Özgür bussò alla porta di Sevim. Era il mattino seguente e lui aveva preferito lasciare da sola la donna, affinché potesse affrontare il dolore. Lui invece era sereno, sensazione che in quest'ultimo periodo sembrava averlo abbandonato. Dopo il responso del giudice aveva pensato molto al suo ultimo periodo. Teneva molto a Demet e l'avrebbe sempre amata, ma le parole che lei gli disse tanto tempo fa, dopo il suo risveglio, quelle che lui non riuscì ad ascoltare e ad assimilare per il troppo dolore che stava vivendo, ora gli apparivano chiare. Erano passati anni e lei era cambiata. Lui l'ammirava: era una donna forte, matura. Lui invece aveva perso tanti anni e si sentiva ancora piccolo e immaturo. Özgür sentiva di vivere nel passato ed era stanco. Voleva andare avanti, vivere la vita che gli era stata donata per la seconda volta.
Özgür bussò ancora ma la casa sembrava essere vuota. Prese la chiave di scorta posta sotto un vaso e aprì la porta. La casa era ormai distrutta dall'ira di Sevim.
Al centro del soggiorno, dispersi sul pavimento, Özgür notò dei proiettili e un piccolo scrigno in legno spaccato. Özgür si allarmò e tirò fuori il cellulare. Provò a chiamare Sevim ma non rispose. Provò a chiamare Demet ma non rispose.
<Merda. Demet rispondi> sbottò agitato, richiamandola.
Demet sbuffò quando comparve per la seconda volta sul display il nome di Özgür. Rispose riluttante. <Özgür non voglio sentirti>
LUI fu sollevato di sentirla e rispose. <Demet non riattaccare, dove sei?>
<A casa, perché?>
Özgür pensò a Deniz e Sanem. <I bambini dove sono? Can?> lui si richiuse la porta alle spalle e corse in strada alla ricerca di un taxi
<Can è a lavoro, i bambini sono con me...>
<Ascoltami attentamente, sei in pericolo Demet>
Lei sbuffò ancora, allontanandosi dai bambini.
<No, ascoltami tu, Özgür, non voglio più sentire una parola da te, né da Sevim> qualcuno bussò alla porta, richiamando l'attenzione di Demet <Ed ora scusami, ma qualcuno ha bussato alla porta>
Özgür imprecò. <Demet, non aprir...>
Lei però riagganciò in faccia al ragazzo. Özgür gridò frustrato quando l'ennesimo taxi gli passò davanti senza fermarsi. Chiamò Can.
<Can, devi tornare subito a casa. Demet è in pericolo e Sevim potrebbe...> il cellulare di Özgür si spense. Era scarico e lui si era dimenticato di metterlo in carica la notte prima. Can era allarmato e mise da parte i documenti che stava sistemando. Non sapeva se credere a Özgür o se quello fosse un'altro piano per rovinare la sua vita. Cosa c'entrava Sevim? Can provò a chiamare Özgür ma il cellulare risultava spento. Provò a chiamare Demet ma non rispose. Non poteva mettere in pericolo Demet e i suoi figli così indossò il cappotto e partì con la sua auto. Intanto Özgür riuscì a salire su un taxi. Entrambi diretti verso la villa.
Demet sentiva che c'era qualcosa che non andava. Si affacciò nella camera dei bambini e li guardò giocare. Il campanello suonò ancora, mettendo agitazione a Demet.
<Bambini, rimanete qui e non uscite dalla stanza> disse Demet. Loro annuirono e lei chiuse la porta a chiave. Scese lentamente le scale e raggiunse il soggiorno. Il campanello aveva smesso di suonare e lei sentì un rumore dalla cucina. Un'altro rumore e si trovò di fronte Sevim. Era impeccabile e spaventosa nel suo vestitino bianco candido che contrasta con gli occhi rossi, iniettati di sangue. Aveva un sorriso cattivo sul volto che fece venire la pelle d'oca a Demet.
<Come sei entrata?>
Lei sorrise. <Ricorda che ho vissuto qui, più a lungo di te>
<Cosa vuoi?> chiese Demet, facendo un passo indietro. Per la prima volta Sevim le incuteva timore. La donna invece fece un passo avanti, puntandole una pistola addosso. Demet gelò alla vista dell'arma. Il suo primo pensiero andò ai bambini e fu sollevata di aver chiuso la porta a chiave. Poteva solo immaginare la loro paura alla vista di questa scena. Demet pensò alle parole di Özgür. Stava dicendo la verità, si stava realmente preoccupando per lei.
Si sentirono dei passi pesanti. Era Can. Pochi attimi dopo invece, arrivò Özgür. Tutti erano impotenti di fronte a Sevim. Özgür era dietro Denet. Sevim puntava la pistola su Demet. Can era al fianco di Sevim. Provò a fare un passo verso di lei ma lei gli puntò la pistola.
<Non immischiarti, è lei che voglio!> gridò Sevim, guardando con disprezzo Demet.
<Ti odio così tanto. Hai rovinato la mia vita!> strillò la donna, mentre una lacrima solitaria solcò la sua guancia <Mi hai portato via Can, i miei bambini. Perfino Özgür ti ama ancora>
Lei sorrise, guardando la pistola fra le sue mani. <Tutti ti vogliono. Ma ora basta. Ti farò fuori e nessuno potrà più averti>
Demet trattenne il respiro.
<Sevim non farlo> disse Can tendendo le braccia verso la donna. Lei lo guardò. Era stanca di soffrire e voleva solo vivere felicemente. E per ottenere la sua felicità doveva premere il grilletto contro Demet. Impugnò la pistola con entrambe le mani e puntò il cuore della ragazza. Lo sparo rimbombò nella stanza. Demet chiuse gli occhi, aspettandosi il peggio. Nulla però accadde. Aprì gli occhi e si ritrovò davanti Özgür. Aveva parato il proiettile con il suo corpo.
<No!> gridò Sevim, osservando la scena. Can si avvicinò furtivamente e riuscì a bloccare il suo corpo, togliendole la pistola dalle mani. Sevim era stanca di combattere e si lasciò andare fra le braccia di Can. Chiuse gli occhi, godendosi quell'istante che tanto bramava.
Özgür si voltò verso Demet. Aveva il volto contratto dal dolore e si teneva il petto. Perse l'equilibrio e Demet corse a sorreggerlo. Lo tenne stretto poi lo adagiò sul pavimento. Demet di levò la felpa leggera che indossava e iniziò a premere sulla ferita. Le sue mani tramavano mentre il tessuto macchiava di rosso.
<Demet> la mano sporca di sangue era fredda a contatto con il braccio di Demet. <non fa niente>
Lei però scosse la testa, accecata dallo spavento. <No, no, tu vivrai>
La sirena della polizia vibro e gli agenti iniziarono ad entrare in casa. <Chiamate un'ambulanza> urlò qualcuno. Qualcun'altro invece portò via Sevim.
Demet si sentiva debole e aveva il timore di svenire da un momento all'altro.
<Mi dispiace tanto, scusa> bisbigliò Özgür, pallido in volto.
<Non devi scusarti>
<Ti amerò per sempre Demet>
Özgür chiude gli occhi, era stanco. Demet continuò a tenergli la ferita chiusa anche quando arrivò l'ambulanza. Can invece raggiunse i bambini. Si erano nascosti sotto il letto, impauriti dalle urla e dai colpi che avevano sentito.
Demet gridò, addolorata dell'accaduto. Era stanca e impaurita dall'accaduto. Chiuse anche lei gli occhi e si lasciò abbandonare nell'oscurità
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HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]
Fanfiction[STORIA COMPLETA] È una calda giornata di luglio e Demet si è da poco diplomata. La sua migliore amica le regala un soggiorno in un piccolo hotel sulla spiaggia di Istanbul. Il destino, però, ha in serbo piani differenti e per un'errore commesso da...