Capitolo 25

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Demet e Can si dedicarono un'intera giornata. Lasciarono Deniz dai loro amici Nilüfer e Bulut e si rintanarono a casa. Lei era stanca, Can la prese in braccio e la condusse in camera da letto. L'adagiò dolcemente sul morbido materasso e le rimboccò le coperte. Demet sorrise al suo uomo poi le palpebre si chiusero e lei sprofondò in un sonno profondo. Anche Can si sentiva spossato e decide di stendersi al fianco della sua donna. Demet sentì il calore che emanava il corpo di Can e lo abbracciò mentre un sorriso si dipinse sul suo volto. Era di nuovo libera, al fianco dell'uomo che tanto amava.
Quando si svegliò dal suo riposo Can la guardava con occhi innamorati. Si alzarono dal letto e cucinarono ogni prelibatezza desiderassero. Dopo tutto quello che era successo, entrambi volevano passare una giornata tranquilla. Peccato che non fu così.
Il campanello suonò non appena i due finirono di mangiare e, una volta aperto il portone, incontrarono Bulut.
<Amico mio, è successo qualcosa a Deniz?> chiese Can preoccupato, non vedendo suo figlio. Da quando la sua ex fidanzata era tornata in città viveva costantemente nell'agitazione. Suo figlio era la cosa più cara che aveva e, con lui, era arrivata anche Demet. Non poteva permettere che qualcosa rovinasse le cose più preziose della sua vita.
Bulut lo tranquillizzò subito. Deniz era al sicuro e si stava divertendo insieme a Nilüfer. Bulut però era venuto per parlare di Sevim e, ancora una volta, quella donna era nei loro pensieri e minacciava di rovinare una splendida giornata tranquilla.
<Essendo un investigatore privato, posso avere accesso a molti registri che, per leggi, persone comuni come voi non potreste vedere> inizia Bulut, sedendosi sul divano. Demet alzò un sopracciglio e incrociò le braccia al petto.
<Non ho capito, ti stai vantando della tua posizione?> chiese lei, sfidando l'amico.
Lui rimase con la bocca aperta e il suo viso si tinse di rosso. Demet era una ragazza molto peperina e lui doveva ancora abituarsi alla sua schiettezza.
<Si, cioè no, cioè si, era uno scherzo> balbettò lui a disagio. Demet sorrise divertita, beccandosi un'occhiata di disappunto da Can.
<Bulut stavo solo scherzando, prosegui pure> rise lei e Bulut riprese a respirare.
<Oh bene...> sospirò lui <ho controllato i registri matrimoniali di ogni ufficio di Istanbul e non ho trovato il loro certificato>
<Stai dicendo che il loro è un matrimonio finto?> chiese Demet, speranzosa. Bulut però scosse la testa.
<Forse. Ho allargato le ricerche, smettendo di limitarmi solo ad Istanbul, ed ho scoperto che si sono sposati a Gebze. Qualcosa non torna però, la persona che ha approvato l'unione al comune, sembra avere qualche collegamento con Sevim>
<Quindi il matrimonio fra Sevim e Özgür potrebbe essere tutta una falsa?> la speranza di Demet persa poco fa si riaccese in lei. Bulut annuì e lei cacciò fuori tutta l'aria che stava trattenendo. Non si era accorta che aveva smesso di respirare.
Can si alzò filmino e Bulut lo seguì.
<Andrò a Gebze e parlerò con quell'uomo>
Demet balzò in piedi e recuperò il suo giacchetto sotto lo sguardo attento dei due uomini.
<Che c'è?> chiese, specchiandosi e indossando il suo gloss preferito che aveva tirato fuori dalla borsa.
Can era dietro di lei e Demet osservava il suo specchio.
<Tu non verrai>
Demet sorrise. <Io verrò!>
<No>

<Siamo arrivati?> chiese Demet, guardando fuori il finestrino. Can annuì e osservò l'amico attraverso lo specchietto retrovisore. Bulut stava ridendo sotto i baffi. I due innamorati avevano battibeccato a lungo in casa ma, alla fine, Demet aveva avuto la meglio. Can parcheggiò e i tre uscirono dall'auto. Indossavano tutti un paio di occhiali e si guardavano circospetti. Il quartiere era cupo e malridotto. Le case sembravano cadere a pezze e le strade erano piene di buche fastidiose. Un clima perfetto per un truffatore, pensò Demet.
<Conosco l'indirizzo del ragazzo, è poco distante di qui> disse Bulut, indicando la sua destra. Can e Demet annuirono e s'incamminarono. Lui notò un paio di persone dall'aria cattiva e strinse la mano della sua amata. L'edificio dove viveva questo ragazzo era di un celeste sbiadito, con finestre sgangherate e graffiti sul muro. Bulut si avvicinò al portone e bussò incessantemente ma nessuno rispose.
<Posso sapere chi stiamo cercando?> chiese Demet, spazientita.
<Turan Aslan> rispose Bulut.
<Aspettate, quando andavo a scuola avevo un compagno che si chiamava così>
I due ragazzi si girarono verso di lei. <Davvero, ho ancora il suo numero salvato nel cellulare>
<Perché hai il suo numero di cellulare salvato?> chiese Can, geloso. Bulut s'intromise.
<Can non è il momento di essere geloso. Demet, chiamalo>
La ragazza annuì è il cellulare iniziò a squillare. Dall'altra linea, Turan le rispose, si ricordava bene della sua compagna Demet.
La ragazza sorrise e si ravvivò i capelli. <Ciao Turan, come stai?> squittì raggiante <grazie ad alcuni nostri compagni di scuola ho scoperto che abiti a Gebze, sono in vacanza proprio qui, hai voglia di prendere un caffè insieme?>
Turan accettò e si diedero appuntamento nel bar della via, in fondo alla strada.
<Ecco fatto> sorrise la ragazza <ed ora andiamo a prendere a calci nel sedere quel bastardo!>
L'incontro era fra mezz'ora e i tre raggiunsero il bar lentamente, escogitando un piano per ottenere tutte le risposte di cui avevano bisogno. Quando arrivarono all'ingresso, Turan era già seduto ad un tavolo con una tazza di caffè fumante fra le mani. Demet entrò raggiante, sorridendo dolcemente al ragazzo. Poi entrarono Can e Bulut, si sistemanarono in un tavolo poco distante da Demet ed ordinarono un tè. Turan si alzò e baciò la guancia di Demet, assaporando il suo profumo pungente. All'epoca, era la ragazza più bella della scuola ma lui non era mai riuscito ad ottenere nulla da lei. Eppure ora era stata lei a cercarlo.
<Demet, sei sempre più bella>
Lei gli restituì un sorriso tirato. Turan gli era sembrato sempre un ragazzo viscido, e dopo anni, la sua opinione non era cambiata.
<Ma parliamo di te> Demet spostò l'argomento su di lei <cosa ci fai qui a Gebze?>
Lui bevve un lungo sorso di caffè e si guardò intorno. Due ragazzi poco distanti dal suo tavolo l'osservavano ma smise di prestargli attenzione e si concentrò su Demet.
<Lavoro un po', mi diverto tanto> ghignò lui.
<Che lavoro fai?> chiese lei.
<È un'interrogatorio questo?> domandò lui.
Demet sorrise. <No, pura e semplice curiosità>
Un ragazzo si avvicinò a Turan e indicò con il mento Can. In un lampo due ragazzi si pararono verso Can e Bulut. Turan ribaltò il tavolo verso Demet e scappò verso l'uscita. Lei scattò verso la porta del bar ma l'uomo che aveva parlato con Turan bloccò l'uscita. Una sedia volò su di lui, era stato Can ed aveva appena dato del tempo a Demet per scappare e rincorrere il fuggitivo. Così fece e Demet balzò a rincorrere Turan. Il vento era rumoroso e faceva fluttuare i suoi capelli in ogni direzione. Scansò con prepotenza un uomo e accellerò la corsa. Turan era davanti a lei ed entrò in un vicoletto, sperando di confondere la ragazza. Demet non poteva crederci: aveva visto questi inseguimenti così tante volte nei film ed ora stava vivendo proprio quel momento. Sentiva l'adrenalina scorrerle nelle vene. Turan girò a sinistra. Demet a destra eppure i vicoli ingarbugliati del quartiere aiutarono la giovane ragazza. Demet aveva raggiunto una strada costeggiata da alberi e sotto di lei, in una strada secondaria, Turan correva scatenato. Era la sua ultima occasione, si lanciò su di lui, facendolo cadere sull'asfalto bagnato e gli bloccò le mani. Turan si oppose ma ormai Demet l'aveva incastrato. Qualcuno corse verso di lei e Demet tirò un sospiro di sollievo quando vide arrivare Bulut e Can.
Can aiutò la ragazza ad alzarsi mentre Bulut bloccò il ragazzo.
<Menomale che non ho messo i tacchi> scherzò lei, affaticata, poi si avvicinò a Turan.
<Mettiti comodo, dobbiamo parlare> disse in tono minaccioso. Turan annuì ed i tre ascoltarono attentamente ogni parola del ragazzo

HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora