Capitolo 24

1K 103 32
                                    

L'auto di Can sembrava volare sull'asfalto cocente di Istanbul. Non aveva tempo da perdere, non poteva lasciare sola Demet. Ancora non riusciva a metabolizzare tutto l'accaduto. Come può la felicità sparire così velocemente? Un attimo prima sembra di toccare il cielo stellato con un dito e il momento dopo vieni scaraventato a terra. Sevim, ciononostante, aveva sottovalutato Demet ed era a questa speranza che Can si aggrappava. Sentì di nuovo la registrazione sul cellulare di Demet e strinse il volante con forza talmente tanto era amareggiato. Cosa spinge una persona a demolire la vita delle altre persone. Noia? Cattiveria? Solitudine? Can non riusciva a capirlo.
Nel frattempo la donna era in casa con sua figlia e Özgür. La piccola stava giocando sul pavimento con delle bambole mentre i due stavano brindando al loro successo.
<Demet passerà la notte in carcere e domani andrò a parlare con Can> disse Sevim sorseggiando il vino dal suo calice <Se vorrà vedere la sua povera Demet libera, dovrà lasciarla andare e tornare da me>
<Dopo la rottura Demet sarà sconvolta ed io le starò accanto. > pensò Özgür, pregustando la vittoria. Fece scontare il suo calice di vino contro quello di Sevim e ne gustò un sorso.
Il navigatore indicò a Can di svoltare a destra e lui sterzò bruscamente, fermandosi sul bordo destro della strada. Scese dall'auto e si levò gli occhiali da sole. A passo rapido si trovò di fronte la porta di casa di Sevim. Bussò il campanello poi, impaziente, iniziò a battere la mano sulla porta.
Fu Özgür ad aprire la porta: Can lo guardò con sufficienza poi spostò l'uomo e camminò fino al soggiorno. Sevim era distesa sul divano con un abito nero che le copriva le sue curve minute ed i capelli sciolti. Un sorriso furbo si dipinse sul suo volto alla vista di Can. Ci aveva messo meno del dovuto a strisciare ai suoi piedi, pensò Sevim.
<Can, cosa ti porta qui?> chiese lei con nonchalance, alzandosi dal divano e allontanandosi verso la finestra. Dal vetro riusciva ad osservare il riflesso arrabbiato di Can. Nel frattempo Özgür era andato in camera da Sanem a passare del tempo con la piccola, lasciando spazio ai due.
<Sai benissimo cosa voglio da te, Sevim> digrignò i denti Can, stringendo i pugni dal nervoso.
<Ma tu non sai cosa voglio io>
Can si agitò e iniziò a camminare avanti e indietro. Era stanco di averla nella sua vita, stanco di vedere rovinato il suo futuro, un'altra volta.
<Non m'importa quello che vuoi tu, Sevim sei...>
La donna lo interruppe con un ghigno stampato sul volto. <Dovrebbe importarti visto che solo io posso far uscire di prigione quella testacalda della tua fidanzata. Torna da me e Demet uscirà di prigione>
Can rise amaramente. <Tu sei matta!> sbottò lui, toccando la fronte di Sevim.
<Puoi aggettivarmi come vuoi ma vi ho in pugno. Ho in pugno tutti voi>
Can sorrise spavaldo e tirò fuori il cellulare di Demet dalla tasca dei suoi Jeans. Cliccò sull'audio e la voce di Demet rieccheggiò per la stanza. Il sorriso di Sevim scomparve.
<No!> gridò, provando ad afferrare il cellulare. Can si scansò e rimise il cellulare al sicuro.
<Credo tu debba ascoltarmi> disse compiaciuto Can. Sevim era arrabbiata. Come poteva quella stronza essere sempre un passo davanti a lei? Aveva sottovalutato il nemico, leccando di presunzione, e si promise di essere più cattiva con Demet. Doveva sparire, in un modo o nell'altro, e doveva lasciare solo Can. Lui era destinato a lei. Così aveva deciso Sevim.
<Dimmi...> si arrese lei, lasciandosi cascare sul divano. Can rimase all'erta e spiegò quello che avrebbe fatto Sevim. Lei era contraria ma, per evitare di mettere a rischio lei stessa, decise di accettare la proposta di Can. Avrebbe ritirato la denuncia e, anche se Demet sarebbe uscita indenna, anche lei non avrebbe rischiato alcuna denuncia.
Can sorrise vittorioso e si voltò verso l'uscita. <Non accompagnarmi, conosco l'uscita. Buona serata Sevim> si burlò lui, scomparendo. Sevim esplose appena sentì la porta d'ingresso chiudersi. Afferrò il bicchiere lasciato sul bordo del divano e lo scaraventò a terra. Il pavimento sembrava una scena horror: il vino rosso sembrava una macchia di sangue e Sevim immaginò che fosse di Demet. La odiava perché aveva Can e perché, ancora una volta, era riuscita a sfuggire al suo piano.
<Perché lui deve sempre essere perfetta ai suoi occhi!> strillò Sevim lanciando i cuscini. Prese il centrotavola e lo scaraventò sul muro. <Demet, Demet, sempre Demet. Ha occhi solo per lei!>
Özgür accorse in soggiorno e imprigionò Sevim fra le sue braccia. Lei tentò di divincolarsi ma alla fine, esausta, crollò e si lasciò cullare dalle braccia forti di Özgür e dalle sue parole.
<Non hanno ancora vinto>
Sevim annuì. Özgür aveva ragione, loro non avevano ancora vinto e il loro piano era ancora all'inizio.

Demet non aveva dormito molto. La cella era fredda e umida e si sentiva costantemente a disagio circondata da persone sconosciute e scapestrate. Ciononostante era fiduciosa del piano ideato da Nilüfer. Il vestito da sposa l'aveva abbandonato da qualche parte insieme a qualche ufficiale ed ora indossava vestiti comodi. L'alba sorgeva e lei era di fronte la piccola finestra qualcuno però aprì la cella e lei si trovò di fronte un agente.
<Andiamo, può uscire> disse lui, portando fuori la ragazza. Demet si sentiva al settimo cielo e sembrava non toccare il pavimento tanto era entusiasta. Can l'aspettava subito fuori la porta. Si abbracciarono a lungo e dopo alcune burocrazie i due uscirono mano nella mano.
<Mi sei mancato tantissimo> confessò Demet, poggiandosi al braccio muscoloso di Can.
Lui sorrise. <Anche tu. Ti prego, la prossima volta che succede qualcosa, dimmelo. Questa situazione mi ha agitato>
Demet lo trovò adorabile. Gli lasciò un dolce bacio sulla guancia e Can le fece fare una giravolta su sé stessa. Entrarono in macchina, felici e liberi, ignari che poco lontano da loro, Sevim guardava la scena con disprezzo

HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora