Capitolo 19

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Quando Demet apri gli occhi sapeva già cosa era successo. Aveva avuto un'incidente. Un'altro. Gli occhi erano spalancati dalla paura e le tremavano le labbra. Si guardò intorno: la stanza era troppo bianca e l'aria inrespirabile. Era mattina e il sole che entrava dalla finestra diede fastidio alla ragazza. Demet chiuse gli occhi e poco dopo riuscì a riaddormentarsi.
Si svegliò più tardi, sentendo delle voci intorno a sé. Era ancora stanca e non riusciva ad aprire gli occhi, né a riconoscere le voci. Solo quando sentì la porta della sua camera sbattere, si sforzò di aprire gli occhi.
Di fronte a sé trovò Özgür. Aveva il volto stanco segnato dalle occhiaie. Era vestito con dei pantaloncini della tuta, una maglietta bianca ed una felpa.
<Ciao> sussurrò lui, stando attento a non infastidire la ragazza. Demet cercò di comporsi e lo guardò.
<Che ci fai qui?> chiese dura, provò ad incrociare le braccia al petto ma notò solo ora il tutore all'arto sinistro. Si sistemò meglio nel letto e aspettò una risposta.
<L'ospedale ha il mio numero d'emergenza. I tuoi genitori sono stati avvisati ma, abitando lontani, tua madre ha chiesto di chiamare me> rispose lui, imbarazzato.
<Vattene> disse Demet, volgendo la testa alla finestra. Il cielo era di un celeste intenso, non c'erano nuvole e il sole scaldava i grattacieli di Istanbul. Il ragazzo non si oppose, l'aveva trattata male ed era giusta questa sua reazione.
<Va bene, Demet, ma sappi che mi dispiace. Sono stato ottuso e non ti ho ascoltato quando ne avevo modo. Rimettiti presto>
<Lo farò> rispose lei. Özgür uscì dalla stanza e poco dopo entrarono i suoi genitori. Avevano viaggiato tutta la notte ed ora erano di fronte a lei. Demet raccontò l'incidente - omettendo tutto l'accaduto avvenuto prima - e loro ascoltarono tutto attentamente. Per fortuna le ferite riportate non erano gravi e Demet fu dimessa la mattina stessa. Tornò a casa insieme ai suoi genitori. Le erano mancati molto e cercò di trascorrere il maggior tempo possibile con loro. Spense il cellulare, non voleva sentire Can. Il dolore, la delusione e la rabbia per quella verità omessa ardevano ancora. Aveva bisogno del tempo per metabolizzare e cercò di circondarsi solo di positività.

Era passata una settimana e Demet era finalmente pronta ad uscire di casa. I suoi genitori se ne erano andati due giorni fa e Demet aveva potuto raccontare a Nilüfer il  vero motivo che ha portato all'incidente. Lei era basita e arrabbiata e cercò di aiutare la sua migliore amica. Era passata una settimana e quella sera ci sarebbe stato il ricevimento della mamma di Can. Demet era nella sua camera e osservava i due vestiti che aveva appoggiato sul letto. Chiamò in soccorso Nilüfer, l'esperta di vestiti e abbinamenti.
<Metti questo, il colore dei tuoi occhi risalterà così come il tuo incarnato. Conquisterà tutti e farai vedere a Can cosa si sta perdendo>
Demet prese il vestito e lo indossò. Era vero, il blu elettrico le faceva brillare gli occhi e la sua pelle abbronzata era lucente. Anche Nilüfer di andò a preparare poi insieme uscirono di casa e presero un taxi.

La casa della madre di Can era posta fuori İstanbul e le due donne c'impiegarono mezz'ora ad arrivare. Demet drizzò la schiena e osservò la villa di fronte a sé. La casa era grande e moderna e il giardino, curato e fiorito, era illuminato da tante lanterne bianche.
Le ragazze entrarono, trovandosi centinaia d'invitati. La musica era dal vivo e creava un sottofondo rilassante e piacevole mentre le persone riempivano la sala con le loro chiacchiere. Demet cercò Can con lo sguardo e lo trovò ad un tavolo, seduto insieme ad un ragazzo. La stava guardando e Demet ebbe i brividi. Gli era mancato così tanto.
<Can ti guarda, sei pronta ad andare da lui o vuoi aspettare?> chiese Nilüfer, prendendo a braccetto l'amica. Demet scosse la testa.
<Ho già sprecato troppo tempo, andiamo>
Appena Can vide Demet venirgli incontro si alzò e così anche il suo amico. Le donne li raggiunsero e Nilüfer e Bulut si guardarono.
<Cosa ci fai tu qui?> chiesero all'unisono. Can e Demet si affiancarono ed osservarono la scena.
<Sono la migliore amica di Demet>
<Ed io sono il migliore amico di Can>
I due si guardarono imbarazzati, con uno strano sorriso in volto. Poi Bulut si presentò a Demet e Nilüfer a Can.
<Possiamo parlare?> sussurrò Can dolcemente. Demet annuì e lui le prese la mano. Sentire il calore della sua mano contro la sua fece venire i brividi a Demet, così come a Can. Si fecero strada fra gli ospiti fino ad arrivare ad un ampio balcone. I due erano soli e solo la luna poteva ascoltare i loro discorsi.
<Perdonami, sono stato stupido a nasconderti un punto fondamentale della mia vita. E sono stato uno stronzo a prendermela con te. Scoprire di avere un'altra figlia e di conoscerla in quel modo mi ha fatto impazzire. Ho riversato su di te la mia frustrazione provocandoti un'incidente> dice serrando i pugni e tremando dalla rabbia <Se ti fosse successo qualcosa di grave io... Io non mi sarei mai perdonato>
Demet si avvicinò a lui e gli accarezzò dolcemente la guancia. Posò la mano sul suo petto e ascoltò il battito accelerato del suo cuore.
<Can> sussurrò lei, <io ti amo tanto>
Gli occhi dell'uomo brillarono <anche io ti amo Demet>
<Ma non mi fido più di te...> cojtinuò Demet, ignorando la frase detta dall'uomo.
<Posso capirlo, dopotutto ti ho mentito e tenuto nascoste troppe cose>
<... Ma ti amo troppo per impedirmi di stare con te> concluse lei, accennando un sorriso sincero sul volto. Can la prese per la vita e la fece volteggiare in aria. I due si baciarono con trasporto e quando si staccarono per riprendere fiato appoggiarono le loro fronti e chiusero gli occhi.
Dovevano ancora parlare seriamente dell'accaduto. Ma avevano passato troppo tempo distanti ed stasera volevano solamente vivere momenti felici che tanto avevano perso in una settimana.

HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora