Il giorno dopo Demet si presentò di buon umore alla villa di Can. Mentre percorreva il vialetto ciottoloso si lasciò accarezzare dalla leggera brezza che sferzava. Era una giornata afosa, perfetta per andare al mare.
Can intanto era seduto in giardino a sorseggiare dell'ottimo caffè. Si godeva la splendida vista sul mare. Il sole risplendeva sull'acqua, trasformandolo in vetro lucente.
<Buongiorno signor Can!> disse Demet, alzandosi la montatura da sole. Lui l'osservò e sorrise.
<Buongiorno Demet!>
<Ha visto che splendida giornata. Se per lei non è un problema, vorrei poter portare Deniz al mare> propose Demet, Can annuì <Mi sembra un'ottima idea, state attenti però...>
<Certamente!>
<Demet!> trillò una vocina acuta, poi Deniz abbracciò la ragazza. Demet si abbassò alla sua altezza e gli spettinò i ricci indomabile. Lui sorrise, abbracciando il pupazzo che teneva stretto. Un dinosauro verde.
<Hai cambiato colore di capelli! > esclamò lui, sfiorando con la mano la ciocca tinta di blu elettrico.
Demet sorrise <Ti piace?>
Deniz sembrò pensarci poi annuì. <il prossimo colore posso deciderlo io?>
<Certo!>
<Papà, ti ricordi cosa devi chiedere a Demet?> bisbigliò il bambino, guardando attentamente il padre. Lui gli sorrise, poi si rivolse a Demet.
<Domani è il compleanno della nonna e Deniz vorrebbe che partecipassi alla festa. Ti andrebbe di venire?>
<Così posso presentarti alla nonna come mia amica!> trillò elettrizzato Deniz.
<Accetto volentieri l'invito, la ringrazio!> disse Demet, sorridendo a Can. I loro occhi si guardarono a lungo mentre si sorridevano.
<Ora devo andare in ufficio, ci vedremo più tardi!> le disse, poi prese in braccio Deniz e gli baciò la fronte <Non far arrabbiare Demet e comportati bene>
<Ma papà, Demet è mia amica ed io mi comporto sempre bene> borbottò il piccolo, facendo gli occhi dolci e incrociando le braccia al petto. Can gli pizzicò dolcemente la guancia poi lasciò i due soli in villa.
Demet si avvicinò furtivamente a Deniz. <Preso!> gridò, toccando il braccio di Deniz e scappando. Lui sorrise e cominciò a correre per acciufare Demet. <Ti prenderò!>***
Demet e Deniz avevano appena finito di pranzare in giardino. Lei portò i piatti in cucina e li posizionò nella lavastoviglie. Cliccò il pulsante di accensione e iniziò a sistemare il piano. Nel frattempo, il cellulare di Demet squillò e Deniz, spinto dalla curiosità, rispose.
<Demet ti sei dimenticata le chiavi di casa ed io devo andare dai miei genitori. Mi mandi la posizione della villa così posso portarti il mazzo> disse Nilüfer.
<Ciao!> esclamò il bambino, non sapendo con chi stesse parlando. Nilüfer controllò il cellulare. Pensò di aver sbagliato numero, invece sul display comparve il numero della sua amica.
<Chi sei?> chiese lui, incuriosito. <Sono Nilüfer, un'amica di Demet!>
<È anche amica mia! Senti, non so inviare la posizione con il cellulare ma, se vuoi, posso darti la via della casa...>
<Oh certo, grazie mille Deniz!>
Demet arrivò in quel momento: <Deniz, quello è il mio cellulare? > chiese al bambino. Lui annuì e corse verso di lei.
<La tua amica Nilüfer sta venendo qui, te la passo!> detto questo, Deniz diede il cellulare a Demet e andò a sedersi all'ombra insieme al suo pupazzo preferito. Demet scambiò alcune battute con la sua amica, poi spense il cellulare e si avvicinò al bambino.
<Deniz!> trillò lei, sedendosi al suo fianco e prendendo il peluche fra le mani del bambino, lo accarezzò gentilmente e sorrise <che ne diresti di andare al mare?>
Gli occhi celesti del piccolo sprizzarono gioia, illuminandosi. Iniziò a saltellare entusiasto e Demet l'osservò felice. La giornata era molto afosa e l'acqua fresca avrebbe allevato questo caldo infernale.
<Bisogna prima aspettare Nilüfer, intanto perché non ti vai a cambiare?>
<Non so dove siano i costumi, credo che papà li tenga in un cassetto nella sua cabina armadio...> disse il piccolo, massaggiandosi il mento con le piccole dita paffute.
<Andrò a cercarti un costume, intanto vai a scegliere i vestiti da indossare e prepara alcuni giochi da portare in spiaggia!>
Deniz annuì poi si allontanò velocemente. Demet lo seguì; salì le scale e aprì la porta del capo. Non era mai entrato nella stanza di Can e, incuriosita, iniziò a curiosare all'interno di essa.
Il letto era grande, con coperte ben stirate e quattro cuscini dai colori vivaci. Le pareti erano spoglie e il lampadario impreziosiva la stanza spoglia. Si guardò allo specchio poi si avvicinò all'armadio. Aprì le ante e si abbassò all' altezza dei cassetti. Ne aprì uno, poi un'altro. Quando aprì l'ultimo cassetto, si trovò davanti una busta gialla. Era aperta e una foto sbucava dall'interno. Le sembrava familiare e spinta dalla curiosità prese in mano la busta e rovesciò tutto il contenuto per terra. Sbucarono molte foto del suo passato: la casa dove era cresciuta e l'appartamento in cui viveva. La sua migliore amica, lei da bambina al mare, i suoi genitori. Su un foglio c'erano elencati molti nomi che conosceva, tutti cari a lei. Demet si sentì confusa, non capiva il perché Can nascondesse quella busta. Spostò alcune foto e trovò un'altra busta da lettera. Era aperta. Can, spinto dalla curiosità, l'aveva aperta la sera prima per leggerne il contenuto poi aveva mantenuto il controllo e aveva posato tutto. Non voleva intromettersi nel passato di Demet, non voleva scoprire più nulla di quella ragazza.
Demet estrasse il contenuto e osservò i documenti e i pezzi di giornali ritagliati con cura. Le mani iniziarono a tremare mentre il passato le colpiva forte il petto, impedendole di respirare. I fogli caddero a terra e lei si alzò a fatica da terra, stringendo forte l'anta dell'armadio. Demet si dimenticò di respirare e sentì la stanza girare. Si rimise seduta e chiuse gli occhi. Cercò di calmarsi ma le immagini di quella sera erano ancora vivide nella sua mente. Erano passati quasi quattro anni, eppure si sentiva ancora intrappolata lì. D'un tratto smise di tremare e la rabbia montò. Perché Can aveva tutte quelle informazioni su di lei? Come aveva fatto ad ottenerle? Si alzò di scatto e raggiunse il soggiorno, le mani ancora le tremavano eppure riuscì ad afferrare saldamente il cellulare e a comporre il numero del suo capo. Can rispose al terzo squillo.
<Demet, cosa succede?>
<Venga immediatamente a casa> rispose lei, senza far trapelare nessuna emozione. Demet non aspettò una risposa, chiuse la chiamata e si sedette sul divano mentre il passato divorava i suoi pensieri.***
Can era appena arrivato fuori il cancello, uscì dalla sua auto e si voltò verso una ragazza che stava camminando verso la villa.
<Buon pomeriggio, sono un'amica di Demet e devo lasciarle una cosa. Posso entrare?> chiese Nilüfer, osservando quello che pensava fosse il capo dell'amica. Lui annuì e aprì il cancello. Non capiva cosa stava succedendo né perché Demet fosse così fredda in chiamata. Gli aveva staccato il telefono in faccia e non capiva il perché di tutta questa urgenza.
Can e Nilüfer entrarono in casa, trovandosi di fronte a Demet. Era seduta sul divano e guardava il muro, assorta nei suoi pensieri.
<Demet?> sussurrò Can e lei alzò di scatto la testa, osservò Can, chiudendo gli occhi in due sottili fessure. Bulut entrò nella stanza in quel momento.
<Bulut, lei è Nilüfer, perché non la porti nella tua camera e gli mostri i tuoi giochi?> Demet parlò dolcemente al bambino. Lui annuì e insieme alla sua amica scomparvero, lasciando soli Can e Demet. Lei cambiò espressione e incrociò le braccia al petto. Le ribolliva il sangue in corpo e non sapeva cosa dire, né come comportarsi.
<È successo qualcosa?> chiese Can, avvicinandosi a Demet.
Lei scattò all'indietro e prese da sotto il cuscino la busta che aveva trovato.
Can sgranò gli occhi e mutò espressione.
<Vorresti spiegarmi perché hai tutte queste informazioni su di me?> chiese lei, pacata.
Can osservò la busta poi si concentrò sul volto di Demet.
<Demet non è...>
La voce di lui le dava la nausea, ribaltò la busta sul tavolo, sparando tutte le foto e i fogli.
<Stronzate!> sbottò lei, puntandogli il dito contro <non so come tu abbia fatto ad ottenere tutte queste informazioni su di me, né tantomeno perché tu le abbia. Ma non ti permetto di violare la mia vita!>
<Demet, non è quello che sembra...>
Lei rise amaramente, poi prende in mano la busta più piccola e estrasse i documenti. Can li guardò confuso. Non sapeva cosa ci fosse dentro quella lettera eppure in quel momento lo stava per scoprire.
<Hai violato la mia privacy, hai scoperto tutto del mio passato senza chiedere il mio permesso. Sei stato un'egoista...> gridò lei, lanciandogli i fogli. Can non riuscì a muoversi e i fogli gli volarono sul corpo. Voleva poterle dire la verità ma, allo stesso modo, non voleva rimembrare il suo passato.
Demet lo guardava con occhi roventi, incendiando quelli di Can. Aveva il respiro affannato per le urla e respirava a fatica. Nilüfer cercò di non far sentire le grida al bambino ma non ci riuscì. I due scesero le scale e trovarono il soggiorno a soqquadro. Osservarono Can e Demet in silenzio poi lei si voltò verso la sua migliore amica e il piccolo.
<Andiamo?> chiese lei, nascondendo la delusione in un sorriso tirato. Deniz osservò suo padre, poi prese la mano di Demet e annuì. I due uscirono seguiti da Nilüfer, lasciando Can in mezzo al caos, invaso da foto, documenti e sensi di colpa.
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HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]
Fanfiction[STORIA COMPLETA] È una calda giornata di luglio e Demet si è da poco diplomata. La sua migliore amica le regala un soggiorno in un piccolo hotel sulla spiaggia di Istanbul. Il destino, però, ha in serbo piani differenti e per un'errore commesso da...