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Li mie' foll' occhi, che prima guardaro
vostra figura piena di valore,
fuor quei che di voi, donna, m'acusaro
nel fero loco ove ten corte Amore,

e mantinente avanti lui mostraro
ch' io era fatto vostro servidore:
per che sospiri e dolor mi pigliaro,
vedendo che temenza avea lo core.

Menârmi tosto, sanza riposanza,
in una parte là 'v' i' trovai gente
che ciascun si doleva d'Amor forte,

Quando mi vider, tutti con pietanza
dissermi: «Fatto se' di tal servente,
che mai non déi sperare altro che morte».

(Li mie' foll' occhi, che prima guardaro, Guido Cavalcanti)

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Beatrice Ridolfi sostava davanti alla grande e luminosa finestra della su camera, osservava suo fratello Cosimo parlare con una giovane donna nel cortile interno della residenza.
Cercava di capire cosa si dicessero, ma il fratello la scrutò velocemente e lei si nascose dietro la lunga tenda bordeaux, si allontanò dalla finestra, sfiorò le coperte del letto a baldacchino, camminava sul marmo pulito del pavimento, nella sua stanza non c'era molto, un grande cassone dove all'interno c'era la biancheria, il soffitto in legno era ricoperto da un affresco di Botticelli.
Beatrice alzò il viso ed esaminò tutta quell'arte, sorrise, sul suo candido volto una piccola curva comparve, aprì le braccia e si mise a volteggiare ridendo. Era felice di essere Firenze, era stata a Venezia fino a qualche mese fa, ma gli impegni del padre li hanno portati a vivere qui, nella bella Firenze, entrare in società era facile, amici cari della famiglia a comando della città, i Medici, trovarono subito amore e benevolenza.

"Beatrice" reclamò il fratello maggiore, Cosimo, era un uomo intelligente, aveva un'animo buono e generoso, ed era bello, bello da far impazzire tutte le fanciulle di Firenze.
"Cosimo, chi era quella?" proclamò Beatrice girando attorno al fratello.
"Sono cose che a te non riguardano Beatrice" disse lui iniziando a fare il solletico alla sorella.
Ma la voce della loro madre li interruppe "Beatrice, venite, la carrozza è pronta" la ragazza guardò per un'ultima volta il fratello e poi uscì dalla stanza trascinando il suo abito verde di velluto.
I suoi lunghi capelli biondi che le cadevano sulle spalle, erano adornati con dei nastri fissati a piccole ciocche chiare, il suo viso era pallido le labbra e le gote rosse risaltavano la sua bellezza, era meravigliosa e meravigliose erano le sue abitudini e le sue doti, era onesta, era dignitosa, sapeva il latino, la storia, la letteratura, la filosofia, la musica, il canto, la danza, la poesia...

Una carrozza si fermò nella Piazza Santa Croce, I Ridolfi aspettavano l'inizio della "giostra", Beatrice vide poi Simonetta Vespucci, una sua cara amica, lei era considerata la donna più bella di Firenze, aveva sposato Marco Vespucci, ed era arrivata qui a Firenze poco tempo fa.
Ma prima che lei dicesse qualcosa, lo sguardo di tutti cadde sui Medici.
Scesero dalla carrozza, uno dopo l'altra, c'era Lucrezia Tornabuoni, la matriarca della famiglia Medici, dalla carrozza scesero poi Bianca, Lorenzo e Giuliano, il fratello minore.
Colto, elegante e allegro, Giuliano aveva fatto innamorare Beatrice, il suo cuore batteva per lui.
"Beatrice, cosa vi disturba?" La voce della splendida fanciulla riportò Beatrice alla realtà.
"Non mi turba niente, è arrivata Bianca, vorrei salutarla" Simonetta guardò nella direzione della carrozza, e la Ridolfi si diresse seguita dalla Vespucci verso di quella.

"Buongiorno Bianca" La giovane donna dai capelli biondo cenere si girò e abbracciò amorevolmente Beatrice.
"Vi devo dire tante di quelle cose Beatrice" proclamò Bianca mentre guardava la ragazza più bella di Firenze.
"Lo farete questa sera, ah Bianca lei è Simonetta Vespucci, una mia amica"
La Medici guardò Simonetta con aria gentile "ho sentito parlare molto di voi e della vostra bellezza" la ragazza sorrise e guardò Cosimo che giungeva nella sua direzione.

"Madonna de' Medici, spero che voi tifiate per me" il ragazzo prese la mano della giovane e la baciò "desolata Cosimo, ma tiferò sempre per mio fratello Giuliano" sul volto del maggiore dei Ridolfi comparve un sorriso radiante e sulla sua spalla comparve la mano del bel Giuliano.
Beatrice cercò le sue attenzioni, ma lui era come se fosse incantato dalla Vespucci.
"Cosimo non mi presenti questa meraviglia della natura" Giuliano baciò la mano di Simonetta che arrossì velocemente.
"Lei è Simonetta Vespucci, la moglie di Marco Vespucci" Simonetta sorrise "siete quindi voi la Venere di cui tanto si parla in città?" Sorrise nuovamente, ma questa volta con gli occhi incantati sul Medici.
"Voi mi attribuite pregi che io in me non vedo proprio".
"Fesserie Madonna Vespucci" Giuliano si girò verso la folla che aspettava l'inizio della "giostra", "Madonna la mia vittoria sarà segretamente vostra" dopo queste parole sparì sotto l'armatura.
E la "giostra" iniziò.
Beatrice era delusa, provava dentro di sé una grande tristezza, per la prima volta, Giuliano de' Medici, uno dei fanciulli medicei che erano a capo della bella Firenze, l'aveva evitata.

La Ridolfi raggiunse sua madre e suo padre, e aspettò che la "giostra" finisse.

La famiglia Ridolfi in quel giorno perse molto, Cosimo perse la "giostra" e la bella Beatrice perse le speranze nel suo bel Giuliano.

Seduta sulla sedia, davanti a lei, il suo piatto in maiolica ricco di deliziose pietanze non era stato toccato, non aveva molta fame.
Nella grande tavola due famiglie si erano riunite.
Davanti alla bionda ragazza c'era Giuliano, lei non riusciva ad alzare il volto dal piatto, non sapeva veramente che fare.
"Cara Beatrice, sembrate essere di cattivo umore, cosa vi preoccupa?"
Lucrezia Tornabuoni appoggiò le posate e guardò Beatrice, lei ricambiò lo sguardo.
"Ho solo poca fame, grazie per il vostro l'interessamento Lucrezia"
"Figurati, siete come una figlia per me"
"Allora come se fossi una figlia voi datemi del tu"
La ragazza sorrise e alzò finalmente lo sguardo verso i presenti, guardò Giuliano, si guardarono per un attimo e lui sorrise, compose le labbra ad un sorriso, un bel sorriso.

Dalla Più Alta StellaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora