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Azzurra

«Dobbiamo trovare un modo per uscire Stéphan, Dalila potrebbe essere in pericolo, forse è già stata catturata...», inizio in una crisi di nervi che mi fa portare le mani alle tempie angosciata. Lui mi osserva con sguardo dolce ma la ruga che solca la sua fronte rende la sua espressione preoccupata.

«Sono sicuro che c'è il modo per uscire Azzurra, se ci hanno intrappolato qui, deve esistere anche la via di fuga, anche solo uno spiraglio...», di colpo si blocca e i suoi occhi si aprono come illuminati da un colpo di genio.

«Che c'è ?» Domando corrugando la fronte e lui mi osserva con un sorriso. «Dimmi che hai ancora con te il cellulare.», io faccio un sorrisetto e annuisco, attenta a non farmi vedere dalla telecamera in alto alla destra della teca di vetro in cui siamo imprigionati; tiro fuori il mio cellulare dalla tasca interna dei miei pantaloni e glielo passo.

«Fantastico, vediamo un po'...»

«Dai amico fai girare i tuoi ingranaggi in quel bel cervellone che ti ritrovi.», sento la voce ironica di William dall'altra parte della parete. Lui è stato portato nella stanza alle spalle della nostra ma comunicante con essa.

Immagino il suo sorrisetto arrogante e il mio sorge spontaneo quando vedo Stéphan armeggiare attentamente con il mio cellulare. Non riesco a capire cosa sta facendo ma dallo schermo vedo di riflesso il collegamento che usa sul suo GPS, per poi controllare il suo smart watch e fare un sorrisetto soddisfatto.

«Sono collegato con la mia posizione tramite il tuo cellulare a tutto l'ambiente adesso. Possiamo avere libero accesso ad ogni stanza di questo luogo.», io lo guardo basita e faccio un sorriso radioso.

«Come hai fatto?» Lui mi osserva e mi lancia un occhiolino furbetto, indicando il mio cellulare. «Avevo bisogno di un dispositivo con cui collegarmi e configurare lo smart watch per aggiornare i dati della mia posizione. È una funzionalità che sto ancora testando in realtà, vediamo se si rivela azzeccata. Adesso...», si alza e inizia a perlustrare ogni angolo della fredda e asettica stanza in cui siamo, simile all'interno di un caveau di una banca. Controlla maniacalmente la posizione GPS e allo stesso tempo la confronta con lambiente circostante.

Non parlo per non volerlo distrarre ma mi è impossibile non notare la sua bellezza quando ha quello sguardo concentrato.

Di colpo poggia una mano su una porzione di vetro della superficie che ci circonda e la osserva con sguardo aggrottato. All'improvviso afferra qualcosa da sotto il calzino, scoprendosi la caviglia e tirando fuori un piccolo oggetto di acciaio, simile ad una penna. Solo quando mi avvicino di più a lui capisco che è in realtà un laser, piccolo e discreto il giusto per essere nascosto come ha fatto lui.

Faccio un grande sorriso e lo guardo:

«Ottima idea direi, non ci avrei mai pensato che potevi nascondere un laser nelle scarpe praticamente.», lui mi ammicca nuovamente e le sue labbra si alzano in un sorriso compiaciuto.

«Sapevo che prima o poi mi sarebbe potuto tornare utile, a volte è meglio perfino di un coltello da lancio.», sento la risatina di William dall'altra parte.

«Te l'ho detto che il suo cervellone non sbaglia, ha solo bisogno di tempo ma trova sempre qualcosa il nostro Stéphan.», alzo gli occhi al cielo e mi lascio scappare una risatina sommessa.

«Azzurra coprimi...», inizia lui ad indicare appena con un cenno del capo loggetto in questione alle nostre spalle. Annuisco e mi alzo, mettendomi proprio davanti a lui ma dandogli la schiena e fingendo di girare un po su me stessa.

A Stéphan bastano venti secondi e crea un buco piccolo, abbastanza per non farlo notare ma perché possa passarci il raggio laser per andare a bruciare e ad aprire il piccolo pannello, che sappiamo coprire il tasto di apertura della gabbia trasparente in cui siamo.

La Ragazza Del Ladro [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora