«È Monroe...», «Che facciamo?», dico leggermente alterata e lui mi sorride. Apre velocemente la parte di teca che ha intagliato con il laser e afferra solo una corona: quella di Maria Antonietta.
In un istante fa scattare di nuovo il dispositivo e la corda metallica lo ritira su, verso di me. Appena rientra nella conduttura, la porta della sala si spalanca ed entra Monroe con i suoi uomini al seguito, inclusi alcuni della sicurezza del posto.
«Agente Monroe ma ho controllato poco fa, non c'era nulla di strano gliel'ho detto!», esclama l'uomo che era entrato prima, ma Monroe fa un sorriso beffardo e guarda la teca.
«Io non direi...», lui indica agli altri il posto vuoto dove prima c'era la corona della regina e tutti restano sbigottiti.
«Comè possibile?! Le telecamere non hanno segnalato alcuna presenza!», esclama un agente della sicurezza e Monroe sbuffa. «Perché non conoscete quella banda di ladri come la conosco io.», gli risponde Monroe con sguardo duro.
Noi abbiamo richiuso la grata sotto i nostri piedi poco prima che arrivasse e Lupin mi lancia uno sguardo d'intesa. «Andiamo via.», fa un ghigno soddisfatto e divertito a vedere l'agente sotto di noi e mentre ci allontaniamo, intravedo Monroe che si precipita verso la teca.
Improvvisamente alza lo sguardo verso la grata e contrae la mascella. «Maledizione.», è l'unica cosa che dice prima di uscire fuori. «È nella conduttura, andiamo muoversi, muoversi! Stavolta lo prendiamo.», esclama mentre noi ormai siamo diretti dall'altra parte.
Lupin ha intrapreso un'altra direzione nella conduttura accanto la nostra, suddivisa da un bivio e accende di nuovo la sua torcia sulla fronte.
«Da qui arriviamo al tetto, vieni chérie.», faccio un piccolo sorriso, in fondo adoro quando mi chiama in quel modo, anche se non gliel'ho mai detto esplicitamente.
«Perché hai preso solo la corona della regina?», domando e lo sento ridacchiare mentre proseguiamo a strisciare lungo il condotto.
«Perché la regina vale sempre più del re Dalila, come a scacchi. È la stessa logica...e inoltre perché preferisco di gran lunga le donne.», dice l'ultima frase con una nota di divertimento e io alzo un sopracciglio ma involontariamente un sorriso esasperato si forma sulle mie labbra.
«Siamo arrivati ragazzi. Ora saliamo sul tetto, Stéphan ci sei anche tu?», domanda Lupin e all'improvviso la luce gialla del mio localizzatore e quella rossa del suo, cominciano a lampeggiare freneticamente e un suono penetra attraverso il mio orecchio dall'auricolare.
«Stéphan?!», esclamo allarmata e Lupin mi guarda seriamente. Sentiamo degli strani rumori e schiamazzi nelle nostre orecchie, finché la voce di Stéphan non mi rimbomba nella testa.
«Ci sono! Ho solo avuto un piccolo problema...ci hanno appena scoperti, ma mi sono liberato di due agenti di polizia e sono anche io nella conduttura d'aria. Credo di esservi dietro ragazzi.», faccio un sospiro di sollievo fin quando non è William ad interromperci.
«Ragazzi! Monroe non è uscito, quindi significa che vi sta inseguendo dall'interno, sbrighiamoci!», urla lui ed è in quel momento che sentiamo gli spari da sopra. Lupin mi afferra la mano mentre arriviamo alla botola che ci separa dal tetto.
Mi guarda intensamente e resto un po' sorpresa non capendo il motivo del suo gesto. «Ti fidi di me?», annuisco senza esitazione alla sua domanda, lui mi fa un sorriso dolce e apre la botola.
Gli spari continuano imperterriti e le voci di William e Azzurra mi invadono. «Eccoli!», esclama lei mentre il ragazzo dall'altra parte del tetto continua a sparare.
«Azzurra vai, ti copro!», esclama William e lei corre ad aiutarci a tirare via la botola e ad uscire. «Dalila sono qui!», la voce di Stéphan mi fa voltare e me lo ritrovo ai miei piedi, proprio sotto di me che mi sorride complice e sono contenta di vederlo tutto intero.
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La Ragazza Del Ladro [IN REVISIONE]
حركة (أكشن)I ragazzi atterrano a Parigi insieme a Dalila e Azzurra, finalmente si godono del tempo insieme, lontani da tutti i nemici e gli ostacoli che li hanno tenuti con l'acqua alla gola in Italia. Passano alcuni giorni sereni insieme, finché una sera, dur...