Il giorno seguente Demet si presentò puntuale alla villa. Il portiere le aprì il cancello e lei entrò, camminando per il viale ciottoloso. Il sole era già alto in cielo e qualche nuvola minacciava l'azzurro del cielo. L'aria fresca sferzava fra i capelli di Demet, solleticando la sua pelle. Quando entrò in casa si ritrovò davanti Can.
<Buongiorno signor Can> lo salutò sorridendo mentre si dirigeva verso la cucina. Demet svuotò sul bancone tutti gli ingredienti che le sarebbero serviti per preparare i biscotti e posò il quaderno di sua nonna. Il ricettario era importante per lei; fin da piccola aveva cucinato al fianco di sua nonna e, quando lei venne a mancare, decise di tenere il quaderno dove insieme avevano appuntato decine e decine di ricette.
<Buongiorno Demet, cos'è tutta questa roba?> chiese l'uomo, curioso. Demet gli spiegò la promessa fatta a Deniz poi prese un bicchiere d'acqua.
Can l'osservò: quel giorno Demet era vestita con una maglietta nera e dei pantaloncini di jeans mentre i capelli erano raccolti in una lunga coda.
<Demet sei arrivata e hai portato gli ingredienti per i biscotti!> gridò qualcuno, poi Deniz corse ad abbracciarla.
<Buongiorno, gli ingredienti sono tutti pronti sul bancone. Hai dormito bene?> domandò Demet, sistemando i capelli al bambino.
<Si, ho anche fatto un bel sogno!>
<Cosa hai sognato?>
<I tuoi biscotti!> disse Deniz, saltellando esaltato. Demet e Can sorrisero.
<Deniz, papà va a lavoro, ci vediamo più tardi. Buona giornata Demet>
Demet e Deniz rimasero soli e iniziarono a sistemare tutto l'occorrente per la preparazione dei dolcetti. Il bancone della cucina fu invaso da ciotole e grandi teglie. Demet aprì il quaderno e iniziò a leggere la ricetta dei biscotti: la ricordava a memoria eppure amava sfogliare le pagine profumate di zucchero a velo e leggere la scrittura sdentata di sua nonna.
Deniz iniziò a rompere, a fatica, le uova in una ciotola e Demet usò le fruste elettriche per amalgamare lo zucchero. Subito dopo incorporarono gli altri ingredienti. Quando l'impasto diventò friabile Demet cosparse con della farina il piano da lavoro e iniziò ad impastare sotto lo sguardo attento di Deniz.
<Posso provarci?> chiese il bambino. Demet annuì e gli posizionò lo sgabello di fronte al panetto dei biscotti. Lui ci provò ma poco dopo si arrese, stanco.
<È troppo faticoso!> sospirò lui, passandosi il braccio sulla fronte. Aveva il volto sporco di cioccolato e tutti i vestiti infarinati. Demet sorrise e continuò a impastare poi, insieme, si divertitono a dare forma ai biscotti.
Un cuore, una stella, un cane... Le teglie si riempirono di dolci biscotti, impreziositi da scaglie di cioccolato e zuccherini colorati. Quando tutto fu pronto, Demet infornò le teglie nel forno e battete la mano al piccolo Deniz.
<Quando possiamo mangiarli?> domandò il bambino, elettrizzato.
<Bisogna aspettare che i biscotti siano freddi, poi potremo mangiarli...>
<Va bene> sbuffò il bambino poi iniziò a correre intorno al bancone e a buttare tutto ciò che non serviva più. Demet l'aiutò e, dopo mezz'ora, la cucina risplendette.
<Ora possiamo mangiare i biscotti?>
<Non ancora, fra poco pranziamo!>
<Ma io volevo mangiare i biscotti> borbottò Deniz, triste. Demet gli prese la mano e lo condusse in soggiorno.
<Facciamo così: ora ti vai a mettere le scarpe ed io, intanto, chiamo l'autista. Andiamo a mangiare una pizza poi, quando tornerà tuo padre, mangeremo i biscotti!>
<Affare fatto!> disse lui, porgendo la manina a Demet. Lei sorrise e gliela strinse.***
Quando tornarono a casa entrambi avevano la pancia piena. La pizza mangiata del locale italiano era ottima e dopo una lunga passeggiata al lungomare si fermarono persino in un parco.
La casa era inebriata dal profumo dei biscotti. Erano freddi e croccanti e Demet li sistemò in un recipiente. Bulut intanto era andato a cambiarsi i vestiti sporchi di terreno e ciuffi d'erba. Demet sentì un rumore in giardino e dalla vetrata della cucina osservò Can. Era serio e sembrava borbottare qualcosa al telefono: era vestito elegantemente e impugnava una valigetta di cuoio.
<Quon pomeriggio> disse lui, annusando l'aria dolce dei biscotti. Demet sorrise e gli porse il recipiente <vuoi?>
Can scosse la testa. <Non mangio dolci> rispose, infastidendo Demet.
<Non mangio dolci! Cretino> lo scimmiottò Demet, mordendo animatamente un biscotti.
<Hai detto qualcosa?> disse Can, osservando la ragazza.
<No!> borbottò lei, poi si allontanò verso il soggiorno.
<Deniz è arrivato papà!> gridò Demet <Non correre per le scale! >
Deniz si fermò e scese lentamente poi corse in cucina e abbracciò il padre. Demet osservò la tenera scena. Deniz amava tanto suo padre e spesso gli raccontava cosa facevano. Lui, l'uomo che aveva conosciuto per puro errore, era entrato nella sua vita e stava iniziando a conoscerlo meglio grazie a suo figlio. Deniz, però, non accennava mai sua madre. Nessun quadro con la sua foto era fissato al muro, nessuna parola spesa per lei. Sembrava non fosse mai esistita.
<Va tutto bene?> chiese Can, vedendo Demet pensierosa. La ragazza annuì.<Demet ed io abbiamo cucinato i biscotti!> trillò eccitato il bimbo, andando a recuperare la scatola.
Deniz saltellò entusiasta in giardino, correndo verso il gazebo.
La giornata era fresca e un leggero vento marino sferzava fra di loro, accarezzando l'erba. Fecero merenda gustando i biscotti e bevendo del succo di frutta rinfrescante.
<Ti sono piaciuti?> domandò Demet al piccolo. Lui annuì con la bocca piena poi sorrise, mostrando i denti sporchi di cioccolato.
<Signor Can, se per lei non è un disturbo io recupererei la mia borsa e andrei>
<Certo, ci vediamo domani mattina>
Demet recuperò le sue cose e baciò la guancia del bambino, poi salutò con un cenno di testa Can.***
Spruzzi di nuvole fluttuavano in cielo mentre le prime stelle illuminavano la sera plumbea.
Demet e Nilüfer erano sedute fuori al balcone e sorseggiavano del tè fumante. In lontananza si sentiva il traffico d'Istanbul invasare le strade e le luci della città illuminavano le vie trafficate.
<Demet!> sussurrò l'amica, imbarazzata.
<Dimmi Nilüfer>
<Ho fame>
<Anche io!>
La ragazza bionda si alzò dalla sedia e andò in cucina: voleva preparare la torta al cioccolato, uno dei suoi dolci preferiti, ma non riuscì a trovare il quadernino della nonna di Demet che l'amica conservava meticolosamente.
<Demet, dove hai messo il quaderno della nonna?>
Demet si alzò, agitata. Non ricordava di averlo preso.
<Credo di averlo lasciato a casa del signor Can, vado a controllare!>
<Demet sono le dieci e mezza di sera, non puoi piombargli in casa a quest'ora!>
<Non importa, devo riprendere il quaderno!>
Nilüfer alzò gli occhi al cielo, era impossibile far cambiare idea alla sua amica <Va bene, ma stai attenta>
Demet corse più del dovuto in strada ma la sua amica non l'avrebbe mai scoperto e arrivò a casa di Can in tempi record. La villa era immersa nel silenzio, il portiere le aprì il cancello e lei entrò.
Can intanto, stava seduto in giardino e osservava distrattamente il quaderno che aveva fra le mani. Era di Demet, glielo aveva detto suo figlio.
Le ricette erano molto dettagliate e sembravano ottime. Voltò pagina e osservò incuriosito una frase.
"Amo il cibo che cucini, ma amo molto più te!"
Can chiuse il quaderno e sorseggiò il suo bicchiere di vino. Era fidanzata? Si domandò. Osservò la luna: brillava alta e si ricordò della serata passata in hotel in compagnia di Demet poi la vide comparire in lontananza. Aveva il volto preoccupato e camminava frettolosamente verso la casa. Si fermò quando la vide e gli sorrise imbarazzata.
<Buonasera signor Can e scusi del disturbo ma ho dimenticato il mio quaderno di ricette> borbottò Demet, entrando in casa e dirigendosi in cucina. Can la seguì. <È sul divano in giardino. Deniz l'ha trovato in cucina e l'ha dato a me>
<Grazie!> sospirò lei, felice di non averlo perso.
I due uscirono in giardino: le stelle osservavano incuriosite la coppia e alcune nuvole fluttuavano davanti alla luna, ombrandola.
Can prese il ricettario e lo diede a Demet: si guardarono negli occhi mentre le loro dita si sfiorarono poi Demet si allontanò d'un passo e osservò la scatola posta sul divano.
<Non aveva detto che lei non mangiava dolci?> Demet indicò i biscotti e incrociò le braccia al petto.
<Potrei aver mentito> ammise lui, imbarazzato.
<Quindi, oltre ad essere un uomo appiccicoso è anche bugiardo?> lo stuzzicò Demet. Can sorrise e avanzò verso di lei.
<Ti piace tanto giudicare le persone, vero?>
Demet affilò lo sguardo e fece un passo verso di lui, aspettando che continuasse a parlare.
<Dovresti imparare a conoscermi meglio...>
La vicinanza fra i due era ormai inesistente: erano faccia a faccia e si sfidavano con lo sguardo. Il silenzio era spezzato solo dai loro respiri e dal frinire delle cicale.
<Preferisco continuare a giudicarla> disse Demet poi, senza neanche salutare, si voltò e sparì nella notte plubea, lasciando Can solo in compagnia delle stelle.[Buonasera. Scusate l'orario ma questa domenica è stato una giornata piena!
Come state? Avete iniziato a vedere le nuove serie tv su canale 5? Mr wrong e Love is in the air... Quale preferite?
Grazie del supporto che mi date ogni giorno!]
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HOLIDAY canto d'amore [Can Yaman e Demet Özdemir ]
Fanfiction[STORIA COMPLETA] È una calda giornata di luglio e Demet si è da poco diplomata. La sua migliore amica le regala un soggiorno in un piccolo hotel sulla spiaggia di Istanbul. Il destino, però, ha in serbo piani differenti e per un'errore commesso da...