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Aprile
Sandro appoggiò la sedia e i due servitori ci misero sopra il dipinto coperto da un telo bordeux.
Vespucci guardava attento i loro movimenti.
Simonetta dalla sua camera sentì la voce di Sandro.
"Ora potete andare Botticelli...Lorenzo si assicurerà che riceviate il denaro che vi spetta"
"Mi avete frainteso...vi supplico dovete credermi le mie intenzioni con vostra moglie erano del tutto pure, fatemela ritrarre di nuovo, vi supplico"
"No non voglio e non lo permetterò"
Simonetta ammalata si alzò e raggiunse i due uomini.
"Ha terminato dunque?"
"Amore mio dovresti riposare" le disse il marito
"Posso vederlo?"
"Per questo ho chiesto di consegnarlo, per sollevarti lo spirito...procedete" reclamò al maestro.
Sandro guardava la donna, aveva gli occhi arrossati e un aspetto doloroso.
Si girò e tolse il telo.
Simonetta sorrise.
"Maestro...è così, non trovo le parole"
Marco osservava i loro sguardi felici.
Alzò il braccio e urlò al Botticelli.
"Grazie!"
"Eh no dovete collaborare alla scelta della sua collocazione"
"Marco...per favore" chiese Simonetta.
"Molto bene" disse uscendo dalla stanza.
Dopo aver messo il quadro sul piedistallo Sandro guardo la ragazza.
"Non state bene Madonna"
"Non è niente maestro, niente che questo non possa curare...mi dispiace che vi punisca per i nostri peccati"
Simonetta tossiva, così forte da non reggersi in piedi, Sandro la afferrò.
"È una cosa grave?"
"Promettete di non dire niente a Giuliano"
Marco entrò in quel momento, lasciò i soldi nelle mani di Sandro e lo guardò.
"Tenete e non tornate mai più" i tre si guardarono e Sandro uscì dal Palazzo mentre Simonetta rimase a guardare il dipinto.

Palazzo Medici
"Avresti dovuto schiacciarlo con il tuo cavallo, senza il suo voto perderemo di sicuro...tanto vale lasciare Firenze prima che ci caccino" urlò Giuliano
"No c'è ancora chi abbandonerà Jacopo e sosterrà Petrucci se stringeva l'accordo con Venezia e Milano garantendo la sicurezza della città, dovrò convincere Sforza di persona" nello stesso momento Beatrice, Clarice e Lucrezia entrarono nella stanza.
"Sei richiesto altrove, l'armata Papale sta raggiungendo la Città di Castello"
Disse Lucrezia porgendogli la lettera.
"Lo so lo so, Sisto non vuole ascoltare"
"Allora...lascia Vitelli al suo destino" esclamò Giuliano
"E il popolo? Firenze protegge da sempre quella città" rispose il fratello.
"Non può esserci un'altra Volterra"
Replicò Clarice.
"Ha ragione, moriranno troppo persone" continuò la Ridolfi.
"Io andrò a Citta di Castello, tu andrai a Milano e convincerai Sforza a firmare" Giuliano alzò le braccia.
"Lorenzo!" Esclamò.
"Giuliano la famiglia ha bisogno di te, fai come ti dice"
"Come posso convincere Sforza...cos'è cambiato?"
"Scriverò una lettera, nessuno di noi può fallire questa volta"
"Io andrò con Giuliano" tutti la guardarono.
"Non guardatemi così"

Palazzo Vespucci
"Mi dispiace disturbarvi" Pazzi guardò Simonetta, la fissava come per voler far capire qualcosa.
"Che cosa volete?"
"Sono stanca" la ragazza si alzò e Marco fece lo stesso e le diede un bacio sulla fronte.
E quando uscì dalla stanza Marco incominciò a parlare.
"Se siete qui per convincermi a votare vostro zio, sprecate il vostro tempo"
"Quando saprete quello che io so...non avrò bisogno di convincervi...è proprio sotto i vostri occhi" disse il giovane Pazzi fermandosi a guardare il dipinto, Marco si avvicinò e capì.

Poco dopo, mentre Simonetta guardava fuori dalla finestra, lui entrò sbattendo la porta, era furioso.
"Tu pensi forse che sia un uomo ridicolo?"
"Che cosa vuoi dire?"
"Giuliano De'Medici" Simonetta tremò, si avvicinò a letto e si sedde sopra a quello.
"È finita..."
"Tu lo ami?...rispondi...tu lo ami? Io posso perdonarti ma soltanto se mi dici che non lo ami" Simonetta non rispose, lo guardava e basta.
Lui la afferrò, la trascino via.
Lei urlava, urlava di lasciarla, che le faceva male.
Quando arrivarono nei sotterranei lui la spinse su dei sacchi di farina.
"Rimarrai qui, finché non avrò deciso cosa fare di te"

Milano
Beatrice camminava affianco a Giuliano per i corridoi del palazzo.
Davanti a loro c'erano due guardie.
"Giuliano..."
Il ragazzo guardò la moglie.
"Io lo so che ami Simonetta, non c'è bisogno che tu me lo tenga nascosto, lo so già e non importa, se tu sei felice e stai bene lo sono pure io, Simonetta è una mia cara amica, le voglio bene, e tu sei mio marito, ma sta attento a Marco"
Lui la guardò, fece un leggero sorriso e le prese la mano.

"Questa lettera di Lorenzo mi chiede di sfidare Sisto"
"È soltanto un uomo"
"È il Papa...e se mio marito se lo inimichera, allontanerà da sé i suoi stessi cittadini" rispose Bona.
"Non ho tempo per questo..." fissò Giuliano superando i tre, Beatrice guardava la scena in disparte.
"Non sono un politico e non ho l'eloquenza di mio fratello, quindi userò parole semplici nel caso non abbiate capito, se ora non aderite a questo trattato Milano si troverà in una posizione molto incerta"
"Ovvero" chiese Bona.
Beatrice si intromise.
"A un confine Venezia resterà una rivale, una città vostra nemica e dall'altro lato, voi non avrete più Firenze come vostra alleata"
Sforza guardò Beatrice.
"Madonna è una minaccia forse?"
"Niente affatto Duca, senza questo trattato la famiglia Medici perderà il controllo di Firenze all'interno dei Priori, al loro posto ci saranno i Pazzi, che come tutti sappiamo...vi disprezzano, per aver appoggiato  Piero e Lorenzo, e che sono alleati del Papa che sta per prendersi Città di Castello e non smetterà di espandere lo stato Pontificio"
"Questa è la scelta che dovete fare Duca" continuò Giuliano guardando la moglie.
Giuliano andò via senza salutare.
"È stato un piacere Duca"
"Il piacere è mio Madonna"
"Bona"
"Beatrice"
La ragazza seguì il marito.
Nello stesso momento Luca Soderini veniva ucciso da un'uomo ingaggiato da Pazzi che aveva avuto il suo rifiuto dal voto.

Palazzo Medici, Firenze
"Dunque?" Chiese Lorenzo al fratello che era appena entrato nella stanza.
"Sforza ha accettato"
"Bene...abbiamo una possibilità di fermare Jacopo...ben fatto fratello"
"È anche merito di Beatrice, senza di lei non avrebbe accettato"
"La ringrazierò appena la vedrò"
"Non basterà ad avere l'appoggio dei Priori" disse Lucrezia
"Perché?" Chiese Giuliano.
"Soderini è stato ucciso...la gente crede che abbia dato tu l'ordine...sapevano che aveva promesso il sostegno ai Pazzi, Vespucci, anche lui si è schierato con Jacopo"
"Perché?" Chiese nuovamente Giuliano.
"Per via della relazione con sua moglie" Giuliano rimase immobile, il fratello e la madre lo guardarono.
Poi si girò e con il viso ancora pieno fi polvere, uscì e si diresse a Palazzo Vespucci.

Marco mangiava a tavola da solo, Giuliano entrò furioso.
"Dov'è lei?"
"Fuori da casa mia"
"Dov'è ho detto"
"Questo non è affar vostro, sono io suo marito" Giuliano si guardò intorno.
Prese il collo di Marco e lo spinse sul tavolo.
"Dimmi dov'è!" Disse urlando.
Prese un coltello e le lo puntò alla gola.
"Se le avete fatto del male, vi uccido"

Marco portò Giuliano da Simonetta, lei era stesa sui sacchi.
"Simonetta"
Giuliano girò il volto della ragazza verso di lui.
"Cosa avete fatto?"
"Cosa ho fatto io? Le ho soltanto chiesto che mi dicesse che non vi amava, è solo colpa vostra"
"Chiamate un medico...andate...ora!"
Urlò Giuliano.
Giuliano sollevò la ragazza.
"Avanti...così, vieni con me"
"È troppo tardi..."
"Perché non gli hai detto quello che voleva sentire"
"Non potevo" la ragazza piangeva, aveva le labbra viola, era la fine.
"Perché? Perché mi hai mandato via" Giuliano aveva la mano sulla sua guancia, Simonetta stringeva quella dolce mano che tante volte l'aveva accarezzata.
"Tu sei...un Medici...prima di tutto...e per sempre"
"No...no, io sono tuo" Giuliano la guardò per un'ultima volta prima che lei raggiunse il cielo, una lacrima rigò prima il viso del giovane, quella lacrima cadde sul cuore di Simonetta, la accarezzò e le diede un ultimo bacio prima di iniziare a piangere disperatamente.
Quel giorno, il 26 aprile del 1476, Simonetta moriva tra le braccia di Giuliano, la Venere di Firenze lasciava la terra per raggiungere il paradiso che tanto l'aspettava per ammirare la sua eterna bellezza.

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