Capitolo 18

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La luce mattutina s'intrufolò dalle tapparelle, arrivando dritta in faccia di Demet. Lei si voltò dall'altro lato, sistemandosi meglio al petto di Can. Sbadigliò poi aprì gli occhi e osservò l'uomo al suo fianco. Can dormiva beatamente al suo fianco, la faccia rilassata e le labbra schiuse. I capelli gli ricadevano sulla fronte e lei li scostò dolcemente, accarezzando la mascella pronunciata di Can. Lui si mosse e strinse la presa sul corpo di Demet. Assaporò il profumo dei capelli di Demet poi aprì gli occhi.
<Buongiorno amore mio> sussurrò lui, la voce roca e impastata dal sonno e gli occhi felici. Demet sorrise. <Buongiorno tesoro>
<Hai dormito bene?>
Demet annuì e baciò la fronte di Can, poi scostò le coperte e si alzò. La maglietta di Can le arrivava a metà coscia e i capelli erano arruffati. Anche Can si alzò, era a torso nudo e Demet studiò ogni centimetro del suo corpo. I due scesero le scale mano nella mano, si stavano avviando verso la cucina quando qualcuno sbucò fuori dal soggiorno.
<Sono a casa papà!?> gridò Demet, osservando Demet e Can. Il piccolo inclinò la testa, confuso, Demet indossava la maglietta di suo padre e lui non la portava.
<Avete fatto l'amore?> chiese lui, sorridendo. Demet squittì e nascose il volto imbarazzato sotto i lunghi capelli. Can sorrise poi prese suo figlio in braccio.
<Deniz queste non sono domande da fare>
<Ma papà!> borbottò lui con voce lagnosa <Io non capisco... State insieme o no?>
I due si guardarono e un sorriso sincero spuntò sul loro volto. Ieri, troppo presi dallo stare insieme, non avevano parlato della loro relazione. Entrambi, però, volevano viversi.
<Si, Deniz, stiamo insieme> disse Demet, raggiante. Gli occhi del bambino s'illumimarono, alzò le mani in cielo, entusiasto.
<Siii, che bellooo!> trillò, allungando le ultime vocali delle parole. Demet gli baciò la guancia e lui gli circondò il collo con le braccia. Can osservò il quadro di fronte i suoi occhi. Voleva svegliarsi ogni giorno e osservare la complicità fra i due.

Era passata una settimana e Demet e Can erano sempre più uniti. Lei continuava a vivere con Nilüfer ed ogni mattina raggiungeva Can e Deniz. Lui andava a lavoro e il piccolo passava la giornata con lei. Avevano trovato la loro quotidianità e tutti erano felici. I sensi di colpa di Demet per Özgür stavano pian piano svanendo e lei aveva iniziato a rivivere come non faceva da tempo. Can e Deniz le facevano bene.
<Amore, la prossima settimana siamo stati invitati da mia madre al suo ricevimento> disse Can, addentando una brioche. Demet annuì; la mamma di Can era arrivata improvvisamente una mattina ed aveva scoperto la loro relazione. Era entusiasta; le piaceva molto Demet. La trovava bella, intelligente e determinata. La donna perfetta per Can. In suo figlio ammirava uno plendido luccichio negli occhi che non vedeva da tempo. Erano innamorati.
<Apri la bocca Deniz, l'aereo arriva!> trillò Demet, agitando in aria la forchetta. Deniz spalancò la bocca e morse il pezzo di mela.
<È caduto, il dentino è caduto!> gridò il piccolo, prendendolo fra le dita. Sorrise a Can e Demet, mostrando la finestra che si era formata in bocca.
<Stasera dovrai metterlo sotto il cuscino, così la Fatina dei denti potrà venire e portarti un cioccolatino> disse Demet.
<Davvero verrà la Fatina dei denti?> chiese Demet, meravigliato. Demet sorrise e guardò Can. <Certo. Viene di notte, quando il proprietario del dente dorme>
<Allora questa sera andrò a letto presto> squittì eccitato Deniz.
<Io devo andare, ci vediamo più tardi> Can si alzò e baciò Deniz e Demet. La giornata iniziò per tutti finché il campanello suonò.
Demet si avvicinò al display del citofono e osservò la donna, non la conosceva.
<Buongiorno, chi è?>
Un sorriso malizioso e un sguardo cattivo si formarono sul volto della donna.
<Sono la mamma di Deniz!>
Demet sentì il sangue gelarsi: improvvisamente si bloccò come una statua. Aveva la bocca spalancata e il corpo paralizzato.
Si ricompose solamente quando la donna, spazientita, chiese di entrare. Demet spalancò il cancello elettrico poi corse in soggiorno.
<Deniz vai a lavarti e vestiti, fra poco usciamo> disse Demet, cercando di nascondere il nervosismo nella sua voce. Il piccolo annuì e sparì nell'istante in cui la donna comparve. Demet la squadrò dalla testa ai piedi: aveva lunghi capelli biondi che le ricadevano in onde morbide e grandi occhi di ghiaccio. Il fisico asciutto e slanciato era valorizzato dai vestiti dall'aria costosa.
<Non so chi lei sia, non so neanche come faccia a conoscere Can e Deniz ma deve andarsene> tuonò Demet, stringendo i pugni. <Sono la mamma di Deniz> ripetè lei, priva di emozioni nella voce. La ragazza scosse la testa.
Era impossibile, si disse Demet, lei era morta.
<La mamma di Deniz è morta>
La donna rise, tagliando in due la tensione che si avvertiva nella stanza.
<Esilerante. È questo quello che dice Can di me?> trillò la donna poi si ricompose. Demet era in difficoltà e non sapeva come affrontarla. Possibile che Can le avesse mentito? Perché mai?
I pensieri le frullavano in testa come un tornado. La donna si guardò intorno, poi iniziò a camminare. I suoi tacchi tintinnavano sul pavimento, infastidendo Demet.
<Qui c'erano le nostre foto. E sul mobile vicino al divano era posata una mia pianta> disse lei, avvicinando a Demet.
<Continuo a non crederle. Se ne vada, prima che chiami la sicurezza!>
<Eppure dovresti. Ricordo ancora tutte le sere passate sul divano. Can ha un'adorabile neo alla fine della schiena. Neo ereditato anche da Deniz> sorrise lei. Demet rimase scioccata. Era vero, sia Can che Deniz avevano un neo identico e posto nella stessa zona. Mentre la ragazza cercava di metabolizzare le varie notizie apprese, Can comparve sulla soglia del soggiorno. Le due donne si voltarono verso di lui. Demet aveva il volto contratto, ferito dalla mensogna detta da Can. L'altra donna invece, sorrideva maleficamente, trionfante.
<Sevim> sussurrò Can, il suo sguardo era duro e la mascella contratta. Stringeva i pugni, così forte che le nocche erano diventate bianche.
<Buongiorno Can, ti trovo in gran forma!> squittì lei, compiaciuta di aver creato il caos intorno a sé. Demet faceva da spettatrice mentre i due continuarono a guardarsi e il silenzio riempiva la stanza.
<Sorpreso di vedermi? Anche io sono senza parole... Hai davvero raccontato che ero morta?> Sevim rise, innervosendo Can. Lui osservò Demet, aveva il volto scuro e scrutava la donna, ignorando l'uomo al suo fianco.
<Vattene!> tuonò lui con voce minacciosa, Sevim però non sembrò turbata, al contrario sorrise perfidamente.
Era da giorni che seguiva le vicende di Can ed era giunto il momento di agire. L'aveva lasciato solo con un figlio perché la vita stava diventando pesante e monotona. Ma ora le servivano i soldi e sapeva bene come ottenerli. Aveva amato Can ma il tempo aveva attenuato i suoi sentimenti. Il tempo passava e i suoi sentimenti svanivano. Eppure i soldi le facevano compagnia e Sevim riusciva a rimanere in quella relazione che tanto aveva iniziato ad odiare.
Qualcuno scese le scale poi Deniz fece la sua comparsa. Osservò confuso la donna poi si avvicinò a Demet e si nascose dietro la sua gamba.
<Papà, chi è quella donna?> chiese Deniz. Demet osservò il piccolo. Il colore dei capelli e la tonalità di celeste degli occhi di Deniz erano stati ereditati dalla mamma.
<Nessuno> ringhiò Can. Sevim sorrise e cercò di avvicinarsi al bambino ma Can la fermò.
<Guardati, sei patetico. Hai mentito perfino a nostro figlio> rise Sevim, guardando il volto confuso di Deniz.
<Mamma> trillò improvvisamente qualcuno. Una piccola bambina era poggiata alla vetrata che dava sul giardino. Demet sgranò gli occhi; gli occhi scuri e quello sguardo, i capelli castani. Pochi giorni fa Demet aveva visto una foto di Can quando era piccolo. Ed ora sembrava avere davanti la copia al femminile di Can.
<Mamma?> ripeté Can, sbalordito. Demet si sentiva bloccata. La vece sembrava essere sparita, il corpo non eseguiva i comandi.
<Can, lei è Sanem, tua figlia>
<Com'è possibile?> disse Can <Eri incinta di un solo bambino, ho visto le foto ed ero presente alle visite>
<Ma il dottore era dalla mia parte. Una busta piena di soldi ogni volta che ti chiedevo di uscire dalla stanza e lui eseguiva tutti i miei ordini. Era incinta di due gemelli. Lei è tua figlia, come lui è mio figlio> tuonò Sevim, indicando Deniz.
Can era troppo sconvolto e Demet non sapeva come gestire tutto questo. Nessuno riuscì a rispondere a Sevim.
<Sono tornata per rimanere e ci vedremo molto presto> cinguettò la donna con fare supponente, prese la mano della bambina e insieme sparirono.
<Mi hai nascosto la mamma e mia sorella. Ti odio!> gridò Deniz mentre si asciugava le lacrime poi scappò via, verso le scale. La camera diventò silenziosa, eppure alieggiavano pensieri negativi. Demet cercò di ricomporsi e si avviò in giardino, Can la raggiunse.
<Perché hai fatto entrare quella donna?> lo sguardo di Can era duro e la mascella contratta. Demet si voltò verso di lui, la faccia impassibile.
<Aveva detto di essere la madre di Deniz e dovevo scoprire chi fosse realmente>
<È colpa tua se tutto questo è successo>
Demet incorciò le braccia al petto. <Se non avessi mentito, tutto questo non sarebbe accaduto, Can. Hai mentito a me e a tuo figlio. Hai mentito ancora ed io non lo sopporto>
<L'ho fatto per il bene di Deniz>
Demet non era d'accordo. <L'hai fatto per te stesso, Can, sperando di proteggerti quando lei ti abbandonò>
<Sei stata tu ad aprirle la porta. Tu l'hai fatta entrare> ripeté Can, accecato dalla rabbia.
<Quando riuscirai a calmarti e ad assumerti le tue colpe ne riparleremo, ora andrò via.> asserì Demet. Le lacrime rigarono il suo volto triste e frustrato. Come poteva darle la colpa se lei era ignara di tutto? In sella alla moto, Demet ripensò ai momenti vissuti poco fa. Le aveva mentito ancora. Pensava di non avere più segreti con Can eppure il suo passato veniva a galla, lentamente. Perché tenere le cose segrete quando parlare rende tutta la situazione più chiara? Le lacrime rendevano precoce la vista sulla strada e la mente era talmente tanto persa che Demet non si accorse di essere entrata in una strada contromano. Qualcuno bussò il clacson e lei riuscì a vedere i fari di un'auto. Sbandò a sinistra per schivare il veicolo, poi a destra. Infine il buio.

HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora