mie cose?!> si burlò Demet. Can sorrise, sfacciato.
<Più un piacere, che un vizio...>
I due si avvicinarono e si guardarono negli occhi, quasi a sfidarsi. Stettero in silenzio per un po' mentre intorno a loro la vita continuava a scorrere.
<Allora a mai più rivederci, brontolona!> disse Can, porgendole la mano. Demet afferrò le sue dita e ricambiò la stretta.
<A mai più, appiccicaticcio!>
Demet montò in sella della sua moto e Can entrò in auto. Lei si fermò ancora qualche istante a osservare il mare all'orizzonte. Lui invece provò a partire subito, ma l'auto sembrò non voler collaborare. Can girò le chiavi diverse volte ma nulla, la macchina non si muoveva. Uscì stizzito sbattendosi dietro la portiera e aprì il cofano: un leggero fumo nero uscì, intossicando l'aria. Can s'intendeva di macchine ma in quel momento non aveva gli attrezzi dietro. Provò a muovere qualche cavo ma riuscì solamente a sporcarsi la maglia con del grasso.
Demet intanto osservò divertita la scena, trovando la faccia di Can buffa.
<Ti serve aiuto?> domandò, incrociando le gambe e levandosi il casco.
<Sapresti aggiustarla?> borbottò, sarcastico.
La ragazza ignorò il tono pungente nella voce di Can. <No, ma posso accompagnarti in città con la mia moto!> rispose lei.
Lui si fermò a riflettere: voleva tornare il prima possibile a casa ma prima doveva portare i documenti a suo fratello in azienda. Aspettare un carroattrezzi avrebbe significato perdere troppo tempo.
<Va bene, grazie!>
<Monta in sella!> gridò Demet, sbattendo la mano sul sedile in pelle. Can prese il casco e si sistemò.
<Vorrei dirti di reggerti a me... Ma non siamo in un film romantico e non voglio che tu mi tocchi!> disse lei, abbassandosi la visiera. Can la guardò dallo specchietto. Quando mai potrà correre questa ragazza? Pensò.
La risposta non tardò ad arrivare. Tanto! Si rispose Can, mentre Demet continuava a sfrecciare rapida fra le vie d'Istanbul. L'adrenalina scorreva nelle vene di Can, elettrizzando ogni centimetro del suo corpo.
<Devo girare a destra o a sinistra?> gridò lei, per sovrastare il vento. Can indicò la strada.
Demet sorpassò una vecchietta che stava attraversando la strada e voltò a sinistra, arrivando a destinazione.
Lei si alzò la visiera e puntò lo sguardo sull'imponente edificio: era uno dei più alti della via, di un color grigio ghiaccio, impreziosito da enormi vetrate. Can scese dalla moto e porse il casco alla ragazza.
<Grazie!>
Demet abbozzò un sorriso <Prego!> poi partì verso casa. Can l'osservò andare via poi, quando la ragazza e la moto diventarono una piccola macchia indefinita, entrò in azienda.

***

<Che cosa?> strepitò Demet, sbigottita. Mai si sarebbe aspettata al suo ritorno che Nilüfer le riferisse una notizia del genere. Il negozio dove lavorava aveva chiuso improvvisamente, lasciando in una busta il suo ultimo mensile.
<Siediti> sussurrò l'amica, cosciente della reazione che avrebbe avuto la sua amica.
<C'era qualcosa che non andata, ti vedevo strana in volto> borbottò alla sua amica. Nilüfer poggiò una tazza fumante di tè sul tavolo di fronte il divano e prese posto al fianco dell'amica.
<Stavo cercando le parole giuste per darti questa notizia, delle volte però, non esistono parole corrette per esprimere questi fatti...> rispose lei, osservando il muro tinteggiato di verde petrolio. Demet annuì, era ormai sera e avevano finito di cenare. Si poggiò sul divano e guardò dritto a sé; tutto l'entusiasmo della vacanza era stato spazzato via in meno di due secondi da questa notizia. Come ha fatto a chiudere il negozio, si era assentata solo due giorni... Borbottò mentalmente Demet, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio.
<Non essere arrabbiata. Perdonami, per la preoccupazione della notizia che dovevo darti, non ti ho neanche chiesto come hai trascorso il weekend... > disse Nilüfer, cambiando discorso. Osservò il sorriso comparire sul volto dell'amica poi Demet iniziò a parlare, rivivendo i momenti trascorsi.
<Non posso crederci!> gridò elettrizzata Nilüfer, quando Demet ebbe finito di raccontare <Hai dormito con un uomo! È bello? Simpatico? Devi raccontarmi tutto!> cinguettò elettrizzata la sua amica. Demet roteò gli occhi al cielo. Nilüfer era un'inguaribile romantica e stava già immaginando una possibile storia d'amore fra quest'uomo e la sua migliore amica.
<Non ci siamo presentati e non abbiamo parlato molto. Siamo solo due sconosciuti che, per un'errore del personale dell'hotel, hanno condiviso la stanza> sminuì Demet e chiuse il discorso con un gesto della mano.  La sua priorità ora era di trovare al più presto un nuovo lavoro: lo stipendio di Nilüfer non avrebbe coperto tutte le spese del vitto e dell'alloggio e lei non poteva permettersi di oziare. Accese il computer e aprì  il primo sito che comparve sulla schermata del PC, iniziando a osservare tutti gli annunci di lavoro che trovò ad Istanbul.
<Ti vedrei bene come modella> disse Nilüfer, indicando l'annuncio. Demet scosse la testa e osservò la sua amica <Dovresti provare tu... Dopotutto è il tuo sogno da quando eri bambina>
<Forse... Aspetta, guarda!> gridò Nilüfer indicando un annuncio. Demet osservò la paga, era ottima, più di quanto avesse mai ricevuto in altri posti dove aveva lavorato e doveva solamente badare ad un bambino di sei anni. Demet trascrisse il numero sul cellulare e chiamò. Il telefonò squillò ripetutamente, a vuoto, stava per staccare la chiamata quando qualcuno dall'altra linea rispose.
<Salve, chi parla?> disse una donna, aveva la voce graffiante e un tono autoritario.
<Buonasera, sono Demet.  Ho letto il vostro annuncio su internet e vorrei candidarmi come babysitter...> rispose Demet, guardando l'amica. Nilüfer incrociò le dita è guardò in cielo.
<Perfetto signorina, inizierà domani. Ci vediamo alle nove del mattino all'indirizzo che le invierò sul cellulare. Mi raccomando, sia puntuale> disse poi staccò la chiamata. Demet sbatté gli occhi, confusa, poi si voltò verso l'amica.
<Credo di aver avuto il lavoro>
<Credo?>
<Mi ha dato appuntamento per domani mattina...> spiegò Demet. Nilüfer balzò all'impiedi, elettrizzata.
<Bisogna festeggiare amica mia... Poi subito a letto. Domani mattina dovrai svegliarti presto>
<Perché?>
<Perché devo scegliere i vestiti che indosserai, truccarti e pettinarti. Dovrai essere impeccabile>
<Nilüfer devo badare un bambino, non conquistarlo!> rise Demet, sotto lo sguardo torvo della sua amica. Rimasero ancora un po' sveglie, chiacchierando e mangiando qualche snack in busta, poi andarono a dormire.

HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora