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«Ti aiuteremo noi. Sono dalla tua parte Dalila, Alexander ha già rovinato la mia vita, non permetterò che ne rovini un'altra. Conta anche su di me.», le parole di Abigail mi colpiscono come una freccia e gli occhi mi si fanno inspiegabilmente lucidi, mi sento toccata nel profondo.

Anche Victoria alla fine, con un piccolo sorriso e un cenno della mano a spostare la chioma bionda dalle spalle, asserisce. Mi unisco a lei, non posso certo farla passare liscia due volte a uno che mi ha derisa in questo modo.», mi viene da sorridere e le ringrazio con un cenno del capo e un piccolo singhiozzo a stento trattenuto.

Quando avverto la mano di Lupin sotto il tavolo, stringere amorevolmente ma con fermezza la mia, alzo gli occhi: il suo sguardo ardente e ricco di significati mi fa sorridere, sentendomi avvolta da un calore piacevole, rassicurata di avere intorno tutti loro.
Mi fa un cenno del capo e un sorriso gli alza un angolo delle labbra.

«Alexander non ti toccherà con un dito, ciò che vuole fare è raccapricciante se consideriamo che prende l'argomento dei figli alla leggera, come se tu fossi solo un contenitore per i suoi scopi. Non glielo permetteremo.», le parole di Stéphan sono dure come l'acciaio e pregne di significato. E come non capirlo: ha appena perso un figlio, è già di per sé un argomento che lo tocca da molto vicino.

Una lacrima sfugge al mio controllo mentre faccio un enorme sorriso riconoscente alla squadra che si è creata, tutti uniti per un solo scopo, un obiettivo comune.

Quella sera decidemmo di lasciare che Abigail e Victoria dormissero a casa nostra, avevamo due stanze libere degli ospiti, quelle che sarebbero poi dovute toccare a noi inizialmente, così le lasciammo sistemarsi ognuna nella sua.

Adesso, alle dieci di sera passate, mi ritrovo ad origliare involontariamente la conversazione tra Abigail e William. Loro parlano sottovoce ma li sento ugualmente, bloccata dietro l'angolo del corridoio al piano superiore che dà sulle scale del piano inferiore. Ero scesa a prendere un bicchiere d'acqua ed eccomi qui, impossibilitata dal proseguire per evitare figuracce con quei due.

Ammetto anche che la curiosità dopo poco ha preso il sopravvento, sappiamo così poco di Abigail e dei reali sentimenti di William che ascoltarli diventa come aprire un passaggio segreto, nascosto ai più.

«Mi dispiace Will... in realtà speravo che la tua sofferenza col tempo si sarebbe potuta solo che attenuare fino a sparire del tutto. Non avrei mai voluto arrivare a nasconderti la verità ma avevo paura e... non mi fidavo più di nessuno. In realtà ancora adesso fatico a farlo.», Abigail parla con una calma piatta eppure i suoi occhi dicono molto di più: a stento si alzano ad incrociare quelli di William.

Lui sospira e si porta una mano alla testa, frustrato e stanco evidentemente. «Abigail... sai perfettamente che non mi sarei mai potuto far prendere da un'altra, come puoi pensare ancora adesso che i miei sentimenti per te sarebbero scomparsi come la tua presenza nella mia vita. Due anni poi, non sono così lunghi.», lei finalmente alza lo sguardo e li vedo scambiarsi occhiate che farebbero tremare da dentro chiunque, tanto sono forti e piene di parole inespresse. Hanno una capacità quei due di parlare con un linguaggio che solo loro capiscono, chissà se ne sono realmente consapevoli.

Lui alza una mano su di lei, raggiungendo la sua guancia sinistra e gli occhi di Abigail per un attimo si aprono di più, quasi sbalorditi da un simile gesto... o forse, terrorizzati. Chissà quali ricordi la sua mente starà evocando in questo momento, probabilmente avrà sofferto in modo inimmaginabile se sembra farle paura anche una carezza da Will.

Si lascia andare solo quando lui le si avvicina ad un orecchio, sussurrandole piano qualcosa che non riesco a capire e le loro labbra si incontrano un istante dopo: bollenti, piene di emozioni, quasi affamate dal lungo periodo che sono stati separati. Mi rendo conto di sorridere felice nel vederli, quando sento i miei occhi emozionarsi di fronte a un sentimento così forte e potente. Due anni eppure non hanno mai smesso di pensarsi e probabilmente anche di cercarsi, inconsciamente.

Mi sposto, coprendo la visuale di quei due con il muro alle mie spalle, lasciando che la loro privacy resti celata da quel momento in poi ma so esattamente cosa succederà a breve, conosco quegli sguardi e quella comunicazione fatta di gesti, è la stessa che provo io ogni volta che mi perdo nelle braccia di Lupin.

Mi siedo sui primi gradini che iniziano a scendere dal corridoio, aspettando qualche minuto e finendo intanto il mio bicchiere d'acqua.

Rientro dopo pochi minuti nella mia stanza silenziosamente, evitando di svegliare Lupin ma quando mi siedo sento un braccio afferrarmi da dietro e spingermi con lui. Emetto un piccolo singulto di sorpresa e sento la sua voce vellutata ridere sommessamente contro il mio orecchio. Una scarica di brividi mi pervade all'istante mentre una sua mano arriva a spostarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

«Stavo giusto chiedendomi se ti fossi addormentata in cucina o sul divano.», mi prende in giro lui facendomi sorridere e decido di stare al gioco.

«E io pensavo che stessi dormendo già da un pezzo. Invece mi hai indotto in un tranello... ma bravo!» Esclamo sottovoce ridendo come una bambina che ha rubato una caramella.

Nella penombra della stanza lo vedo appena alzare un angolo delle labbra, sfiorarmi un braccio e lasciandomi un bacio nell'incavo del collo, dove si incontra con la clavicola. Rabbrividisco e mi stringo di più a lui che in un attimo capovolge la situazione, facendomi scivolare sotto di lui mentre si tiene con un gomito poggiato sul letto, accanto alla mia testa e l'altra mano mi percorre una guancia, il mento e con il pollice mi sfiora il labbro inferiore.

«Sposami, Dalila.», le sue parole mi stringono lo stomaco e il basso ventre mentre sento un piacevole calore risalirmi fino alle guance.

Sorrido largamente: «Sì.», il suo voler ribadire quelle poche e semplici parole mi fa capire quanto siamo entrambi cambiati nei confronti dell'altro. Due mondi diversi, distanti che sono collinati insieme un giorno qualunque.

Mi lascio andare al suo abbraccio, puro, passionale e senza più una parola lasciamo che siano i nostri corpi a comunicare.

Mi sveglio di colpo, avendo urgente bisogno del bagno e scivolo via dall'abbraccio di Lupin sui miei fianchi, cercando di non svegliarlo. Un sorriso tenero mi invade le labbra quando lo vedo respirare profondamente, cullato da Orfeo.

Faccio per aprire la porta quando lo schermo del mio cellulare lampeggia vistosamente; la curiosità ha la meglio e mi affretto a prenderlo per evitare che la luminosità riflessa nella stanza possa svegliare Lupin.

Esco velocemente dalla camera con il cellulare in mano, diritta in bagno e appena chiudo la porta alle mie spalle, sblocco il display e davanti ai miei occhi appare la notifica di un messaggio multimediale.

Impallidisco nel ritrovarmi un video di cui il primo piano è mio fratello, un ematoma sullo zigomo e l'occhio un po' gonfio mentre il labbro spaccato ha tracce di sangue rappreso.
Mi porto una mano davanti la bocca per evitare di far sentire a tutti il mio urlo quasi strozzato mentre gli occhi si fanno lucidi.

«Dalila... non avrei mai voluto arrivare a tanto, so perfettamente quanto adesso ti avrà ferito questa immagine. Ma è stato necessario e tu lo sai certamente meglio di me!» Di colpo ecco che Alexander copre la visuale di mio fratello ai miei occhi, occupando lui il primo piano. La sua voce ancora mi fa gelare di primo impatto.

«Dalila... stavolta dovrai stare buona se temi per la sorte di tuo fratello. Non è mai morto, lo abbiamo catturato noi perché sapevo che mi sarebbe potuto essere d'aiuto un piano B ed eccoci qua...», Alexander fa un gesto con la mano as indicare il corpo di Adriano seduto a terra e legato per i polsi dietro la schiena. Quando alza lo sguardo, come se sperasse di incrociare i miei occhi, il mio cuore si stringe a tal punto che ho paura si fermi e calde lacrime solcano le mie guance, inarrestabili.

«Piuttosto malconcio ma vivo e vegeto, stavolta vieni da sola o mi costringerai a fare un gesto a te imperdonabile nei miei confronti. Non rischiare la sua vita per niente, Dalila...», il coltello puntato alla gola di mio fratello da uno scagnozzo di quel folle mi pietrifica sul posto, terrorizzata. Mi sento impotente come una farfalla nella tela del ragno in questo istante. «...ti aspetto nella mia dimora, sarò all'entrata per accoglierti nella tua nuova casa, molto presto spero.», la comunicazione si interrompe con il suo ghigno sadico in primo piano e io mi sento crollare a terra, le ginocchia cedono e mi ritrovo seduta contro la porta mentre il mio cuore si è incrinato.

La Ragazza Del Ladro [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora