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Ci dividiamo lungo il corridoio, intraprendendo le strade diametralmente opposte ed io continuo a guardarmi alle spalle, nonostante il percorso sembri completamente deserto; temo possa essere una trappola e prima o poi potrei ritrovarmi tra le mani di Alexander.

Il segnale di Lupin continua a portarmi sempre più in fondo, finché non mi trovo davanti una rampa di scale a chiocciola: o scendo o salgo.

All'improvviso dei passi riecheggiano in lontananza e mi ritrovo a dover fare una scelta velocemente. Inizio a scendere di corsa per non farmi vedere da qualcuno e mi accorgo solo dopo che ho preso la strada giusta.

«Dalila ci sei?» La voce di Azzurra mi risuona nelle orecchie attraverso l'auricolare. Tiro un sospiro di sollievo nel sentirla ancora. «Sì, sono qui... sto scendendo delle scale che ho incrociato alla fine del corridoio... sembra che Lupin sia proprio in fondo a questa rampa.», mentre scendo sento l'auricolare gracchiare appena, sintomo che il segnale non prende benissimo.

«Io... ho... sono arrivata... Stéphan...», strabuzzo gli occhi e chiamo Azzurra, sperando che mi senta ma il segnale diventa sempre più debole e quando arrivo alla fine delle scale, non prende più e la comunicazione si interrompe.

«Dannazione...», fortuna che il GPS sembri funzionare ancora e così mi dirigo silenziosamente verso la direzione indicata.

All'improvviso l'ambiente si fa sempre più tetro e mi ritrovo davanti una grande porta in ferro battuto; tutti e quattro i lati intorno a me sono in pietra e penso di essere arrivata nei sotterranei della grande villa. Non so nemmeno per quanto tempo ho camminato ma tengo alta la guardia, anche se il posto è deserto non significa che sia davvero così, forse qualche telecamera nascosta potrebbe avermi già ripreso.

Quando mi accosto alla grande entrata, la porta si apre con un mio tocco: la cosa non mi piace, è tutto troppo ovvio e... facile. Mi guardo in ogni angolo, drizzando le orecchie al più piccolo rumore mentre l'ambiente in cui entro è completamente illuminato, asettico, grigio come quello di un caveau di una banca e vuoto.

Vuoto... tranne che per uneccezione: di fronte a me, a qualche metro di distanza, si innalza una struttura trasparente, cubica e simile ad una teca di vetro. Riproduzione in scala gigante di una teca per gioielli. Quando vedo quello che si trova dentro di essa resto sbigottita.

«Lupin...», un sussurro sfugge alle mie labbra. Lui è lì e sembra anche avermi sentita entrare perché si gira e sgrana gli occhi incredulo.

«Oh mio Dio.», faccio un passo e lui si avvicina al confine che lo separa da me, cercando di fermarmi:

«Va via! È una trappola!» Mi blocco appena in tempo e la porta dietro di me si chiude con un tonfo. Impallidisco solo un secondo, in fondo sapevo di dovermelo aspettare, era davvero troppo semplice. Ci hanno lasciate entrare senza problemi per poi agguantarci al momento giusto.

Mi avvicino di corsa alla teca, dandole le spalle per coprirmi e scrutando qualsiasi punto possibile in queste quattro mura.

«Dalila, non saresti dovuta venire.», la voce di Lupin è intrisa di tristezza e probabilmente anche paura, nessuno dei due sa cosa aspettarsi adesso.

Mi volto verso di lui e d'istinto, come se potessi toccarlo, porto una mano sulla superficie che ci separa. «Non ti avrei mai abbandonato qui.»

Lui, guardandomi, fa lo stesso dall'altra parte ed è lì che sento una terza voce dentro quella struttura apparentemente invisibile.

«Avrei dovuto immaginarmelo... sei sempre rimasta con lui, vero?» Mi scanso appena seguendo la direzione dello sguardo di Lupin e mi ritrovo faccia a faccia con Monroe in persona.

La Ragazza Del Ladro [IN REVISIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora