Capitolo 13

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<Che cosa?!> trillò Nilüfer con una vocina talmente stridula che Demet fece una smorfia di dolore. Era mattina presto e Demet si era ritrovata la faccia della sua migliore amica a pochi centimetri dalla sua. Si era spaventata molto ma Nilüfer voleva sapere tutto della giornata che aveva passato in compagnia di Can. Ora erano in soggiorno, in una mano tenevano una grande tazza di tè caldo e fumente mentre sul tavolino c'erano dei gustosi biscotti al cioccolato.
<Tu. E. Can. Vi. Siete. Baciati.> ripeté Nilüfer, scandendo parola per parola. Demet annuì e addentò un biscotto.
<L'ho sempre detto che vi sareste innamorati, Demet, è il destino che vi ha fatto incontrare>
<Nilüfer, non credi di esagerare? > sussurrò lei, pensierosa
<Demet, amica mia, che succede? Non sembra che tu sia felice>
Demet poggiò la tazza sul tavolino e si strinse le ginocchia al petto <Sembrava di stare in una favola: la giornata è stata piacevole e tranquilla e il bacio romantico...>
<ma...> continuò Nilüfer. Lei alzò lo sguardo e incontrò gli occhi sinceri dell'amica.
<... Ma io sono già fidanzata>
Nilüfer le prese la mano. La sua migliore amica risultava essere sempre forte ma, in momenti come questi, la sua corazza sembrava sciogliersi come un ghiacciolo sotto il sole. <Demet, amica mia, sono passati quattro anni e Özgür non si è ancora svegliato. Credo che sia ora di guardare al futuro>
<Come posso andare avanti?>
<Can, lui è il tuo futuro. Non devi rinnegare il tuo passato e i momenti passati con Özgür. Devi solo viverti il presente e pensare al tuo futuro e alla tua felicità. In questi anni ti sei sacrificata molto ed ora è giusto che tu abbia il tuo momento>
Le lacrime rigarono il volto di Demet. Erano parole dure quelle che aveva appena sentito, eppure era la nuda e cruda verità. Dopo l'incidente la sua vita era cambiata radicalmente e lei si era rinnegata la felicità. Ed era stanca di limitare la sua vita.
<Hai ragione ma ho bisogno di pensare. La testa mi scoppia> sussurrò Demet.
<Cosa vorresti fare?> chiese Nilüfer, stringendo la mano di Demet.
Lei sembrò pensarci su <In questi giorni ignorerò il signor Can>
<Ma, Demet, come vorresti fare? Lavori a casa sua e passi tutto il tempo lì con suo figlio>
<Lo so, m'inventerò qualcosa>
<Demet, sono preoccupata per te. Tu non scappi mai dai problemi, al contrario, sei sempre pronta ad affrontarli>
La ragazza fece un debole sorriso tirato all'amica. <C'è sempre una prima volta in tutto>

***

Era pomeriggio e fra meno di due ore Demet avrebbe finito di lavorare. Per oggi. Era riuscita ad evitare Can appena arrivata a lavoro, inventandosi una scusa banale, lui però l'aveva creduta e lei aveva tirato un rumoroso sospiro di sollievo.
Neanche Deniz aveva migliorato la situazione. Era curioso di sapere dove suo padre e Demet avessero passato l'intera giornata di ieri. Anche qui lei aveva sviato il discorso, dicendogli che avevano affrontato alcune questioni lavorative che l'avevano tenuti impegnati per tutto il giorno. Lui ci aveva creduto e per la seconda volta aveva sospirato di sollievo. Ora erano le dei e mezza di sera e fra mezz'ora circa sarebbe tornato a casa il Signor Can. Demet aveva avuto tutta la mattinata, e tutto il pomeriggio, per inventarsi una scusa da affibbiare a Deniz e l'aveva trovata. Erano entrambi in soggiorno, incollati alla TV da un programma culinario. La ragazza stava elencando gli ingredienti per la preparazione di una torta al cioccolato dall'aria gustosa e soffice. Deniz era steso sul pavimento. In mano aveva un pennarello e scribbacchiava la ricetta, cercando di non dimenticare nessun ingrediente. Era questo il momento per agire! Demet avrebbe fatto finta di chiamare la sua migliore amica e fingendo un po', avrebbe trovato la scusa perfetta per scappare via dalla villa. Agguantò il cellulare con una scarica di adrenalina sul tutto il corpo ma, mentre stava per portarselo all'orecchio, la vetrata che affacciava sul giardino si spalancò di colpo, impaurendo Demet.
Lei gridò e il suo cellulare volò per terra. Demet alzò lo sguardo lentamente e si trovò di fronte Can. Il piano era fallito!
Lei iniziò ad ammirare lui. Le piaceva come il vestito elegante da lavoro aderiva alle sue curve muscolose. Aveva curato la barba questa mattina mentre il vento gli aveva scompigliato tutti i capelli ormai privi di prodotto. Era bello da togliere il fiato e Demet dovette ricordarsi di respirare per non cadere a terra priva di ossigeno. Gli sorrise timidamente, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio e l'osservò imbambolata. Can intanto aveva raggiunto Demet e Deniz e stava salutando suo figlio.
Una vocina risuonò nella testa di Demet. Smettila di guardarlo come se fosse un dolce goloso. Riprenditi Demet!
Lei scosse la testa e si schiaffeggiò mentalmente. Non aveva mai reagito così per un'uomo e questo le spaventava. Demet era impaurita: il suo passato si stava sfidando contro il suo futuro in uno scontro decisivo e lei era l'unica spettatrice. Molte domande frullavano nella testa di Demet e l'affaticavano.
Improvvisamente lei si sentì stanca e si lasciò cadere sul morbido divano. Chiuse gli occhi per un po', cercando di attenuare il battito accelerato dato dai troppi pensieri. Quando Demet aprì gli occhi, lo sguardo di Can era concentrato su di lei e le infuocava il corpo.
<Va tutto bene?> chiese Can, leggermente preoccupato dal comportamento della ragazza. Lei annuì. <Sono solo un po' stanca> mentì lei, tirando un sorriso.
Can le porse la mano e lei l'afferrò. Le loro dita intrecciate provocarono dolci brividi in tutto il corpo dei due giovani. Can condusse Demet in giardino: la luna faceva da padrona in cielo e illuminava i volti dei due. Erano faccia a faccia e il respiro caldo sferzava nella serata fredda.
<Come stai?>
Demet tentennò. I pensieri riaffiorarono e lei cercò di fare chiarezza fra di essi. Alla fine decise di dire la verità e parlare a cuore aperto con Can. Era sempre stata sincera con tutti e in tutto ed era sciocco e da codardi scappare proprio ora. Demet incastrò i suoi occhi in quelli di Can, poi gli accarezzò la guancia ruvida.
<Sono spaventata ed ho molti dubbi. Ciononostante, appena penso a noi il mio cuore si riempe di amore e mi spunta un sorriso sul volto>
Can sorrise. Era in momenti come questi che amava Demet più di ogni altra cosa. Non si nascondeva mai, le sue parole erano la verità più assoluta.
<Ho provato a scappare, perfino questa sera volevo fuggire ma la verità è che l'unico posto in cui vorrei trovarmi è qui con te> continuò lei, accennando un timido sorriso. Non era più abituata all'amore. Al contrario, Demet pensava di non avere più spazio per quel sentimento che tanto l'aveva distrutta. Can fece un passo verso di lei, annullando la poca lontananza che li divideva.
<Sei importante per me, Demet, ed io immagino un futuro al tuo fianco. Entrambi abbiamo molti dubbi, causati dal nostro passato, eppure l'amore che provo per te sta annullando ogni mia paura. Il tempo guarisce le ferite, forse, il momento giusto è ora> sussurrò dolcemente Can, appoggiando la fronte contro quella di Demet. Chiusero entrambi gli occhi, inebriati dal momento.
<Demet> disse qualcuno. La ragazza raggelò. Piteva essere solamente una persona. Di Özgür. Non ricordava così il suo timbro, la voce era più rauca, severa. Demet pensò di aver sognato ancora, era già pronta a tornare in ospedale eppure, quando si staccò da Can e si voltò, osservò Özgür.
Era poco lontano da loro. Era dimagrito ma rimaneva alto e possente, si reggeva tramite delle stampelle e guardava i due con aria confusa.
Demet barcollò all'indietro e sentí le gambe molli. Can guardò prima lui, poi lei.
Tutti e tre sembravano statue, immobili dal momento che stavano vivendo. Solo quando Özgür ripeté il nome di Demet lei reagì.
<Sei sveglio? Tu, come? Quando? > balbettò disorientata.
<Mi sono svegliato ieri. Questa mattina ho avuto i primi controlli e mi hanno fatto uscire. Ho chiesto di te ed ho trovato il posto in cui lavori. Non dovrei uscire perché le gambe cedono ma sentivo il bisogno di vederti>
<Sei vivo> bisbigliò lei, più a sé stessa. Era incredula, sbigottita.
Demet si voltò verso Can, poi verso Özgür. Era divisa fra due fuochi, fra passato e futuro e toccava a lei scegliere.
Chiuse gli occhi e le gambe camminarono da sole. Presto si ritrovò fra le braccia di Özgür. Lui le baciò teneramente la guancia e insieme si allontanarono. Can invece rimase ad osservarli finché non scomparvero. Troppi pensieri martellavano la sua testa e non riusciva a pensare lucidamente. Diede un calcio alla sedia e lei cascò rovinosamente sul giardino.
<Papà!> gridò Deniz. Can si maltrattò i capelli e ritornò in casa da suo figlio. La serata passò e la notte arrivò velocemente. Can e Demet si pensarono. Un'unica domanda rovinava il loro sonno. Cosa succederà ora?

HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora