Capitolo 17

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<Demet!>
La ragazza sentì gridare il suo nome dall'altra stanza. Era rimasta sveglia tutta la notte, a rimuginare su quanto accaduto la sera prima. Troppi avvenimenti erano avvenuti in questo periodo e Demet si sentiva scossa come se stesse viaggiando sulle montagne russe.
<Nilüfer!> rispose lei. Sentì aprirsi una porta poi dei passi pesanti rimbombarono sul pavimento. La porta di Demet venne spalancata violentemente e una Nilüfer agitata varcò la camera dell'amica.
<Non ho nulla da mettermi!> brontolò la ragazza, spalancando le ante dell'armadio di Demet. Prese qualche vestito e si guardò allo specchio. Lanciò gli abiti per terra poi, frustata, gridò acutamente.
<Nilüfer calmati, adesso mi alzo e ti aiuto a prepararti>
<Grazia amica mia, che metti da parte i tuoi problemi per i miei. Sono felice di averti accanto!> esclamò lei, abbracciando Demet. Lei ricambiò la stretta e prese un abitino dal suo armadio. L'aveva comprato con sua madre molto tempo fa ma non aveva ancora avuto l'occasione d'indossarlo. Era color crema e dei fiori rossi erano stati ricamati sul tessuto morbido. Nilüfer riuscì a prepararsi e, quando uscì di casa, era calma e sicura di sé. Demet rimase sola in casa e si dedicò alla pulizia della casa, poi sistemò la dispensa e infine l'armadio. Cercò di tenersi occupata per non pensare eppure la mente tornava sempre a ieri sera. Istintivamente Demet prese le chiavi della moto e il casco. Era cosciente di avere di fronte a sé due percorsi di vita totalmente diversi ed era stanca, doveva prendere una decisione. Il passato che tanto aveva desiderato rivivere era tornato ma ora le sembrava opprimente. Il futuro invece era arrivato, inaspettatamente, e lei era stata travolta dai sentimenti. Davanti a sé aveva due uomini eppure Demet riusciva a pensare a solo uno dei due. Il loro primo incontro avvenuto in hotel, la canzone cantata al piano alla fine della cena, la notte passata insieme. L'odio che aveva provato la prima volta che l'aveva incontrato fece comparire un sorriso imbarazzato sul volto di Demet. Quell'odio che subito si era trasformato in amore. L'aveva odiato tanto appena aveva incrociato il suo sguardo eppure, in quello stesso istante, si stava già innamorando di quell'uomo sconosciuto.
Demet sarebbe dovuta andare a parlare con Özgür, invece, il cuore e il cervello la condussero a casa di Can.

Deniz era a casa della nonna, per questo Demet aveva il giorno libero. Scese dalla moto senza neanche spegnere il motore è s'incamminò verso la casa. Il giardino - che aveva decorato con tanti fiori colorati insieme a Deniz - rendeva il paesaggio romantico mentre l'aria sferzava leggera fra i capelli mossi della ragazza. Arrivò in soggiorno e urlò il nome di Can. C'erano molte probabilità che fosse già in ufficio, invece Demet sentì dei passi sulle scale poi Can comparve sulla soglia della camera. Era elegante e autoritario nel suo completo color blu notte. Demet si sentì mancare il fiato.
Demet aveva provato e riprovato a far funzionare la relazione con Özgür ma più passava il tempo con lui, più capiva di non amarlo più. Era il senso di colpa a tenerla avvinghiata ad Özgür, non l'amore. Il tempo scorreva inesorabile e lei si era creata una nuova vita durante questi quattro anni. Lei si sentiva diversa, Özgür invece, era rimasto intrappolato nel passato. Non era colpa sua, né di Demet. Molti avvenimenti avevano ostacolato la loro relazione, forse il destino non li trovava bene insieme. Demet gli avrebbe voluto sempre bene ma la loro relazione doveva finire per il bene di entrambi.
Can invece le faceva bene. Da quando l'aveva conosciuto si sentiva più positiva, più energica. Affrontare la vita, giorno per giorno, era diventato semplice. Lui le faceva dimenticare il passato che aveva vissuto, le faceva battere il cuore.
<Demet> sussurrò Can, gli occhi immersi in quelli di Demet. Lei strinse la collana che le aveva regalato la sera prima. Aveva passato la notte ad ammirare il ciondolo e a rimembrare ogni secondo della vacanza che aveva passato al suo fianco.
<Can>
Non c'erano bisogno delle parole: i due camminarono fino ad accorciare ogni distanza. Le loro labbra si sfiorarono. Il bacio era lento, delicato come le labbra di Demet. Can strinse la vita stretta della ragazza e Demet poggiò le mani sul collo del ragazzo. Il bacio divenne sempre più passionale. La tensione che avevano accumulato i due dopo l'arrivo di Özgür fu di colpo spazzata via. I loro cuori battevano forte. Quando si staccarono, Can poggiò la fronte su quella di Demet e un dolce sorriso spuntò sul suo volto.
<Ti amo, Can>
<Ti amo, Demet>


<Sei sicura di voler andare?> chiese Can, accostando l'auto sul marciapiede. Demet osservò pensierosa la casa. Quella mattina era stata onesta con Can ed ora, toccava raccontare la verità anche ad Özgür. Non le piaceva mentire, diceva sempre la verità. Questa volta però, un macigno sembrava bloccare le corde vocali di Demet. Cercò di riordinare un discorso sensato nella mente ma le parole sembravano sfuggirgli. Annuì e strinse la mano di Can che era poggiata sulla sua gamba. Lui le sorrise e lei aprì la portiera.
Demet bussò insistentemente alla porta e la badante di Özgür comparve sulla soglia. La fece entrare con un sorriso cordiale in volto e la condusse da Özgür. Era seduto sul divano e le dava le spalle: guardava il panorama fuori la finestra, impassibile.
<Özgür> balbettò lei, avanzando piano. Lui non le rispose e lei si sentì a disagio. Fece alcuni passi indietro e valutò l'idea di voltarsi e scappare via, correre fino a perdere il fiato e lasciarsi indietro Özgür e la sua casa. Poi però prese coraggio e cercò di calmarsi.
<Özgür!> tuonò rigida.
<Vattene>
La voce del ragazzo era dura. Demet ignorò la sua richiesta e lo raggiunse.
<Dobbiamo parlare>
<Non ho nulla da dirti>
<Allora ascolterai me> disse Demet, ignorando il tono supponente che Özgür aveva.
<Ho provato a far funzionare le cose fra noi, credimi. Ma sono passati quattro anni ed io ho avuto tutto il tempo di andare avanti. Dopo l'incidente sono andata in una casa di cura a combattere le mie paure, successivamente ho riniziato a viverr. Non è colpa tua, nemmeno mia. Il destino però aveva piani differenti per noi e ci ha diviso>
Demet sentì la testa pesante e il corpo stanco. Özgür stette in silenzio, riusciva a pensare solamente ad una persona. Can.
L'aveva invitato per cortesia alla festa di Demet ma, fin da subito, aveva notato un atteggiamento intimo e distaccato allo stesso tempo. I due sembravano coinvolti fra loro ma distanti. La gelosia pervase Özgür. <Hai un'altro?>
Demet drizzò la schiena. <Non è questo il punto. Ti ho fatto un discorso importante e tu sembri non aver ascoltato nemmeno una parola> disse alterata la ragazza. Il silenzio invase un'altra volta la stanza.
<Vattene!> ripeté Özgür. E Demet lo fece, si voltò senza più nulla da dire e si richiuse la porta alle spalle. Entrò in auto, dove Can la stava aspettando.
<Stai bene?>
<No, ma passerà> una lacrima scivolò lenta sulla guancia di Demet e Can l'asciugò con il pollice. I due partirono ignari del ragazzo che li stava osservando. Özgür si era nascosto dietro la finestra dell'ingresso ed aveva osservato Can e Demet in macchina. Strinse le mani mentre gli occhi erano accecati dalla rabbia. La gelosia portò Ozgur a pensare ad un piano; voleva vendicarsi di Can.

HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora